martedì 17 gennaio 2017

nuova uscita per la nostra Rita Pinna

Progetto Tiamat


Ed eccomi qui , con immenso piacere ad annunciarvi una nuova uscita della nostra Rita: Progetto Tiamat sembra promettere avventura e tante , tante emozioni. Il solo estratto mi ha catturato e sono corsa ad acquistarlo... e voi cosa aspettate? 
Buona lettura a tutti e un enorme in bocca al lupo a Rita per questa nuova avventura! 

Sinossi

L’unico modo di sopravvivere è arrivare.
Un viaggio nel mistero e nell’avventura, attraverso gli arcani della Sardegna. 
La ricerca della pace interiore sconvolta da un tragico incidente. Una banda di criminali intenzionati a uccidere Diana si scontrerà con avversari di un mondo invisibile e niente è ciò che sembra.
Un Susseguirsi di colpi di scena, omicidi e situazioni senza via di fuga nella bellissima terra di Sardegna tra nuraghi e Tombe di Giganti.
Un percorso che porterà i protagonisti a scoprire se stessi durante la ricerca di un misterioso oggetto rivendicato da oscure potenze. La consapevolezza della fine imminente cambierà per sempre le loro vite.

Estratto.

Diana aspettava davanti alle transenne. Teneva le braccia strette al petto, inquieta e infreddolita. Il fumo riempiva l'aria. Si scervellava cercando una risposta all’accaduto, un poliziotto aveva in mano i suoi documenti cercando le somiglianze con la ragazza di fronte a lui. Sapeva che l'uomo aveva delle difficoltà a farle combaciare. Il tesserino di riconoscimento del museo ritraeva una studentessa dalla carnagione chiara, con i capelli neri raccolti e fermati con una matita e gli occhi verdi nascosti da un paio di occhiali con la montatura di tartaruga. Tutto l'opposto della ragazza che il giovane ufficiale aveva di fronte: fradicia, dall'aspetto disordinato, con i capelli lunghi arruffati e incollati al viso. Gli occhi esprimevano panico e confusione. Diana non si era ancora ripresa dall’incidente di alcuni anni prima che gli aveva portato via suo marito Paolo. I segni lasciati dall’angoscia e dalla tristezza erano ancora visibili nel suo viso. Aveva trascorso gli ultimi tre anni a catalogare ed esporre i reperti trovati nella loro ultima avventura. La bambina nata dal loro amore le aveva riempito le giornate con gioia. Il lavoro aveva completato il cerchio. Aveva solo trentacinque anni ma le sembravano cento. Se non fosse stata per sua figlia, sarebbe caduta nel baratro e non ne sarebbe più uscita. Guardò dritta davanti a se, i ricordi si appannarono davanti a quella bolgia. La piazza era invasa dai giornalisti e le luci delle telecamere. I furgoni delle televisioni erano parcheggiati alla rinfusa, quasi non si poteva passare. Fra le squadre di emergenza, notò anche due veicoli militari, con soldati armati di fucile. La possibilità di un attentato terroristico non si poteva scartare. Diana aveva sentito dire che poteva essere un possibile attacco terroristico da un reporter che aveva dovuto schivare per raggiungere le transenne. Aveva continuato a farsi strada fra la folla, respirando profondamente, concentrandosi sul proprio scopo. Rimpiangeva di non aver preso l'ombrello. Era uscita subito dopo la telefonata, giusto il tempo di indossare un paio di jeans e una felpa. Si era infilata una giacca ma, nella fretta, aveva lasciato l'ombrello vicino alla porta. Solo quando aveva raggiunto il pianterreno del palazzo ed era uscita in tutta fretta sotto la pioggia si era resa conto di averlo dimenticato. L'angoscia le aveva impedito di risalire al quarto piano per recuperarlo. Doveva sapere che cos'era accaduto al museo. Aveva trascorso gli ultimi tre anni ad allestire la collezione dei “Giganti” e gli ultimi due a gestire i progetti di ricerca del museo. Che cos'era andato distrutto? Che cosa si poteva salvare? La pioggia aveva ripreso ad abbattersi in un persistente acquazzone, ma almeno il cielo notturno era meno burrascoso. Quando aveva raggiunto l'improvvisato posto di controllo che sbarrava l'accesso, era inzuppata fino all'osso. Rabbrividì quando il poliziotto si mostrò soddisfatto del suo documento d'identità. “È autorizzata a entrare.” Un altro poliziotto la scortò fino all'ingresso. Diana alzò lo sguardo verso la facciata del museo.  Con le sue mura di pietra era inespugnabile quanto un castello medievale. Ma in alcuni casi anche i castelli si arrendevano.
Fu accompagnata all'interno. Passarono attraverso alcune porte contrassegnate come riservate. Sapeva dove la stavano portando. Nella sala dei video. Alla porta montava di guardia un carabiniere armato con il corpetto antiproiettile. Mentre si avvicinavano annuì, li stava chiaramente aspettando e spalancò la porta. La sua scorta la consegnò a un uomo vestito in borghese, un anonimo completo blu. Era molto più alto di Diana, i capelli completamente neri e lo sguardo malinconico. La pelle del viso era arrossata e aveva un'ombra di barba grigia sulle guance: non si era rasato. Con tutta probabilità era stato buttato giù dal letto.
 Le tese la mano. “Ispettore Delrio.” Disse con tono risoluto come la stretta di mano. “Grazie per essere venuta con tanta sollecitudine.” Lei annuì, troppo nervosa per rispondere. “Se vuole seguirmi, dottoressa, abbiamo bisogno del suo aiuto per indagare sulla causa dell'esplosione.”
“Il mio aiuto?” riuscì a mormorare. Attraversò una sala affollata dal personale che lavorava al museo. A quanto pareva, era stato convocato lo staff al completo. Riconobbe parecchi uomini e donne con cui, negli anni, aveva collaborato, ma in quel momento loro la guardavano con diffidenza, quasi fosse la responsabile dell’esplosione. Il brusio delle loro chiacchiere tacque al suo passaggio. Dovevano aver saputo della sua convocazione ma, come lei, sembravano non conoscerne il motivo.

Due ore prima
Una luce bluastra vagava attraverso le gallerie del museo di Cagliari. Il temporale era ormai, all’apice della sua potenza. La guardia notturna osservava con noncuranza i video della sorveglianza.
Era mollemente adagiato sulla poltrona quando, un movimento appena avvertito lo fece trasalire. Si sedette in allerta, leggermente chino verso il video, e la vide: una sfera che galleggiava a mezz’aria. L’oggetto era nella sala del “Principe di Shardan.”
Conteneva oggetti interessanti non solo per gli archeologi: pietre rare e gioielli, resti fossili, utensili del periodo neolitico.
Vicino al centro della sala, la sfera di luce bluastra del diametro di mezzo metro fluttuava pigra per la stanza. Emetteva un leggero balenio, e la sua superficie rifletteva la luce dei lampi.
Mentre l’agente osservava, la sfera si avvicinò ad una teca, dentro c’erano esposte due Dee Madri in terracotta che andarono in mille pezzi alla luce del misterioso oggetto. Lui rimase sbalordito. Ruotò sopra un Gigante in pietra e quello si sbriciolò con un fragore sordo, Esasperata e incuriosita la guardia decise di andare a vedere di persona, ma non prima di aver chiamato il centro operativo.
I lampi illuminavano le gigantesche statue dei “Giganti di Mont’e Prama”, restituendole subito dopo al regno delle ombre.
Camminando nel corridoio, mise al corrente il suo superiore, che in un primo momento credete ad uno scherzo. La radio rimase muta per alcuni istanti, mentre l’agente fece un passo dentro la galleria, la voce del superiore ordinò all’agente di lasciare la sala più in fretta che poteva. Il capo stava guardando le telecamere e vedeva la guardia immobile per la sorpresa e continuò ad urlare: “ Via da lì, Via da lì.”
Lui rimase paralizzato,un po’ per la paura un po’ per lo stupore. Inoltre l’oggetto luminoso stava fluttuando lontano da lui. Un odore di ozono gli raggiunse le narici, sprigionandosi dalla sfera.
Il bagliore illuminò un oggetto metallico in un cubo di vetro. Era un manufatto di ferro rosso dall’ossido sviluppatosi nei millenni, rappresentava il Dio Toro.
Un raggio di  luce si intensificò sul manufatto, delle iscrizioni apparvero sulla superficie, erano in una lingua sconosciuta.
La guardia indietreggiò e alzò la radio cercando di comunicare con il superiore, ma sentiva solo scariche di energia statica.
 “Cristo!”
All’improvviso una saetta scese sul parafulmine della vicina torre dell’Elefante illuminando a giorno le teche del museo. Il rumore del tuono squassò i vetri delle abitazioni circostanti, facendo scattare gli allarmi in tutta la zona. Subito dopo un’esplosione spazzò via le teche, le statue e la nuova esposizione intitolata al “Principe di Shardan.” Tutti i reperti di navicelle e raffigurazioni in mosaici di maiolica degli Antichi Visitatori, ritrovati da Diana e suo marito Paolo nell’ultima avventura e tutte le sale del museo diventarono in una frazione di secondo degli ammassi di metallo fuso e legno polverizzato. L’esplosione fu sentita in tutta la città.


Biografia
Chi è Rita Pinna
Rita Pinna, di nascita cagliaritana ma cittadina del mondo, convinta che non è mai troppo tardi per realizzare i sogni nel cassetto comincia a scrivere prima racconti brevi e successivamente si addentra nel mondo del fantasy.
Chef e guida ante ha passato la sua vita a cucinare, fare la mamma e accompagnare gli amanti delle passeggiate a cavallo nei luoghi splendidi della Sardegna.
Le sue esperienze di lavoro l’hanno portata a conoscere personaggi interessanti e soprattutto l’hanno portata ad amare le leggende sarde. Tutto questo ha contribuito a alimentare la sua curiosità permettendole di mettere su carta il suo estro.
Collabora con il blog “Sogni nel Calamaio” di Francesca Rossini e ha un suo blog personale http://ritapinnarst.altervista.org dove pubblica le sue ricette, le fotografie e i racconti brevi.



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Dettagli prodotto E-Book

Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 1720 KB
Lunghezza stampa: 125
Utilizzo simultaneo di dispositivi: illimitato
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Lingua: Italiano
ASIN: B01N33UH0G


Dettagli prodotto cartaceo

Copertina flessibile: 214 pagine
Editore: Independently published (14 gennaio 2017)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 1520373805
ISBN-13: 978-1520373805
Peso di spedizione: 386 g



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