Progetto Tiamat
Ed eccomi qui , con immenso piacere ad annunciarvi una nuova uscita della nostra Rita: Progetto Tiamat sembra promettere avventura e tante , tante emozioni. Il solo estratto mi ha catturato e sono corsa ad acquistarlo... e voi cosa aspettate?
Buona lettura a tutti e un enorme in bocca al lupo a Rita per questa nuova avventura!
Sinossi
L’unico
modo di sopravvivere è arrivare.
Un viaggio nel mistero e nell’avventura,
attraverso gli arcani della Sardegna.
La ricerca della pace interiore sconvolta da un
tragico incidente. Una banda di criminali intenzionati a uccidere Diana si
scontrerà con avversari di un mondo invisibile e niente è ciò che sembra.
Un Susseguirsi di colpi di scena, omicidi e
situazioni senza via di fuga nella bellissima terra di Sardegna tra nuraghi e
Tombe di Giganti.
Un percorso che porterà i protagonisti a
scoprire se stessi durante la ricerca di un misterioso oggetto rivendicato da
oscure potenze. La consapevolezza della fine imminente cambierà per sempre le
loro vite.
Estratto.
Diana aspettava davanti alle transenne.
Teneva le braccia strette al petto, inquieta e infreddolita. Il fumo riempiva
l'aria. Si scervellava cercando una risposta all’accaduto, un poliziotto aveva
in mano i suoi documenti cercando le somiglianze con la ragazza di fronte a
lui. Sapeva che l'uomo aveva delle difficoltà a farle combaciare. Il tesserino
di riconoscimento del museo ritraeva una studentessa dalla carnagione chiara,
con i capelli neri raccolti e fermati con una matita e gli occhi verdi nascosti
da un paio di occhiali con la montatura di tartaruga. Tutto l'opposto della
ragazza che il giovane ufficiale aveva di fronte: fradicia, dall'aspetto
disordinato, con i capelli lunghi arruffati e incollati al viso. Gli occhi
esprimevano panico e confusione. Diana non si era ancora ripresa dall’incidente
di alcuni anni prima che gli aveva portato via suo marito Paolo. I segni
lasciati dall’angoscia e dalla tristezza erano ancora visibili nel suo viso.
Aveva trascorso gli ultimi tre anni a catalogare ed esporre i reperti trovati
nella loro ultima avventura. La bambina nata dal loro amore le aveva riempito
le giornate con gioia. Il lavoro aveva completato il cerchio. Aveva solo
trentacinque anni ma le sembravano cento. Se non fosse stata per sua figlia,
sarebbe caduta nel baratro e non ne sarebbe più uscita. Guardò dritta davanti a
se, i ricordi si appannarono davanti a quella bolgia. La piazza era invasa dai
giornalisti e le luci delle telecamere. I furgoni delle televisioni erano
parcheggiati alla rinfusa, quasi non si poteva passare. Fra le squadre di
emergenza, notò anche due veicoli militari, con soldati armati di fucile. La
possibilità di un attentato terroristico non si poteva scartare. Diana aveva
sentito dire che poteva essere un possibile attacco terroristico da un reporter
che aveva dovuto schivare per raggiungere le transenne. Aveva continuato a
farsi strada fra la folla, respirando profondamente, concentrandosi sul proprio
scopo. Rimpiangeva di non aver preso l'ombrello. Era uscita subito dopo la
telefonata, giusto il tempo di indossare un paio di jeans e una felpa. Si era
infilata una giacca ma, nella fretta, aveva lasciato l'ombrello vicino alla
porta. Solo quando aveva raggiunto il pianterreno del palazzo ed era uscita in
tutta fretta sotto la pioggia si era resa conto di averlo dimenticato.
L'angoscia le aveva impedito di risalire al quarto piano per recuperarlo.
Doveva sapere che cos'era accaduto al museo. Aveva trascorso gli ultimi tre
anni ad allestire la collezione dei “Giganti” e gli ultimi due a gestire i
progetti di ricerca del museo. Che cos'era andato distrutto? Che cosa si poteva
salvare? La pioggia aveva ripreso ad abbattersi in un persistente acquazzone,
ma almeno il cielo notturno era meno burrascoso. Quando aveva raggiunto
l'improvvisato posto di controllo che sbarrava l'accesso, era inzuppata fino all'osso.
Rabbrividì quando il poliziotto si mostrò soddisfatto del suo documento
d'identità. “È autorizzata a entrare.” Un altro poliziotto la scortò fino
all'ingresso. Diana alzò lo sguardo verso la facciata del museo. Con le sue mura di pietra era inespugnabile
quanto un castello medievale. Ma in alcuni casi anche i castelli si
arrendevano.
Fu accompagnata all'interno. Passarono
attraverso alcune porte contrassegnate come riservate. Sapeva dove la stavano
portando. Nella sala dei video. Alla porta montava di guardia un carabiniere
armato con il corpetto antiproiettile. Mentre si avvicinavano annuì, li stava
chiaramente aspettando e spalancò la porta. La sua scorta la consegnò a un uomo
vestito in borghese, un anonimo completo blu. Era molto più alto di Diana, i
capelli completamente neri e lo sguardo malinconico. La pelle del viso era
arrossata e aveva un'ombra di barba grigia sulle guance: non si era rasato. Con
tutta probabilità era stato buttato giù dal letto.
Le tese la mano. “Ispettore Delrio.” Disse con
tono risoluto come la stretta di mano. “Grazie per essere venuta con tanta
sollecitudine.” Lei annuì, troppo nervosa per rispondere. “Se vuole seguirmi,
dottoressa, abbiamo bisogno del suo aiuto per indagare sulla causa
dell'esplosione.”
“Il mio aiuto?” riuscì a mormorare.
Attraversò una sala affollata dal personale che lavorava al museo. A quanto
pareva, era stato convocato lo staff al completo. Riconobbe parecchi uomini e
donne con cui, negli anni, aveva collaborato, ma in quel momento loro la guardavano
con diffidenza, quasi fosse la responsabile dell’esplosione. Il brusio delle
loro chiacchiere tacque al suo passaggio. Dovevano aver saputo della sua
convocazione ma, come lei, sembravano non conoscerne il motivo.
Due
ore prima
Una luce bluastra vagava attraverso le
gallerie del museo di Cagliari. Il temporale era ormai, all’apice della sua
potenza. La guardia notturna osservava con noncuranza i video della
sorveglianza.
Era mollemente adagiato sulla poltrona
quando, un movimento appena avvertito lo fece trasalire. Si sedette in allerta,
leggermente chino verso il video, e la vide: una sfera che galleggiava a
mezz’aria. L’oggetto era nella sala del “Principe di Shardan.”
Conteneva oggetti interessanti non solo
per gli archeologi: pietre rare e gioielli, resti fossili, utensili del periodo
neolitico.
Vicino al centro della sala, la sfera di
luce bluastra del diametro di mezzo metro fluttuava pigra per la stanza.
Emetteva un leggero balenio, e la sua superficie rifletteva la luce dei lampi.
Mentre l’agente osservava, la sfera si
avvicinò ad una teca, dentro c’erano esposte due Dee Madri in terracotta che
andarono in mille pezzi alla luce del misterioso oggetto. Lui rimase
sbalordito. Ruotò sopra un Gigante in pietra e quello si sbriciolò con un
fragore sordo, Esasperata e incuriosita la guardia decise di andare a vedere di
persona, ma non prima di aver chiamato il centro operativo.
I lampi illuminavano le gigantesche
statue dei “Giganti di Mont’e Prama”, restituendole subito dopo al regno delle
ombre.
Camminando nel corridoio, mise al
corrente il suo superiore, che in un primo momento credete ad uno scherzo. La
radio rimase muta per alcuni istanti, mentre l’agente fece un passo dentro la
galleria, la voce del superiore ordinò all’agente di lasciare la sala più in
fretta che poteva. Il capo stava guardando le telecamere e vedeva la guardia
immobile per la sorpresa e continuò ad urlare: “ Via da lì, Via da lì.”
Lui rimase paralizzato,un po’ per la
paura un po’ per lo stupore. Inoltre l’oggetto luminoso stava fluttuando
lontano da lui. Un odore di ozono gli raggiunse le narici, sprigionandosi dalla
sfera.
Il bagliore illuminò un oggetto
metallico in un cubo di vetro. Era un manufatto di ferro rosso dall’ossido
sviluppatosi nei millenni, rappresentava il Dio Toro.
Un raggio di luce si intensificò sul manufatto, delle
iscrizioni apparvero sulla superficie, erano in una lingua sconosciuta.
La guardia indietreggiò e alzò la radio
cercando di comunicare con il superiore, ma sentiva solo scariche di energia
statica.
“Cristo!”
All’improvviso una saetta scese sul
parafulmine della vicina torre dell’Elefante illuminando a giorno le teche del
museo. Il rumore del tuono squassò i vetri delle abitazioni circostanti,
facendo scattare gli allarmi in tutta la zona. Subito dopo un’esplosione spazzò
via le teche, le statue e la nuova esposizione intitolata al “Principe di
Shardan.” Tutti i reperti di navicelle e raffigurazioni in mosaici di maiolica
degli Antichi Visitatori, ritrovati da Diana e suo marito Paolo nell’ultima avventura
e tutte le sale del museo diventarono in una frazione di secondo degli ammassi
di metallo fuso e legno polverizzato. L’esplosione fu sentita in tutta la
città.
Biografia
Chi
è Rita Pinna
Rita Pinna, di nascita
cagliaritana ma cittadina del mondo, convinta che non è mai troppo tardi per
realizzare i sogni nel cassetto comincia a scrivere prima racconti brevi e
successivamente si addentra nel mondo del fantasy.
Chef e guida ante ha passato
la sua vita a cucinare, fare la mamma e accompagnare gli amanti delle
passeggiate a cavallo nei luoghi splendidi della Sardegna.
Le sue esperienze di lavoro
l’hanno portata a conoscere personaggi interessanti e soprattutto l’hanno
portata ad amare le leggende sarde. Tutto questo ha contribuito a alimentare la
sua curiosità permettendole di mettere su carta il suo estro.
Collabora con il blog “Sogni
nel Calamaio” di Francesca Rossini e ha un suo blog personale
http://ritapinnarst.altervista.org dove pubblica le sue ricette, le fotografie
e i racconti brevi.
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flessibile: 214 pagine
Editore: Independently published (14 gennaio 2017)
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