Ciao a tutti!
Sono un'insegnante che ama i libri, quasi di tutti i generi.............
I miei miti? Pirandello, Calvino, Saramago, Follett, King, insomma sono molto eclettica in campo letterario ( anche in quello musicale,ma questa è un'altra storia :-)) .Tra le mie passioni c'è anche la pittura e il disegno e il creare con la pasta di mais... insomma non mi faccio mancare nulla in quanto ad hobbies.
Circa 15 anni fa ho iniziato a scrivere fiabe e racconti per bambini, illustrandole, ma non ero ancora 'tecnologizzata' ed internet si usava poco, quindi, non avendo le informazioni su come fare li ho tenuti nel cassetto.Ora pian pianino li sto rivisitando per tirarli fuori dalla polvere.
Nel frattempo ho scritto un romanzo,un thriller-spy story dai risvolti romantici, che uscirà per Natale, edito da Lettere Animate .
Collaboro con il blog letterario 'il momento di scrivere' per il quale curo la rubrica 'dalla bozza al romanzo' in cui cerco, ogni settimana, di riassumere tutte le informazioni e i consigli che mi sono stati utili per arrivare a pubblicare il mio libro, sperando che possa essere d'aiuto a qualcuno.
Ho iniziato anche a recensire libri, il mio primo è di Ilaria Pasqua :'il giardino degli aranci'
Che dire d'altro?
Questo sito è nato per raccogliere un po' tutti i miei lavori postati di sito in sito, soprattutto su the incipit, che amo molto.
Chiunque volesse presentare il proprio lavoro: racconti, libri, poesie, è ben accetto, spazio agli esordienti!!! Se volete segnalarmi i vostri lavori contattatemi pure, nel frattempo... piacere e buona lettura!!!
#intervistaconautore: Francesca Rossini ci parla di Phoenix - Operazione Parrot
Presentazione
Ciao, sono Francesca Rossini e sono nata trentasette anni fa in un paese nel verde della provincia romana, sulle rive del lago di Bracciano, dove tutt’ora vivo. Sono un’insegnante con una passione sfrenata per i libri. Dopo aver passato una vita a leggere mi sono tuffata nell’avventura della scrittura, Phoenix è il mio romanzo d’esordio pubblicato da Lettere Animate.
Il libro i suoi protagonisti
Clay Nathan Hobbs è un agente dei servizi segreti americani. Un uomo enigmatico e problematico, che vive per il suo lavoro. Leila Lane è un’infermiera, mamma single, dalla vita caotica, che riesce a trovare il tempo per fare l’informatrice per la CIA. Il destino li fa incontrare e insieme finiranno in Europa sulle tracce di un uomo del Kgb. Tra rocambolesche fughe e inseguimenti impareranno a conoscersi, nonostante l’arrivo della compagna di Clay: l’agente Rebecca Doyle. I tre dovranno mettere da parte sentimenti e gelosie per sventare un complotto che potrebbe portare al conflitto atomico.
Ispirazione
Ispirazione
È proprio vero che l’ispirazione quando viene, viene. Questo romanzo è nato per caso, nelle notti insonni di una gravidanza costretta a letto prima e nell’attesa dell’ultima poppata di mia figlia poi. L’argomento non potrebbe essere più distante dalla tranquillità e tenerezza della dolce attesa… eppure, eccolo qui.
Il genere del libroÈ un thriller spionistico, ma con aspetti romantici.
Il genere del libroÈ un thriller spionistico, ma con aspetti romantici.
Lo stile
Lo stile è stato descritto da chi l’ha letto come ‘cinematografico’: l’azione e i dialoghi fanno da padroni, ma non manca il soffermarsi sulle personalità complicate dei protagonisti.
Il target
È un libro adatto a tutti. C’è un po’ di tutto dentro: azione, intrigo, romanticismo.
Quanto di tuo c’è nel libro?
Credo che in ogni libro ci sia tanto di chi l’ha scritto. Per la personalità di Clay sono riemersi i miei tanto amati studi di psicologia sulle nevrosi e sui disturbi post traumatici. Per quella di Leila c’è un po’ della mia esperienza di mamma che, per cause di forza maggiore (mio marito è all’estero per lavoro), sta crescendo le sue figlie più o meno da sola. Lei, come me, nonostante la stressante vita quotidiana, non rinuncia ai sogni e non smette di essere un’inguaribile romantica.
Tempo di scritturaPer la prima stesura ci son voluti quattro mesi, è stato un periodo frenetico e bellissimo in cui mi svegliavo di notte a scrivere idee improvvise e quando dormivo sognavo aneddoti o dialoghi delle mie ‘creature’. Poi però la ricerca è stata estenuante. Prima ho ristudiato tutto il periodo storico della guerra fredda, lì mi sono imbattuta nelle notizie sulla Stasi, sulla sua prigione e sui suoi metodi d’interrogatorio. Mi sono talmente incuriosita da volerla inserire nel romanzo. Per i luoghi altri problemi: ho consultato minuziosamente cartine e mappe satellitari e ho rotto le scatole a tutti quelli che conosco che sono stati in quei luoghi. Infine ho conosciuto gente on line che mi ha dato ulteriori dritte. Poi le ricerche sulle automobili e l’aereo (io non sono un’esperta e dovevo trovare modelli adatti ai personaggi ma che esistessero già all’epoca).
Tempo di scritturaPer la prima stesura ci son voluti quattro mesi, è stato un periodo frenetico e bellissimo in cui mi svegliavo di notte a scrivere idee improvvise e quando dormivo sognavo aneddoti o dialoghi delle mie ‘creature’. Poi però la ricerca è stata estenuante. Prima ho ristudiato tutto il periodo storico della guerra fredda, lì mi sono imbattuta nelle notizie sulla Stasi, sulla sua prigione e sui suoi metodi d’interrogatorio. Mi sono talmente incuriosita da volerla inserire nel romanzo. Per i luoghi altri problemi: ho consultato minuziosamente cartine e mappe satellitari e ho rotto le scatole a tutti quelli che conosco che sono stati in quei luoghi. Infine ho conosciuto gente on line che mi ha dato ulteriori dritte. Poi le ricerche sulle automobili e l’aereo (io non sono un’esperta e dovevo trovare modelli adatti ai personaggi ma che esistessero già all’epoca).
Alla fine, nonostante la mole di materiale trovato e studiato, ho deciso di lasciare da sfondo l’ambientazione storica, per non annoiare il lettore, ho scelto che l’azione facesse da padrona. D’altronde non si tratta di un romanzo storico.
Cosa rappresenta per te
Per me questo libro significa molto, prima di tutto è la dimostrazione che, come da sempre sostengo, i sogni si possono realizzare, basta impegnarsi e crederci. Poi è una vittoria: un qualcosa di mio, che sono riuscita a costruire nonostante fossi una mamma impegnatissima e un’insegnante, che all’epoca si preparava per un concorso per passare di ruolo. Credo di non aver mai studiato tanto in vita mia. Se ripenso a quel periodo mi domando ancora come sono riuscita a far tutto. La scrittura ha rappresentato una valvola di sfogo: nonostante passassi la giornata a studiare come una pazza, la sera o nelle notti insonni mi rilassavo ancora sui libri, può sembrare assurdo ma è così.
Perché i lettori dovrebbero leggere il tuo libroBella domanda, io sono di parte, ma posso rispondervi con i primi riscontri che sto avendo con i lettori: Mi han detto che è un libro che non annoia, ti trascina dall’America all’Europa in un susseguirsi di colpi di scena, ti risucchia nella storia insieme ai protagonisti, facendoteli amare. Chi lo ha letto mi ha chiesto il seguito perché si era affezionato a Leila e Clay. Credo non ci sia soddisfazione maggiore per chi scrive.
Questa l'intervista che mi ha fatto Maria Simeone per il momento di scrivere:
INTERVISTA ALL’AUTRICE
Quando hai scoperto la passione per la scrittura e quando hai iniziato a scrivere?
La passione per la scrittura l’ho sempre avuta. Da bambina inventavo storie su storie, ne ho ancora qualcuna sui quadernetti ingialliti. poi, con gli anni, ho unito l’amore per la scrittura a quello per il disegno e ho iniziato a scrivere favole, che leggevo in classe ai miei alunni.
Infine, durante le interminabili giornate di una gravidanza costretta a letto, ho iniziato a scribacchiare una storia, questa storia, che ha preso vita e ha resistito a tagli, revisioni, rifacimenti, persino ai miei scoraggiamenti, sino a giungere fino a voi.
Quali erano le tue lettura da bambina?
Da bambina ero vorace come ora, forse di più. Ricordo che, in prima media, l’insegnante mi fece una ramanzina perché avevo riportato indietro il libro La piccola Dorrit dopo due giorni, con tanto di relazione. Credeva avessi imbrogliato, perché il tempo di lettura in media era quindici-trenta giorni. Ma la storia mi aveva preso tanto e non avevo fatto altro che leggerlo sino a finirlo in poco tempo.
I miei libri del cuore dell’infanzia, letti almeno due o tre volte, sono: Anna dai capelli rossi – il primo libro che mi hanno regalato, tutto mio. Un’emozione fantastica!-, I ragazzi della via Pal, Il Visconte dimezzato e Robinson Crusoe, letto non so nemmeno io quante volte.
Con l’adolescenza ho iniziato a leggere tutti i classici della libreria di mio padre, letture atipiche e forse inadatte alla mia età, che mi hanno segnato e fatto amare questo mondo. Ero la classica ragazzina malaticcia, soffrivo d’asma e passavo lunghe giornate invernali costretta a casa, così ho iniziato a viaggiare attraverso le parole dei libri.
Da dove nasce la tua passione per il genere spy story?
Io amo l’intrigo e l’avventura. Da adolescente ho seguito tutte le serie televisive con agenti segreti o agenzie investigative. Non so cosa mi attragga, il mistero, l’azione, ma più di tutti il fatto che persone normali possano nascondere chissà quali avventure. Del tipo che il vicino sfigato e occhialuto possa, in realtà, celare un’identità segreta alla Superman. Insomma: la possibilità che le persone possano essere molto diverse da quel che sembrano.
Per creare le tue storie, fai delle ricerche o ti affidi al tuo bagaglio culturale?
Per la fase puramente creativa, butto giù tutto quel che mi dice la mente ed è la parte più divertente ed emozionante, quella che mi toglie il sonno, la fame e mi rende felice. Poi, però, inizia la documentazione. Per Phoenix, essendo ambientato in luoghi lontani e sconosciuti, non è stato affatto semplice. Ho esaminato mappe satellitari e cartine, letto guide turistiche e chiesto a persone che abitavano nelle zone.
Anche per quanto riguarda il periodo storico ho studiato tantissimo, cercato stralci di giornali e testimonianze della guerra fredda ed è proprio durante queste ricerche che ho scoperto la Stasi (Ministerium für Staatssicherheit), la polizia segreta della Repubblica Democratica Tedesca, nella Germania dell’Est.
Più leggevo, più mi incuriosiva, sopratutto la prigione, i metodi di interrogatorio – testimoniati o presunti – e il come fosse facile finirci. Ho deciso, però, che tutte le informazioni reperite dovessero rimanere da sfondo, per non rischiare di annoiare il lettore.
Il mio romanzo non è un saggio storico, ma un romanzo d’intrattenimento, in cui sono l’azione la trama a fare da padrone.
Nei personaggi, metti qualcosa di tuo?
Io credo che in ogni personaggio creato ci sia qualcosa di chi lo ‘partorisce’. Nel caso di Clay è un po’ complicato: lì c’entrano i miei studi e la mia passione per la psicologia. Clay è un uomo con molti problemi, dovuti in parte all’infanzia e in parte alle esperienze di guerra in Vietnam. E’ un uomo che eccelle nel lavoro ma non riesce a essere ‘normale’, ma un uomo che, a modo suo, ha trovato il modo di sentirsi libero e bene con sé stesso.
Se potessi scegliere tra Clay e Leila, chi dei due vorresti essere?
Senza ombra di dubbio. Leila. Lei è quella che più mi assomiglia: cresce da sola un figlio, anch’io lo sto facendo con le mie, va sempre di corsa e le incombenze ‘casalinghe’ la soffocano, ma ha ancora la voglia di sognare, di mettersi alla prova, di fare la differenza, anche se solo nel suo piccolo.
E’ una donna forte, più del super agente Clay. Non si arrende nel gelo dei monti Appalachi e nemmeno nell’incubo della prigione, nonostante non sia addestrata né fisicamente, né mentalmente.
Hai mai pensato di diventare tu stessa un agente segreto?
Questa domanda mi ha fatto veramente sorridere e chi mi conosce riderà a crepapelle. Sono una gran fifone nella realtà: soffro di vertigini e mi rifiuto persino di andare in auto se ci sono dei tornanti, se per strada trovo delle grate, evito sempre di passarci sopra e chiudo gli occhi terrorizzata quando decolla l’aereo, che cerco di non prendere mai.
Non potrei mai e poi mai essere un agente. E’ forse proprio il fascino di qualcosa totalmente lontana da quel che sono ad attrarmi.
Quando avremo il piacere di leggere la seconda parte delle avventure di Blue Shadow e Phoenix?
La trama, la parte divertente di cui parlavo prima, è già pronta. Anche stavolta ne accadranno delle belle e, vi dirò, forse ci sarà anche una terza parte, di cui la trama è già delineata, ma la fase della documentazione deve ancora iniziare e può richiedere davvero molto, molto tempo.
Non posso ancora rispondere a questa domanda se non con un ‘ci sarà… prima o poi ci sarà’.
Una cosa però ce la devi anticipare: Leila si è rivelata molto più abile e intraprendente di quanto ci si aspettasse. Applicherà le sue nuove capacità per dare una sonora lezione al suo ex Dylan?
Dylan, nel secondo libro, avrà molto più spazio rispetto al primo, così come la vita familiare di Leila, che sarà messa davvero a dura prova.
Leila sarà più fragile, a causa degli eventi, ma non mollerà. Il rapporto tra lei e Clay sarà ancora al centro del romanzo, con molti più litigi e gelosie. Qualcun’altro vorrà intromettersi tra loro.
Insomma: se non è complicato, non mi piace.
Intervista di Valentina Gambarini
Oggi parliamo con... #7 - Francesca Rossini
Sono davvero tanti gli autori esordienti che con le loro sole forze e/o con l'aiuto di una piccola casa editrice si dilettano nello scrivere una storia che possa catturare il vasto pubblico di lettori. Oggi, infatti, siamo qua con Francesca Rossini a cui do il mio personale benvenuto nel blog. Conosciamola assieme! ^^
Ciao Francesca, grazie innanzitutto della tua disponibilità. Che ne diresti d'iniziare parlandoci un pochino te, di cosa ti piace fare ma soprattutto di cosa ti ha portata ad approcciarti alla scrittura e che ruolo ha quest'ultima nella tua vita?
Ciao, grazie a te. Io sono un’insegnante che da sempre coltiva l’amore per i libri. Hanno accompagnato la mia adolescenza tutti i classici, da Foscolo a Verga, che aveva mio padre nella libreria. Poi sono passata agli autori contemporanei, ora leggo tutto quel che mi passa sotto mano. Amo definirmi praticamente onnivora in campo letterario, pur prediligendo i thriller e i gialli. Per quanto riguarda la scrittura ho iniziato scribacchiando favole per i miei alunni, poi due anni e mezzo fa, nella noia della gravidanza a riposo forzato prima e nell'interminabile attesa dell’ultima poppata poi, non so cosa sia scattato in me, ho iniziato a scrivere di getto. La scrittura ha avuto un ruolo fondamentale, mi ha fatto sentire viva quando le mie giornate si limitavano a poppate e pannolini, ha mantenuto il mio cervello allenato, e mi ha dato la forza per non crollare, con due figlie da crescere e un marito lontano, completamente sola.
"Phoenix" è il titolo del tuo romanzo, da cosa ti è nata l'idea di questa storia a carattere giallo/noir?
Adoro i gialli, i thriller, lo spionaggio e adoro i film e le serie televisive di questo genere. L’agente segreto, nello stile del vecchio James Bond, mi ha sempre affascinato, come mi affascinano gli intrighi, i misteri e i sotterfugi della guerra fredda. In realtà la storia è nata da sé, doveva essere un raccontino, da tenere nel PC, poi una pagina ha seguito l’altra e documentandomi per sviluppare un’idea ne nasceva subito un’altra.
Ti va di parlaci un pochino della trama?
Il romanzo è ambientato nei primi anni ottanta, in piena guerra fredda, i luoghi sono tra i monti Appalachi negli Stati Uniti, la Svizzera e la Germania, nella famigerata prigione della Stasi. L’affascinante ma problematico agente segreto Clay Hobbs, invincibile nel suo lavoro, ma con comportamenti ossessivi, al limite di ciò che viene definito ‘normale’, si ritrova a dover chiedere aiuto ad una novellina: una informatrice che lavora come infermiera in un ospedale, dove l’agente deve rapire un uomo del Kgb, latitante da anni. L’infermiera Leila Lane, l’esatto opposto dell’uomo: con una vita familiare disastrata, che si arrabatta a vivere la sua caotica esistenza, portando sulle spalle il peso di un figlio da crescere da sola e di una sorella disoccupata che vive in casa sua, è inesperta e impacciata, ma è tenace e forte nell'affrontare le difficoltà. Dal loro incontro parte una serie di eventi a catena che porterà i due protagonisti a vivere gomito a gomito un’avventura che li avvicinerà, anche se tra continui litigi e battibecchi. Ma a ingarbugliare le cose l’arrivo di un altro agente, Rebecca Doyle, l’eterna fidanzata dell’enigmatico Clay. I rapporti si complicano e così pure la storia, che tra complotti e agguati, porterà i tre nella Berlino est del regime comunista.
Com'è stato scriverlo? Quali sono stati i momenti più importanti e quali gli aspetti che hai cercato di valorizzare e far emergere maggiormente in questa storia?
Scriverlo è stato un’avventura, la prima stesura è stata un’emozione, un’adrenalina indescrivibile e un’immensa soddisfazione: passavo ore ed ore ticchettando freneticamente sui tasti, completamente rapita, dimenticavo di mangiare e dormire. I personaggi prendevano vita, di notte li sognavo e nascevano capitoli interi con estrema facilità…ma era solo la prima bozza. Poi le ricerche lunghe e difficili, anche per la scelta dei luoghi così lontani. Ho passato secoli a guardare mappe satellitari e non, cercando i posti adatti negli sperduti monti e altrettanti a studiare la storia di quel periodo, anche se poi ho deciso di lasciarla solo come sfondo per non appesantire il romanzo, ho studiato tutti i metodi di tortura noti nella prigione della Stasi, letto le testimonianze di chi c’è stato, insomma, non è stata una passeggiata.
Ho cercato di dar spazio ai personaggi, alle loro emozioni e alle loro complicate personalità, soprattutto Clay, bello come il sole, ma con un animo chiuso e problematico, che si scoprirà non essere dovuto solo al tipo di lavoro. Io adoro la psicologia, mi piace indagare e mettere le mani nelle infinite possibilità della psiche. I rapporti tra i protagonisti, che si andranno complicando via via che i due supereranno il disagio per il loro essere così diversi, sono stati per me il fulcro della storia, poi ovvio, si parla di spionaggio, l’azione fa da padrona, questi poveretti vengono sballottati da una parte all'altra senza fermarsi un attimo fino all'epilogo.
Si dice che, di solito, prima di essere scrittori si è anche lettori. Sei d'accordo con quest'affermazione? Quanto è importante la lettura nelle tue giornate? Quali sono i generi che maggiormente ti affascinano?
Nulla di più vero, non capisco chi si definisce scrittore dicendo: “no, io non leggo” ma come è possibile? Nasce tutto dall'amore per la lettura: le idee, il modo di scrivere, il genere di storie che si andranno a raccontare, hanno origine dalla mescolanza di tutto ciò che abbiamo letto e che ci ha segnato. Io, come ho detto prima, divoro di tutto, anche se di solito non amo testi filosofici o filosofeggianti… I miei preferiti sono i thriller, gli horror di King, le saghe di Follet, ma i miei miti sono Pirandello e Calvino, tra le cui pagine ho passato tanti e tanti pomeriggi dai dodici anni in poi. Ora, con l’avvento degli ebook, la sera posso dedicarmi alla lettura senza accendere la luce e svegliare le mie bimbe. Leggo molti esordienti, anche se nel weekend, amo ancora prendere in mano il cartaceo e immergermi nelle trame dei miei big preferiti.
Hai già progetti di scrittura futuri in testa?
Ne ho talmente tanti, sono nella così detta fase creativa (che spero non termini mai), sicuramente un seguito di Phoenix, perché il finale lascia più di un punto in sospeso, poi ho vari progetti di favole didattiche, uno studiato per bambini non udenti e uno sulle paure infantili. Nel frattempo, per non rischiare di annoiarmi, scrivo racconti su piattaforme come the incipit e 20lines e collaboro con il sito ‘il momento di scrivere’ dove curo la rubrica “dalla bozza al romanzo” Insomma, se aggiungiamo due bambine e un lavoro a scuola, mi servirebbero giornate di quarantott'ore per fare tutto. Comunque sono soddisfatta e serena per come stanno andando le cose: se due anni fa mi avessero detto che avrei pubblicato un romanzo, avrei riso di cuore, invece tutto è possibile, basta impegnarsi e soprattutto crederci fino in fondo. Questo il mio consiglio per tutti quelli che vorrebbero provarci: la strada è lunga e in salita, ma non ascoltate chi vi dice che è impossibile, non lo è!
Davvero dei progetti interessanti! Ti auguro tutta la fortuna nel realizzarli! :D
Grazie per aver condiviso con noi le tue esperienze di scrittura e di averci aiutato a conoscerti! ^^
Sono davvero tanti gli autori esordienti che con le loro sole forze e/o con l'aiuto di una piccola casa editrice si dilettano nello scrivere una storia che possa catturare il vasto pubblico di lettori. Oggi, infatti, siamo qua con Francesca Rossini a cui do il mio personale benvenuto nel blog. Conosciamola assieme! ^^
Ciao Francesca, grazie innanzitutto della tua disponibilità. Che ne diresti d'iniziare parlandoci un pochino te, di cosa ti piace fare ma soprattutto di cosa ti ha portata ad approcciarti alla scrittura e che ruolo ha quest'ultima nella tua vita?
Ciao, grazie a te. Io sono un’insegnante che da sempre coltiva l’amore per i libri. Hanno accompagnato la mia adolescenza tutti i classici, da Foscolo a Verga, che aveva mio padre nella libreria. Poi sono passata agli autori contemporanei, ora leggo tutto quel che mi passa sotto mano. Amo definirmi praticamente onnivora in campo letterario, pur prediligendo i thriller e i gialli. Per quanto riguarda la scrittura ho iniziato scribacchiando favole per i miei alunni, poi due anni e mezzo fa, nella noia della gravidanza a riposo forzato prima e nell'interminabile attesa dell’ultima poppata poi, non so cosa sia scattato in me, ho iniziato a scrivere di getto. La scrittura ha avuto un ruolo fondamentale, mi ha fatto sentire viva quando le mie giornate si limitavano a poppate e pannolini, ha mantenuto il mio cervello allenato, e mi ha dato la forza per non crollare, con due figlie da crescere e un marito lontano, completamente sola.
"Phoenix" è il titolo del tuo romanzo, da cosa ti è nata l'idea di questa storia a carattere giallo/noir?
Adoro i gialli, i thriller, lo spionaggio e adoro i film e le serie televisive di questo genere. L’agente segreto, nello stile del vecchio James Bond, mi ha sempre affascinato, come mi affascinano gli intrighi, i misteri e i sotterfugi della guerra fredda. In realtà la storia è nata da sé, doveva essere un raccontino, da tenere nel PC, poi una pagina ha seguito l’altra e documentandomi per sviluppare un’idea ne nasceva subito un’altra.
Ti va di parlaci un pochino della trama?
Il romanzo è ambientato nei primi anni ottanta, in piena guerra fredda, i luoghi sono tra i monti Appalachi negli Stati Uniti, la Svizzera e la Germania, nella famigerata prigione della Stasi. L’affascinante ma problematico agente segreto Clay Hobbs, invincibile nel suo lavoro, ma con comportamenti ossessivi, al limite di ciò che viene definito ‘normale’, si ritrova a dover chiedere aiuto ad una novellina: una informatrice che lavora come infermiera in un ospedale, dove l’agente deve rapire un uomo del Kgb, latitante da anni. L’infermiera Leila Lane, l’esatto opposto dell’uomo: con una vita familiare disastrata, che si arrabatta a vivere la sua caotica esistenza, portando sulle spalle il peso di un figlio da crescere da sola e di una sorella disoccupata che vive in casa sua, è inesperta e impacciata, ma è tenace e forte nell'affrontare le difficoltà. Dal loro incontro parte una serie di eventi a catena che porterà i due protagonisti a vivere gomito a gomito un’avventura che li avvicinerà, anche se tra continui litigi e battibecchi. Ma a ingarbugliare le cose l’arrivo di un altro agente, Rebecca Doyle, l’eterna fidanzata dell’enigmatico Clay. I rapporti si complicano e così pure la storia, che tra complotti e agguati, porterà i tre nella Berlino est del regime comunista.
Com'è stato scriverlo? Quali sono stati i momenti più importanti e quali gli aspetti che hai cercato di valorizzare e far emergere maggiormente in questa storia?
Scriverlo è stato un’avventura, la prima stesura è stata un’emozione, un’adrenalina indescrivibile e un’immensa soddisfazione: passavo ore ed ore ticchettando freneticamente sui tasti, completamente rapita, dimenticavo di mangiare e dormire. I personaggi prendevano vita, di notte li sognavo e nascevano capitoli interi con estrema facilità…ma era solo la prima bozza. Poi le ricerche lunghe e difficili, anche per la scelta dei luoghi così lontani. Ho passato secoli a guardare mappe satellitari e non, cercando i posti adatti negli sperduti monti e altrettanti a studiare la storia di quel periodo, anche se poi ho deciso di lasciarla solo come sfondo per non appesantire il romanzo, ho studiato tutti i metodi di tortura noti nella prigione della Stasi, letto le testimonianze di chi c’è stato, insomma, non è stata una passeggiata.
Ho cercato di dar spazio ai personaggi, alle loro emozioni e alle loro complicate personalità, soprattutto Clay, bello come il sole, ma con un animo chiuso e problematico, che si scoprirà non essere dovuto solo al tipo di lavoro. Io adoro la psicologia, mi piace indagare e mettere le mani nelle infinite possibilità della psiche. I rapporti tra i protagonisti, che si andranno complicando via via che i due supereranno il disagio per il loro essere così diversi, sono stati per me il fulcro della storia, poi ovvio, si parla di spionaggio, l’azione fa da padrona, questi poveretti vengono sballottati da una parte all'altra senza fermarsi un attimo fino all'epilogo.
Si dice che, di solito, prima di essere scrittori si è anche lettori. Sei d'accordo con quest'affermazione? Quanto è importante la lettura nelle tue giornate? Quali sono i generi che maggiormente ti affascinano?
Nulla di più vero, non capisco chi si definisce scrittore dicendo: “no, io non leggo” ma come è possibile? Nasce tutto dall'amore per la lettura: le idee, il modo di scrivere, il genere di storie che si andranno a raccontare, hanno origine dalla mescolanza di tutto ciò che abbiamo letto e che ci ha segnato. Io, come ho detto prima, divoro di tutto, anche se di solito non amo testi filosofici o filosofeggianti… I miei preferiti sono i thriller, gli horror di King, le saghe di Follet, ma i miei miti sono Pirandello e Calvino, tra le cui pagine ho passato tanti e tanti pomeriggi dai dodici anni in poi. Ora, con l’avvento degli ebook, la sera posso dedicarmi alla lettura senza accendere la luce e svegliare le mie bimbe. Leggo molti esordienti, anche se nel weekend, amo ancora prendere in mano il cartaceo e immergermi nelle trame dei miei big preferiti.
Hai già progetti di scrittura futuri in testa?
Ne ho talmente tanti, sono nella così detta fase creativa (che spero non termini mai), sicuramente un seguito di Phoenix, perché il finale lascia più di un punto in sospeso, poi ho vari progetti di favole didattiche, uno studiato per bambini non udenti e uno sulle paure infantili. Nel frattempo, per non rischiare di annoiarmi, scrivo racconti su piattaforme come the incipit e 20lines e collaboro con il sito ‘il momento di scrivere’ dove curo la rubrica “dalla bozza al romanzo” Insomma, se aggiungiamo due bambine e un lavoro a scuola, mi servirebbero giornate di quarantott'ore per fare tutto. Comunque sono soddisfatta e serena per come stanno andando le cose: se due anni fa mi avessero detto che avrei pubblicato un romanzo, avrei riso di cuore, invece tutto è possibile, basta impegnarsi e soprattutto crederci fino in fondo. Questo il mio consiglio per tutti quelli che vorrebbero provarci: la strada è lunga e in salita, ma non ascoltate chi vi dice che è impossibile, non lo è!
Davvero dei progetti interessanti! Ti auguro tutta la fortuna nel realizzarli! :D
Grazie per aver condiviso con noi le tue esperienze di scrittura e di averci aiutato a conoscerti! ^^
Ciao Francesca, grazie innanzitutto della tua disponibilità. Che ne diresti d'iniziare parlandoci un pochino te, di cosa ti piace fare ma soprattutto di cosa ti ha portata ad approcciarti alla scrittura e che ruolo ha quest'ultima nella tua vita?
Ciao, grazie a te. Io sono un’insegnante che da sempre coltiva l’amore per i libri. Hanno accompagnato la mia adolescenza tutti i classici, da Foscolo a Verga, che aveva mio padre nella libreria. Poi sono passata agli autori contemporanei, ora leggo tutto quel che mi passa sotto mano. Amo definirmi praticamente onnivora in campo letterario, pur prediligendo i thriller e i gialli. Per quanto riguarda la scrittura ho iniziato scribacchiando favole per i miei alunni, poi due anni e mezzo fa, nella noia della gravidanza a riposo forzato prima e nell'interminabile attesa dell’ultima poppata poi, non so cosa sia scattato in me, ho iniziato a scrivere di getto. La scrittura ha avuto un ruolo fondamentale, mi ha fatto sentire viva quando le mie giornate si limitavano a poppate e pannolini, ha mantenuto il mio cervello allenato, e mi ha dato la forza per non crollare, con due figlie da crescere e un marito lontano, completamente sola.
"Phoenix" è il titolo del tuo romanzo, da cosa ti è nata l'idea di questa storia a carattere giallo/noir?
Adoro i gialli, i thriller, lo spionaggio e adoro i film e le serie televisive di questo genere. L’agente segreto, nello stile del vecchio James Bond, mi ha sempre affascinato, come mi affascinano gli intrighi, i misteri e i sotterfugi della guerra fredda. In realtà la storia è nata da sé, doveva essere un raccontino, da tenere nel PC, poi una pagina ha seguito l’altra e documentandomi per sviluppare un’idea ne nasceva subito un’altra.
Ti va di parlaci un pochino della trama?
Il romanzo è ambientato nei primi anni ottanta, in piena guerra fredda, i luoghi sono tra i monti Appalachi negli Stati Uniti, la Svizzera e la Germania, nella famigerata prigione della Stasi. L’affascinante ma problematico agente segreto Clay Hobbs, invincibile nel suo lavoro, ma con comportamenti ossessivi, al limite di ciò che viene definito ‘normale’, si ritrova a dover chiedere aiuto ad una novellina: una informatrice che lavora come infermiera in un ospedale, dove l’agente deve rapire un uomo del Kgb, latitante da anni. L’infermiera Leila Lane, l’esatto opposto dell’uomo: con una vita familiare disastrata, che si arrabatta a vivere la sua caotica esistenza, portando sulle spalle il peso di un figlio da crescere da sola e di una sorella disoccupata che vive in casa sua, è inesperta e impacciata, ma è tenace e forte nell'affrontare le difficoltà. Dal loro incontro parte una serie di eventi a catena che porterà i due protagonisti a vivere gomito a gomito un’avventura che li avvicinerà, anche se tra continui litigi e battibecchi. Ma a ingarbugliare le cose l’arrivo di un altro agente, Rebecca Doyle, l’eterna fidanzata dell’enigmatico Clay. I rapporti si complicano e così pure la storia, che tra complotti e agguati, porterà i tre nella Berlino est del regime comunista.
Com'è stato scriverlo? Quali sono stati i momenti più importanti e quali gli aspetti che hai cercato di valorizzare e far emergere maggiormente in questa storia?
Scriverlo è stato un’avventura, la prima stesura è stata un’emozione, un’adrenalina indescrivibile e un’immensa soddisfazione: passavo ore ed ore ticchettando freneticamente sui tasti, completamente rapita, dimenticavo di mangiare e dormire. I personaggi prendevano vita, di notte li sognavo e nascevano capitoli interi con estrema facilità…ma era solo la prima bozza. Poi le ricerche lunghe e difficili, anche per la scelta dei luoghi così lontani. Ho passato secoli a guardare mappe satellitari e non, cercando i posti adatti negli sperduti monti e altrettanti a studiare la storia di quel periodo, anche se poi ho deciso di lasciarla solo come sfondo per non appesantire il romanzo, ho studiato tutti i metodi di tortura noti nella prigione della Stasi, letto le testimonianze di chi c’è stato, insomma, non è stata una passeggiata.
Ho cercato di dar spazio ai personaggi, alle loro emozioni e alle loro complicate personalità, soprattutto Clay, bello come il sole, ma con un animo chiuso e problematico, che si scoprirà non essere dovuto solo al tipo di lavoro. Io adoro la psicologia, mi piace indagare e mettere le mani nelle infinite possibilità della psiche. I rapporti tra i protagonisti, che si andranno complicando via via che i due supereranno il disagio per il loro essere così diversi, sono stati per me il fulcro della storia, poi ovvio, si parla di spionaggio, l’azione fa da padrona, questi poveretti vengono sballottati da una parte all'altra senza fermarsi un attimo fino all'epilogo.
Si dice che, di solito, prima di essere scrittori si è anche lettori. Sei d'accordo con quest'affermazione? Quanto è importante la lettura nelle tue giornate? Quali sono i generi che maggiormente ti affascinano?
Nulla di più vero, non capisco chi si definisce scrittore dicendo: “no, io non leggo” ma come è possibile? Nasce tutto dall'amore per la lettura: le idee, il modo di scrivere, il genere di storie che si andranno a raccontare, hanno origine dalla mescolanza di tutto ciò che abbiamo letto e che ci ha segnato. Io, come ho detto prima, divoro di tutto, anche se di solito non amo testi filosofici o filosofeggianti… I miei preferiti sono i thriller, gli horror di King, le saghe di Follet, ma i miei miti sono Pirandello e Calvino, tra le cui pagine ho passato tanti e tanti pomeriggi dai dodici anni in poi. Ora, con l’avvento degli ebook, la sera posso dedicarmi alla lettura senza accendere la luce e svegliare le mie bimbe. Leggo molti esordienti, anche se nel weekend, amo ancora prendere in mano il cartaceo e immergermi nelle trame dei miei big preferiti.
Hai già progetti di scrittura futuri in testa?
Ne ho talmente tanti, sono nella così detta fase creativa (che spero non termini mai), sicuramente un seguito di Phoenix, perché il finale lascia più di un punto in sospeso, poi ho vari progetti di favole didattiche, uno studiato per bambini non udenti e uno sulle paure infantili. Nel frattempo, per non rischiare di annoiarmi, scrivo racconti su piattaforme come the incipit e 20lines e collaboro con il sito ‘il momento di scrivere’ dove curo la rubrica “dalla bozza al romanzo” Insomma, se aggiungiamo due bambine e un lavoro a scuola, mi servirebbero giornate di quarantott'ore per fare tutto. Comunque sono soddisfatta e serena per come stanno andando le cose: se due anni fa mi avessero detto che avrei pubblicato un romanzo, avrei riso di cuore, invece tutto è possibile, basta impegnarsi e soprattutto crederci fino in fondo. Questo il mio consiglio per tutti quelli che vorrebbero provarci: la strada è lunga e in salita, ma non ascoltate chi vi dice che è impossibile, non lo è!
Davvero dei progetti interessanti! Ti auguro tutta la fortuna nel realizzarli! :D
Grazie per aver condiviso con noi le tue esperienze di scrittura e di averci aiutato a conoscerti! ^^
Intervista a Francesca Rossini, autrice di “Phoenix. Operazione Parrot”
Cari lettori, oggi siamo in compagnia di Francesca, autrice di un libro che ho trovato molto interessante sia per il tema affrontato che per la struttura della storia.
Benvenuta Francesca, presentati ai nostri lettori!
Ciao a tutti, sono un’insegnante, una mamma, una lettrice compulsiva che si diverte anche a scrivere.
Scrivo articoli, racconti su varie piattaforme e illustro storie per bambini. Phoenix. Operazione Parrot è il mio primo romanzo edito da Lettere Animate.
Che cosa leggi solitamente?
Leggo thriller di ogni tipo, gli horror di King e tutto ciò che cattura la mia attenzione. Ultimamente, sarà per solidarietà, sarà perché ho scoperto tutto un mondo di splendide letture, divoro i libri degli esordienti come me.
Il tuo romanzo d’esordio è ambientato nel periodo della guerra fredda (1983); come è nata l’idea di raccontare una vicenda legata a questo periodo storico?
Si tratta di un periodo di grandi intrighi e complotti, ma soprattutto un’epoca con poca tecnologia. Ambientare una spy-story oggi avrebbe voluto dire super tecnologia, super macchinari e mezzi di trasporto, che non sono nel mio stile. Molto più misterioso è agire in un’epoca in cui non si usavano ancora i cellulari e le mille possibilità della rete.
Ho notato con piacere che hai dato molto rilievo alle caratteristiche psicologiche dei tuoi personaggi; ci parli dei protagonisti del tuo libro?
Sì, per me la psicologia, il comportamento e il modo di essere di un personaggio contano molto, forse più della trama stessa. Io ho studiato la psicologia e me ne sono appassionata. Da lì nasce Clay: agente della CIA, ex soldato in Vietnam e uomo dal passato a dir poco problematico. È un uomo enigmatico e affascinante, ma con moltissimi problemi relazionali e comportamentali, pieno di manie e tic, ai limiti della normalità.
Leila invece è una donna semplice, che vive in un quartiere disagiato, infermiera, mamma single e con a carico la famiglia della sorella, immatura e ‘scroccona’. Dietro questa normalità, Leila nasconde la voglia di mettersi in gioco e di fare la differenza.
Quest’improbabile coppia vivrà situazioni, litigando in continuazione, ma imparando pian piano a conoscersi e apprezzarsi l’un l’altro.
Tanto per complicare ancora le cose, a un certo punto della storia arriverà la compagna di Clay: Rebecca, bellissima, invincibile e agente, come lui.
In che genere collochi il tuo libro?
È un thriller dalle sfumature rosa: c’è molta azione, ma al centro ci sono loro: Leila e Clay.
Scriverai ancora?
Il seguito di Phoenix. Operazione Parrot è quasi pronto; inoltre c’è il progetto di un romanzo a più mani con due mie amiche e colleghe di Lettere Animate. Scrivere mi piace molto: finché avrò storie da regalare, lo farò con gioia e passione.
http://www.passionelettura.it/interviste-passione-lettura/intervista-francesca-rossini-autrice-phoenix-operazione-parrot/
Cari lettori, oggi siamo in compagnia di Francesca, autrice di un libro che ho trovato molto interessante sia per il tema affrontato che per la struttura della storia.
Benvenuta Francesca, presentati ai nostri lettori!
Ciao a tutti, sono un’insegnante, una mamma, una lettrice compulsiva che si diverte anche a scrivere.
Scrivo articoli, racconti su varie piattaforme e illustro storie per bambini. Phoenix. Operazione Parrot è il mio primo romanzo edito da Lettere Animate.
Che cosa leggi solitamente?
Leggo thriller di ogni tipo, gli horror di King e tutto ciò che cattura la mia attenzione. Ultimamente, sarà per solidarietà, sarà perché ho scoperto tutto un mondo di splendide letture, divoro i libri degli esordienti come me.
Il tuo romanzo d’esordio è ambientato nel periodo della guerra fredda (1983); come è nata l’idea di raccontare una vicenda legata a questo periodo storico?
Si tratta di un periodo di grandi intrighi e complotti, ma soprattutto un’epoca con poca tecnologia. Ambientare una spy-story oggi avrebbe voluto dire super tecnologia, super macchinari e mezzi di trasporto, che non sono nel mio stile. Molto più misterioso è agire in un’epoca in cui non si usavano ancora i cellulari e le mille possibilità della rete.
Ho notato con piacere che hai dato molto rilievo alle caratteristiche psicologiche dei tuoi personaggi; ci parli dei protagonisti del tuo libro?
Sì, per me la psicologia, il comportamento e il modo di essere di un personaggio contano molto, forse più della trama stessa. Io ho studiato la psicologia e me ne sono appassionata. Da lì nasce Clay: agente della CIA, ex soldato in Vietnam e uomo dal passato a dir poco problematico. È un uomo enigmatico e affascinante, ma con moltissimi problemi relazionali e comportamentali, pieno di manie e tic, ai limiti della normalità.
Leila invece è una donna semplice, che vive in un quartiere disagiato, infermiera, mamma single e con a carico la famiglia della sorella, immatura e ‘scroccona’. Dietro questa normalità, Leila nasconde la voglia di mettersi in gioco e di fare la differenza.
Quest’improbabile coppia vivrà situazioni, litigando in continuazione, ma imparando pian piano a conoscersi e apprezzarsi l’un l’altro.
Tanto per complicare ancora le cose, a un certo punto della storia arriverà la compagna di Clay: Rebecca, bellissima, invincibile e agente, come lui.
In che genere collochi il tuo libro?
È un thriller dalle sfumature rosa: c’è molta azione, ma al centro ci sono loro: Leila e Clay.
Scriverai ancora?
Il seguito di Phoenix. Operazione Parrot è quasi pronto; inoltre c’è il progetto di un romanzo a più mani con due mie amiche e colleghe di Lettere Animate. Scrivere mi piace molto: finché avrò storie da regalare, lo farò con gioia e passione.
http://www.passionelettura.it/interviste-passione-lettura/intervista-francesca-rossini-autrice-phoenix-operazione-parrot/
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