sabato 23 luglio 2016

il maestro parla strano... Amori e guai ai tempi della buona scuola



....rullo di tamburi...............






eccomi a presentare IL MAESTRO PARLA STRANO... Amori e guai ai tempi della 'buona scuola'
un romanzo leggero, ma che affronta anche tematiche delicate, che parla di rapporti di amore e amicizia, ma anche dello splendido legame che si instaura tra insegnante e alunno.

Punta il riflettore su molte cose che non vanno nella scuola italiana, ma anche e soprattutto sulla modalità di scuola di qualità, che molte insegnanti riescono a raggiungere solo grazie alla loro passione, nonostante la burocrazia, strutture e mentalità fatiscenti.

E' un romanzo in cui ho messo tutta la mia anima da insegnante unita alla mia anima romantica. spero il risultato sia piacevole. buona lettura!

ecco la sinossi :


Laura, una maestrina tutta d’un pezzo, occhiali, capelli tirati in uno chignon e la convinzione che la vita sia fatta di sacrificio e organizzazione. Lorenzo, un eterno precario, convinto che la vita sia solo battute di spirito e occhiate dolci alle colleghe. Due anime opposte, che dovranno imparare a collaborare per un anno. Laura rimarrà ferma nelle sue convinzioni, barricata nelle sue certezze e protetta dalla quotidianità che l’anziano padre e il fidanzato hanno plasmato attorno a lei? Riusciranno a trovare un punto d’incontro, per il bene dei loro alunni? Cosa nasconde Lorenzo nella vita lontana lasciata a Piacenza?



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ecco degli assaggi:
1
Si sentì osservata e vide il professore che la fissava sfacciatamente, le mani ai fianchi. “Non ci credo, ecco che si avvicina” lei lì a gambe larghe e braccia su, il volto rosso per la vergogna il cuore in tumulto. Maleducato!

«Che ne dici di giocare con noi? Impariamo a palleggiare e tirare a canestro, per ora mirano solo a dei cerchi in terra, ma mi sembra più divertente di questi esercizi dell’ante guerra».

“Davvero maleducato! Il re dei maleducati” Laura sentì le guance fiammeggiare e la bile salire. «Ma se ne vuole andare? Non vede che faccio lezione?»

«Oh lo vedo, lo vedo», le scoccò un’occhiata eloquente e sorrise, anzi ridacchiò sfacciatamente.




2

«Va bene, sono stata io ok? Io… io… volevo rifiutassi l’appartamento!»

Lorenzo aggrottò la fronte. «E perché mai?»

«Tu… tu … non mi sei simpatico».

«Oh tante grazie miss simpatia, mi conosci da dieci secondi e hai già deciso. E comunque, fai così con tutti quelli che non ti vanno a genio? Non mi stupirei se tu fossi la persona più sola al mondo» si arrabbiò, ma chi credeva di essere quella signorina so tutto io? «Ti do una brutta notizia: ho già firmato e non sarà certo un po’ di lucido da scarpe e del pomodoro a farmi cambiare idea». Si allontanò richiudendo la porta con il tallone. Che snob! Tentativo davvero patetico, ma non si poteva dire mancasse d’inventiva. Si sarebbe divertito a stuzzicarla, era una vittima fin troppo facile, lei, i suoi occhialetti e i capelli tirati.



3
Lorenzo percepì che lei era sveglia come lui. Non disse nulla, non si mosse, stava bene a contatto con la sua pelle. Certo faceva un gran caldo, la febbre doveva essere calata e con essa erano spariti i brividi.

«Sei tremendamente ingombrante», sussurrò girandosi verso di lui. Si trovarono faccia a faccia. Lei corrugò la fronte «e invadente» aggiunse.

«Il divano era mio se non sbaglio, sei tu che mi hai usurpato il posto».

«Mmm, sta’ zitto per favore, non hai esattamente un alito fresco».

«Ok, ok ho capito». Si mise a sedere, aspettò che passasse il giramento di testa e si alzò. «Vado a prepararti un tè, devi bere, ha detto il dottore che passerà a controllarti in mattinata».

«Hai chiamato il dottore? Il mio dottore?»

«Non conosco altro medico, mi sono appena trasferito, ricordi?»

Lei ritrovò le forze mettendosi a sedere «devi andartene subito»

«Non ti lascio così con la febbre alta, non me ne vado affatto»

«Non capisci, ti troverà qui insieme a me, capirà che hai dormito qui, lui penserà…»

«Oh, ancora con questo ‘penserà’, ma quanti film ti fai sulle opinioni della gente, cosa t’importa cosa penserà un medico e soprattutto figurati quel che gliene frega a lui di quello che fai della tua vita».

«Si dà il caso che sia un amico di famiglia, conosce benissimo Fulvio e gliene frega eccome della mia vita, lo spiffererà subito a mio padre». Si era alzata e lo sospingeva fuori dall’appartamento. «Io sto benissimo, ho già avuto la febbre, non morirò per un po’ di influenza, e nemmeno tu, ora fuori, fuori!»

Lo sospinse fino alla porta, afferrò la maniglia. Proprio in quell’attimo suonò il campanello.

«Ecco, troppo tardi» sibilò. «Nasconditi!»

«Cosa? Sei pazza?»

«Ho detto nasconditi, in camera mia, forza».

Lui obbedì mandandola al diavolo con un gesto della mano.







4

Laura prese la sua mano, il cuore già la tradiva, accelerando i battiti.

“L’emozione della danza”. Mentiva. “La gioia di imparare”. Mentiva spudoratamente.

Sentì la mano nel basso della schiena, che l’attirava verso di lui. Chiuse gli occhi e si lasciò guidare. Nessuna musica. Ma i rumori della cittadina sembravano lontani, attutiti. Molto più forte il palpito del proprio cuore al ritmo di quello di Lorenzo.


Lui si muoveva piano, Laura non riconobbe alcun passo che le avesse insegnato, ma non importava. Si sentiva bene. Poggiò il capo sulla sua spalla, il naso sull’incavo del collo. Avrebbe voluto rimanere lì per sempre.

MAMMA E PAPA' SONO SINGLE


vi presento MAMMA E PAPA' SONO SINGLE, un rosa ironico e divertente, che spero vi strapperà qualche sorriso. 



Ecco la sua prima recensione da chi lo ha letto in anteprima
DaGiuliail 10 maggio 2016
Romanzo delizioso, con punti di vista alternati tra i due protagonisti.
Scritto benissimo, scorre che è una meraviglia e in un soffio di tempo si arriva al finale, senza però che ne risenta la storia e le caratterizzazioni dei personaggi.
La passione di Susy e Massimo si alterna alla dolcezza delle rispettive figlie e questo mix rende l'opera assolutamente originale e non scontata.
Un romanzo rosa diverso, che fa sorridere, ridere e riflettere. Bravissima l'autrice per aver creato un'opera frizzante, ironica e allo stesso tempo tenerissima. Consigliato e promosso a pieni voti!
sono davvero emozionata!!!!!




Eccovi qualche assaggio:



Susy
L’auto è immacolata, l’altra volta non ci avevo fatto caso preoccupata com’ero di fare tardi al lavoro. Ha lucidato il cruscotto e i sedili di pelle mostrano che non ci ha fatto mai salire sua figlia, oppure la lega e imbavaglia. Penso tristemente alla mia Beltsy e alle foderine logore e impataccate, nonché i tappetini sommersi da briciole di cracker e biscottini frantumati. Sospiro. No, no alla larga questo qui è più psicopatico della moglie, o almeno maniaco, dei peggiori che esistano: maniaco della pulizia e anche vegetariano. Non vedo l’ora di scendere dall’auto. Ho paura che il gelato si stia sciogliendo e sgoccioli la sua perfetta enorme macchinona fiammante. Ho voglia di rilassarmi, di essere sola, di essere me. Ormai sono stufa di queste parti da recitare: l’uomo galante, la donna preda. Voglio andare a casa e non mi interessi mister vegano!




Max
Sì, credo quella donna abbia qualche rotella fuori posto. Arriva trafelata, in pigiama credo. Mi avvicino perché immagino si senta in imbarazzo nel grosso piazzale circondato dalle tremende mamme modello, lei sembra apprezzare la compagnia, iniziamo a parlare e ancora una volta trovo che abbia una naturale simpatia spontanea, non costruita appositamente per far colpo. Poi in un attimo si raggela di nuovo, il volto si rabbuia e scappa via letteralmente. Ma non va via, si mette dall’altro lato del piazzale, sola, seduta a braccia conserte a fissare la figlia che gioca, pensando a chissà che. Cosa avrò fatto ancora di sbagliato? Inizio a pensare che il mio dopobarba abbia perso l’effetto.
 











phoenix persecuzioni





PHOENIX
PERSECUZIONI


Eccola qui la seconda mia fatica.
Questo è un thriller con qualcosa di giallo e molto di rosa, in questo secondo capitolo della storia è Leila la vera protagonista, questo personaggio ha preso il volo e ha iniziato a vivere di vita propria, è come se la conoscessi davvero, come se fosse mia amica. E' stato un viaggio emozionante e appagante quello percorso con Leila e Clay, che si è arricchito strada facendo di nuovi personaggi, che ho amato davvero tanto.
http://www.amazon.it/Phoenix-Persecuzioni-2-Franscesca-Rossini-ebook/dp/B016VMUOYC/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1445346223&sr=1-1&keywords=phoenix+persecuzioni











questa la sinossi:


Leila Lane sembra un'infermiera
come tante, alle prese con un nuovo lavoro, con le minacce del suo ex compagno e il ricordo di un’avventura da gettarsi alle spalle, ma cela una doppia vita, nascosta nel piano interrato del Georgetown Hospital. Ce la farà a rimettere in sesto la propria vita, anche quando il destino riporterà Clay sulla sua strada? Quando insieme dovranno collaborare con
un agente dell'FBI per risolvere un delicato caso di cronaca? Ce la farà a essere forte anche per gli altri, a non impazzire quando tutto sembrerà crollarle addosso? Chi perseguita Leila?

Minacce, complotti, ma anche problemi della quotidianità, fatta di legami, liti e passioni. Con la guerra fredda sullo sfondo, sono i sentimenti a fare ancora da padroni. Storie d'amore e odio che si intrecciano indissolubilmente. Questi gli ingredienti del nuovo capitolo di Phoenix.





e qui  qualche stralcio :

......Riprese a correre con più disinvoltura possibile, “Manca poco all’auto”, pensava cercando d’incoraggiarsi, ma sentì dietro di lei i passi dell’uomo aumentare, stava correndo anche lui, i suoi scarponi battevano forte sull’asfalto. Cercò le chiavi dell’auto nella tasca della giacca di pile, tenendole pronte in mano, il cuore rimbalzava nel suo petto sempre più velocemente. Eccola lì la sua auto, ci finì quasi contro per la velocità della corsa, tentò d’infilare la chiave nella serratura. Non ci riusciva, continuava a colpire la carrozzeria rigandola con la punta della chiave, le mani tremavano. Gettò un’occhiata, lui stava arrivando, era lì a pochi metri. Provò ancora con la chiave che stavolta finalmente entrò, sentì lo scatto e vide il pomello alzarsi. “Dai, dai, dai”, ripeteva nella sua mente. Entrò, chiuse lo sportello e mise la sicura, accese il motore e si azzardò a guardare, ormai doveva esserle addosso.

Nessuno. Girò la testa. Nessuno. Guardò in tutte le direzioni, in tutti gli specchietti disponibili, non c’era anima viva......











.....Aveva ormai imparato a memoria ogni minuscola crepa dell’odiato soffitto color crema, come ogni sfumatura del pacchiano motivo floreale dello studio. Il professor Patton si ostinava a irritarlo con domande subdole, a trabocchetto, e ormai da lunghi minuti il silenzio si protraeva, facendosi pesante.

L’omino calvo sembrò riscuotersi, si aggiustò gli occhiali sul naso importante e intrecciò le mani in grembo:

«Signor Hobbs», iniziò con quel suo solito tono troppo basso. «Ci conosciamo ormai da molti anni».

Clay sbuffò cercando di trattenere l’impulso di lisciare una piega formatasi sui pantaloni.

«I miglioramenti sono stati davvero notevoli, soprattutto in questi ultimi mesi, tuttavia…»

Clay si schiarì la voce desiderando di essere ovunque tranne che lì, ma aveva saltato tre incontri e la tirata d’orecchio era arrivata dall’alto stavolta, chiara e semplice: ‘O continui la terapia o ti segreghiamo dietro una scrivania’.

«Tuttavia ha saltato degli incontri e, ecco, io la ritrovo qui con le mani che fremono, si è schiarito la voce, vediamo…» Controllò un taccuino. «Quarantasette volte in» controllò l’orologio, «mezz’ora scarsa».
Per tutta risposta Clay si allentò il nodo della cravatta e si schiarì ancora la voce allontanando il colletto della camicia dal collo, come se bruciasse.......





....Anja Volkova stringeva forte i braccioli della poltroncina della classe economica. Prima l’atterraggio a Francoforte e poi un altro lungo volo fatto di scossoni, finalmente l’America era sotto di lei. Poteva distinguere le abitazioni, le strade, tutto era minuscolo e appiccicato, come in un plastico, di quelli che aveva tante e tante volte studiato durante l’addestramento.

L’esuberanza dei suoi ventidue anni cozzava contro ciò che le avevano detto e ripetuto infinite volte: l’America era un covo di corruzione e perversione. Un luogo dove tutto era troppo facile, troppo enfatizzato e sprecato. Ma ora le luci della città, del traffico e delle insegne a neon le facevano accelerare i battiti. Avrebbe dovuto essere preparata a quella sensazione, chiuse gli occhi e si ripeté perché era lì. Inspirò profondamente....



PROBLEMI FAMILIARI



Leila era soddisfatta e serena, come non si sentiva da secoli: il turno era stato leggero, senza urgenze, e si era potuta dedicare quasi tutto il tempo a Clay. Un sorrisetto compiaciuto si appiccicò subito alle sue labbra, al ricordo del loro punzecchiarsi e degli sguardi eloquenti. Non avrebbe portato da nessuna parte, lo sapeva, ma era piacevole e aveva deciso di non porsi troppe domande per il futuro.

Ora aveva in mente di fare un lungo bagno schiumoso e portare Chris al parco, poi magari cinema e pizza.

Infilò le chiavi nella toppa, sperando che Sharla avesse sistemato il casino della sera prima. Non aveva la minima voglia di sprecare il pomeriggio libero a ripulire cocci o tracce di vomito.

«Sono a casa!», annunciò.

La scena che le si presentò davanti la bloccò disarmata. Chi diavolo era quella? Sharla la guardò con aria colpevole, Leila corrugò la fronte: cos’altro aveva combinato stavolta?



«Ehm, Leila, questa è Katrin Wolf, l’assistente sociale».



..E GELOSIE



«Un bel pensiero rubacuori», scherzò sdrammatizzando. Clay poggiò entrambe le mani sulle spalle di Leila, fissandola, ipnotizzato da quello sguardo che era divenuto onnipresente nei suoi pensieri, nel bene e nel male.

«Buongiorno!», una voce squillante e decisa l’interruppe, i due sobbalzarono, sentendosi colpevoli di esser stati scoperti durante qualcosa che non era neanche accaduto.

Clay spostò di malumore lo sguardo sul proprietario della voce inopportuna. Istantanea nausea e antipatia. Un uomo belloccio, abiti curati e pettinatura fissata all’indietro col gel. Classico tipo pieno di sé, classico rubacuori. Poteva quasi sembrare un maldestro tentativo d’imitazione della sua persona. Lo squadrò dalla testa ai piedi: no, scarpe dozzinali e vistose, come pure l’abito non di sartoria, anche il dopo barba era troppo forte. Era un damerino da quattro soldi, concluse.

Leila allungò la mano per salutare: «Buongiorno, piacere, sono…»

«Leila Lane», finì lui.

«Sì, giusto»

«Io sono il detective Richard Garrett, sembra che noi tre dovremo collaborare per le prossime settimane».

Clay sentì una morsa stringergli lo stomaco, non poteva crederci, Peter gli giocava davvero un brutto tiro: lì sotto terra in compagnia di uno spocchioso damerino, dell’FBI per giunta.

«Tu devi essere Clay Hobbs».

Gli porse la mano, Clay fu tentato di rifiutarla, poi decise che era meglio rimanere buoni per il momento.

«Esatto», confermò ricambiando la stretta.


DICONO DI PHOENIX 2 :

http://www.writersdream.org/forum/forums/topic/30456-phoenix-persecuzioni-francesca-rossini-comitato-di-lettura/?_fromLogin=1

phoenix

stasera vi voglio presentare ad uno ad uno tutti i miei lavori
eccovi il mio primo lavoro Phoenix presentato da qualche stralcio e qualche indiscrezione





Sinossi
1983. Un enigmatico agente dell'intelligence americana: Clay Nathan Hobbs, nome in codice Blue Shadow, coinvolge l'infermiera Leila Lane in una rocambolesca avventura in Europa sulle tracce di un agente del kgb, Egor Vinogradov, che ha un grosso conto in sospeso con lui. La comparsa in scena dell’agente segreto Rebecca Doyle, complicherà rapporti tra i protagonisti.



http://www.prosaepoesia.net/?page_id=7229#phoenix
Questa la prima puntata, per scoprire di più sul mi romanzo, vi aspetto con commenti o critiche!!!!!
A proposito di Phoenix… Un romanzo sotto la lente d’ingrandimento.
Eccomi qui a raccontarvi del mio libro, non è mai facile spiegare quel che si prova a parlare dei personaggi che sono usciti in forma grezza dalla propria mente, si sono visti plasmare e crescere di giorno in giorno, man mano che le idee assumevano la forma scritta.
Oggi, in questo spazio concessomi, vorrei cercare di parlarvi un po’ più approfonditamente del mio lavoro.
Phoenix è nato in una condizione particolare, durante i mesi di una gravidanza costretta a letto. “E hai scritto un thriller?” Direte voi. Beh, sì, è un po’ atipico se raffrontato al periodo della gravidanza, chiamato ‘dolce attesa’, in cui si dovrebbe pensare a cose delicate, tranquille e dolci, ma che devo dirvi? è nato per caso e da subito è vissuto di vita propria. Spesso mi sentivo addirittura spettatrice più che creatrice, quando mi svegliavo nel cuore della notte con un’idea, quando nel bel mezzo di qualsiasi cosa correvo al mio taccuino a riportare stralci di dialoghi, che vedevo proiettati nella mia mente come in un film.
L’ambientazione è quella della guerra fredda, negli anni ottanta. Intrighi internazionali, complotti, armi sperimentali, sono le minacce cui i personaggi si trovano a combattere in questa avventura. I luoghi sono molteplici: si parte da Washington, sede centrale della CIA, per passare al gelo dei monti Appalachi, per poi volare in Svizzera, sulle tracce di un agente del Kgb e infine nella Germania est del regime, dritti nella prigione della Stasi. Tra torture psicologiche e fisiche, in un continuo muoversi delle scene, sempre alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Ma senza tralasciare l’interazione tra i personaggi, vero nodo centrale della storia.
I dialoghi sono la cosa che mi ha divertito di più. I battibecchi e le liti tra i protagonisti, le incomprensioni, i pensieri intrecciati di come ognuno di loro vede la stessa realtà, è un qualcosa su cui ho lavorato molto, ma mi ha dato la maggiore soddisfazione in termini di riuscita.
Il periodo storico e l’ambientazione geografica mi hanno fatto invece veramente penare. Ho studiato e studiato, letto tutto quel che mi capitava a tiro, che fosse correlato: Per la parte geografica ho consultato mappe satellitari, guide turistiche e scocciato chiunque avesse visitato quei posti (soprattutto per la parte negli Stati Uniti). Per la prigione della Stasi ho letto ogni documento, ho studiato la piantina e letto ogni testimonianza di chi vi è stato imprigionato. Il risultato è abbastanza veritiero seppur intriso di elementi amplificati o creati da me, adatti ad una storia di fantasia. Ho infatti deciso di lasciare tutte le informazioni da sfondo. È un romanzo d’intrattenimento, non volevo rischiare di annoiare il lettore. L’azione e la storia in sé devono far da padroni, questo è stato il mio motto.

I PROTAGONISTI




Ma veniamo a loro, i protagonisti, Clay Nathan Hobbs e Leila Lane. La loro personalità è al centro della storia, assieme all’azione, che senza sosta accompagna tutta la vicenda, che si svolge in un arco di tempo relativamente breve, un mese circa in tutto. Clay, nome in codice Blue shadow (e anche qui il doppio nome nasconde un significato che verrà svelato nel romanzo), è un agente del ramo segreto della CIA, affascinante ed enigmatico, non mostra agli altri la minima presenza di emozioni. Ma nasconde un passato doloroso, che lo tormenta nei sogni e viene fuori prepotentemente attraverso ossessioni e tic che lo caratterizzano. Come quello di mettere tutto in ordine, catalogato secondo un preciso criterio, che siano le matite in una scrivania o i bagnoschiuma nella mensola della doccia. È un uomo che vive per il suo lavoro, che usa le donne come divertimento, pur avendo una relazione fissa da nove anni, che non ha paura di mettere a rischio la propria vita, forse perché non ci tiene poi così tanto. È un uomo che inizialmente può suscitare antipatia, in cui non è semplice identificarsi, ma che piano, piano mostrerà sfaccettature impreviste del suo essere. Questo soprattutto grazie all’incontro- scontro con Leila, infermiera, mamma single, nonché informatrice per la Cia. Leila è una donna allegra, un po’ pasticciona, ma forte e con l’animo buono e altruista. Cresce suo figlio da sola e anche i due di sua sorella, che dopo l’ennesimo divorzio si è trasferita da lei, senza la minima capacità di contribuire alla buona riuscita dell’andamento familiare.

Leila è una donna caparbia, che se la prende facilmente, ma facilmente perdona. Ha un sogno improbabile: quello di diventare un agente, ha fatto domanda per il corso di addestramento, ma è stata rifiutata, così per ora si accontenta di fare l’informatrice. Si trova ad aiutare Clay per caso, ma subito coglie al volo l’occasione per vivere quell’avventura e lo segue in Europa, anche se non voluta.
Clay considera Leila un peso, è attratto dalla sua bellezza ma odia la sua ‘normalità’, inoltre considera il fatto che abbia un figlio un valico insuperabile persino per una flirt di breve durata. Leila invece pensa che Clay sia davvero pazzo e ne ha spesso paura, anche se a mano a mano imparerà a conoscerlo davvero, creando crepe sempre più profonde nel guscio che lui si è costruito.
A complicare le cose, l’arrivo di Rebecca, eterna compagna di Clay, agente anche lei, bellissima e sfacciata, accetta il rapporto libero con Hobbs, ma scoprirà presto cosa significa essere gelosi.
Credo di avervi detto a grandi linee come è stata costruita la mia storia, aspetto vostre domande. Cercherò di rispondere ad ogni vostra curiosità.

stralci:
Lunedì 31 Ottobre ore 7:00

La sveglia suonava ormai da molto, Leila la sentiva con la parte attiva della sua mente, ma un’altra parte di sé continuava a dormire e sognare avventure entusiasmanti, lunghi baci appassionati, un paio di occhi di un intenso verde. Scattò seduta all’improvviso, era successo davvero? Era stato tutto un sogno? Aveva davvero conosciuto un uomo misterioso, bellissimo, affascinante e… Spia? Si stropicciò gli occhi sorridendo, un sordo dolore alla nuca le ricordò che era tutto vero, beh quasi tutto: niente baci, avventure misteriose, solo tanta paura e una bella botta in testa.
Si guardò intorno, non aveva sentito suo figlio alzarsi, aveva davvero dormito profondamente, la bocca era impastata e sentiva un saporaccio, i postumi della sua avventura.
Scese dal letto e sentì gridare al piano di sotto:
«Ti ho detto di ridarmelo subito, imbecille!»
«No, no e no!»
«Mmmm, oh no!» mormorò Leila stropicciandosi gli occhi: “Vita reale! Problemi reali” pensò, erano i ragazzi che litigavano come al solito.

………………
Buio, Clay fu svegliato dal rumore della sua stessa tosse, non sapeva se fosse giorno o notte, non che avesse molta importanza, viste le circostanze, gli doleva tutto, ma era vivo, almeno per ora. Si tastò le ferite per capire quanto sangue stava perdendo e fu sorpreso di sentire che il suo corpo aveva delle fasciature, era stato medicato, non avevano intenzione di lasciarlo morire, per ora.
La testa gli doleva e pulsava, non riusciva a pensare lucidamente. Aveva perso Vinogradov, di nuovo, questo era certo, se ne fosse uscito vivo aveva anche tutto questo da mettere in conto al russo, oltre alla vecchia cicatrice sul braccio. Wallace era morto e quasi certamente anche Nalvano, quella missione si era trasformata in un vero incubo.
…………………..

Il traffico era pazzesco quella mattina, Leila era impaziente, stava per arrivare in ritardo per la terza volta quella settimana, si sarebbe messa nei guai con la caporeparto. Quella strega della signorina Margaret Terry, un donnone di novanta chili per un metro e ottanta, che metteva paura solo a guardarla. Leila rabbrividì ricordando come la sua voce la colpiva sempre alle spalle come una martellata: «Signorina LANE!». Sussultò al solo pensiero, poi scosse la testa facendo una smorfia, consapevole che l’avrebbe accolta in quel modo tra qualche minuto.
Cercò parcheggio nell’interrato, ma naturalmente non lo trovò: pioveva e lei non aveva un posto riservato, si sarebbe bagnata, visto che aveva anche dimenticato a casa l’ombrello.
Sospirò, parcheggiò nel primo posto libero, lontanissimo, ovviamente, scese dall’auto e mise il piede in una pozza: «Meraviglioso!» esclamò. Camminò veloce tenendosi stretto il cappotto sul collo, la pioggia gelata le sferzava il viso.
Corse agli spogliatoi, aprì il proprio armadietto e urlò scattando all’indietro e cadendo sulla panca alle sue spalle.
……………………
Leila era stata zitta fino a quel momento, ma la stanchezza, il freddo e soprattutto la paura, avevano portato la sua pazienza all’esasperazione: era di umore nero e aveva bisogno di prendersela con qualcuno, di sfogarsi:
«Grazie tante signor agente segreto dei miei stivali!» esordì all’improvviso, Clay si girò di scatto a guardare nella sua direzione senza fermarsi, gli occhi sbarrati in una muta domanda.
«Avevi organizzato tutto alla perfezione eh? Mi hai dato anche quella stramaledetta botta in testa, che ancora fa male, tra l’altro, e tutto per niente: mi hanno collegata a te ugualmente, mi hanno rapita! Bella spia sei, devi essere un agente di bassissimo livello, una vera schiappa.»
........................................

Clay notò una nota di stizza in quell’ultima frase, fortunatamente in quel momento arrivò un cameriere: un ragazzotto il cui grembiule e taccuino costituivano la sua unica divisa.
«Cosa prendete da bere?» domandò affabile.
«Una birra rossa doppio malto» chiese Leila.
«Gradiremmo un cabernet sauvignon, un Stag's Leap Cask 23, possibilmente del 1974. Oh, la cantina è la Stag's Leap Wine Cellars, non la Stag's Leap Winery. Nome simile, qualità del tutto diversa e mi raccomando la temperatura di servizio…»
Il cameriere lo fissò ad occhi sgranati, Leila se la rideva divertita.
«Sta scherzando?» chiese il ragazzo, Clay rimase spiazzato, il cameriere vedendo che era serio continuò: «Abbiamo solo il vino della casa, rosso o bianco.»
Clay sembrava tremendamente a disagio, Leila lo trovò adorabile così vulnerabile, lui poco dopo si riprese e disse:
«Prendo quella che ha preso lei.»
«Ottima decisione, non te ne pentirai» Leila gli sorrise, lui rispose con un sorriso incerto.
«Non è il genere di posto che frequenti immagino» chiese Leila.



«No, non lo è, non per divertimento almeno, e mai con una donna.» Lei non disse nulla, lo fissò divertita sgranocchiando un grissino di pane.


................................



PRIGIONIA

Leila non sapeva da quante ore fosse lì, aveva perso la cognizione del tempo e la consapevolezza della sua fisicità. Si sentiva galleggiare nel nulla, in quel buio, silenzioso, mare di gomma nera.
Aprirono la porta e lei fu accecata dalla luce che proveniva dal corridoio, le dissero qualcosa e a lei sembrò strano sentire una voce umana, ringraziò il cielo constatando che non aveva perso l’udito, doveva essere un’altra diavoleria in uso in quella gabbia di matti. Provò uno strano senso di piacere nel contatto umano, anche se con i suoi aguzzini, avrebbe voluto abbracciare la guardia, ma non aveva più le forze per muoversi, la trascinarono letteralmente nella stanza degli interrogatori.
Di nuovo l’uomo con i baffi, sempre lui, iniziava a desiderare la conversazione.
La fece sedere, sembrava molto più gentile, o era il suo desiderio di contatto umano a farlo sembrare tale? Le offrì una tazza di tè caldo, che lei bevve riconoscente. L’uomo iniziò: «Allora mi vuole dire il suo vero nome?»

Leila continuava a tacere.



estratti dal mio nuovo romanzo

Ed eccomi qui a presentarvi meglio il mio nuovo lavoro attraverso qualche estratto :-)


1
Si sentì osservata e vide il professore che la fissava sfacciatamente, le mani ai fianchi. “Non ci credo, ecco che si avvicina” lei lì a gambe larghe e braccia su, il volto rosso per la vergogna il cuore in tumulto. Maleducato!
«Che ne dici di giocare con noi? Impariamo a palleggiare e tirare a canestro, per ora mirano solo a dei cerchi in terra, ma mi sembra più divertente di questi esercizi dell’ante guerra».
“Davvero maleducato! Il re dei maleducati” Laura sentì le guance fiammeggiare e la bile salire. «Ma se ne vuole andare? Non vede che faccio lezione?»
«Oh lo vedo, lo vedo», le scoccò un’occhiata eloquente e sorrise, anzi ridacchiò sfacciatamente.












2
«Va bene, sono stata io ok? Io… io… volevo rifiutassi l’appartamento!»
Lorenzo aggrottò la fronte. «E perché mai?»
«Tu… tu … non mi sei simpatico».
«Oh tante grazie miss simpatia, mi conosci da dieci secondi e hai già deciso. E comunque, fai così con tutti quelli che non ti vanno a genio? Non mi stupirei se tu fossi la persona più sola al mondo» si arrabbiò, ma chi credeva di essere quella signorina so tutto io? «Ti do una brutta notizia: ho già firmato e non sarà certo un po’ di lucido da scarpe e del pomodoro a farmi cambiare idea». Si allontanò richiudendo la porta con il tallone. Che snob! Tentativo davvero patetico, ma non si poteva dire mancasse d’inventiva. Si sarebbe divertito a stuzzicarla, era una vittima fin troppo facile, lei, i suoi occhialetti e i capelli tirati.





3
Lorenzo percepì che lei era sveglia come lui. Non disse nulla, non si mosse, stava bene a contatto con la sua pelle. Certo faceva un gran caldo, la febbre doveva essere calata e con essa erano spariti i brividi.
«Sei tremendamente ingombrante», sussurrò girandosi verso di lui. Si trovarono faccia a faccia. Lei corrugò la fronte «e invadente» aggiunse.
«Il divano era mio se non sbaglio, sei tu che mi hai usurpato il posto».
«Mmm, sta’ zitto per favore, non hai esattamente un alito fresco».
«Ok, ok ho capito». Si mise a sedere, aspettò che passasse il giramento di testa e si alzò. «Vado a prepararti un tè, devi bere, ha detto il dottore che passerà a controllarti in mattinata».
«Hai chiamato il dottore? Il mio dottore?»
«Non conosco altro medico, mi sono appena trasferito, ricordi?»
Lei ritrovò le forze mettendosi a sedere «devi andartene subito»
«Non ti lascio così con la febbre alta, non me ne vado affatto»
«Non capisci, ti troverà qui insieme a me, capirà che hai dormito qui, lui penserà…»
«Oh, ancora con questo ‘penserà’, ma quanti film ti fai sulle opinioni della gente, cosa t’importa cosa penserà un medico e soprattutto figurati quel che gliene frega a lui di quello che fai della tua vita».
«Si dà il caso che sia un amico di famiglia, conosce benissimo Fulvio e gliene frega eccome della mia vita, lo spiffererà subito a mio padre». Si era alzata e lo sospingeva fuori dall’appartamento. «Io sto benissimo, ho già avuto la febbre, non morirò per un po’ di influenza, e nemmeno tu, ora fuori, fuori!»
Lo sospinse fino alla porta, afferrò la maniglia. Proprio in quell’attimo suonò il campanello.
«Ecco, troppo tardi» sibilò. «Nasconditi!»
«Cosa? Sei pazza?»
«Ho detto nasconditi, in camera mia, forza».
Lui obbedì mandandola al diavolo con un gesto della mano.







4
Laura prese la sua mano, il cuore già la tradiva, accelerando i battiti.
“L’emozione della danza”. Mentiva. “La gioia di imparare”. Mentiva spudoratamente.
Sentì la mano nel basso della schiena, che l’attirava verso di lui. Chiuse gli occhi e si lasciò guidare. Nessuna musica. Ma i rumori della cittadina sembravano lontani, attutiti. Molto più forte il palpito del proprio cuore al ritmo di quello di Lorenzo.
Lui si muoveva piano, Laura non riconobbe alcun passo che le avesse insegnato, ma non importava. Si sentiva bene. Poggiò il capo sulla sua spalla, il naso sull’incavo del collo. Avrebbe voluto rimanere lì per sempre.


giovedì 21 luglio 2016

nuovo staff

Ed eccomi qui a presentarvi il nuovo fantastico staff per il blog Scrittori e lettori online, siamo carichi e pronti , vi aspettiamo!!


MARIA FRANCESCA MATTERA

Sono passata direttamente dall'indossare anfibi e divisa dell' EI all'essere mamma di tre maschietti... al momento non sono capace di individuare le differenze tra campo di battaglia e casa mia, ma vi farò sapere.
Cresciuta a pane e Mc Nab e restando in tema di guerra (che viene combattuta h24 da omini microscopici nella mia testa) ho sempre adorato leggere, leggere e leggere e sono stata (e resto) segretamente innamorata di Gabriel D'Annunzio (ops! L'ho detto!), con cui so di avere avuto a che fare nella mia vita passata, ma preferiscono non scendere nei dettagli su quest'argomento.
Oltre a "Gabri" AMO (perché la AMO) Tiffany Reisz che è in assoluto tra i miei autori preferiti perché è geniale e diabolica allo stesso tempo, e questo... ci piace!.
Al momento il mio genere è, manco a dirlo, l' "erotic romance", sulle orme della mia beniamina (che ho appena citato).
Il mio "show don't tell", ancora da perfezionare... giuro sul mio onore che migliorerà. Speriamo.

LINK ACQUISTO IL DUBBIO : https://www.amazon.it/Il-dubbio-Maria-Francesca-Mattera-ebook/dp/B01IQHOOJ6/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1469108337&sr=8-1&keywords=FRANCESCA+MATTERA




ANDREA CALVI



Mi chiamo Andrea Calvi, sono nato a Milano 43 anni fa e sono un ingegnere.

Normalmente quando mi presento non ostento il titolo accademico, ottenuto con fatica in anni di studio, anche perché spesso quando mi chiedono che lavoro faccio, e io rispondo: “sono un ingegnere”, le persone si spaventano o peggio perdono interesse nella conversazione perché forse non si ritengono all’altezza; effettivamente non posso dare torto a questi individui perché “l’ingegnere” non è una persona normale.

Forse è il caso che mi presenti in un altro modo: mi chiamo Andrea Calvi, ma molti mi conoscono come Andy Ben, sono nato a Milano 43 anni fa e sono uno scrittore.

Scrittore nel senso stretto della parola, ovvero sono una persona che scrive e che per caso, o per fortuna, ha trovato un matto che ha deciso non solo di pubblicare quello che ho scritto ma anche di pagarmi i diritti d’autore; il che conferma senza ombra di dubbio che gli editori sono persone infinitamente più strane degli ingegneri.
Mi racconta un po’ il libro e i suoi protagonisti?

Ora, lei (personaggio piuttosto bizzarro n.d.a.) mi chiede di rilasciare una sorta di intervista dove racconto la sostanza della mia ultima fatica (“Squarcio” n.d.r.) delineandone sommariamente contenuti e personaggi. Ok, posso accettare tutto, ma ci siamo impegnati per mantenere ermetica e misteriosa la sinossi e la quarta di copertina, scrivendo due kazzo di righe che sono talmente criptiche che manco uno scienziato della NASA le riuscirebbe a capire e ora lei mi chiede a distanza di due mesi di spiattellare in pubblico trama e personaggi? Ekkekkazzo no... che si comprino il libro!
Dove ha preso l’ispirazione?

Egregio signor editore, io la stimo, la rispetto e le sono infinitamente grato per aver pubblicato il mio romanzo slap, slap, slap (suono della classica “leccata di culo” n.d.r.)… però adesso torniamo per un attimo seri: lei sa benissimo che in Italia i bambini nascono con i libri tra le mani, che a tre anni sanno già leggere e scrivere e che in media un minorenne legge dai 3 ai 5 libri al mese!! Ho un pubblico giovane troppo vasto per dirle realmente da dove ho preso l’ispirazione (fondamentalmente sono tutte sostanze illegali n.d.r.), percui mi faccia una domanda un po’ meno imbarazzante.
Qual è il genere del libro?

Maschio, decisamente maschio. C’è qualche spruzzo di femminilità, ma è solo l’aroma di Chanel n°5 allegato in copertina.
Lo stile

Lo stile è importante. Io mi vesto sobrio e spesso mi spoglio ubriaco fradicio: questo è stiloso.
Scusi, mi ha frainteso, intendevo lo stile del romanzo

A me lo chiede? Non ho ancora visto il cartaceo, kennnesò! Sarà il classico formato A5 di un centinaio di pagine con grammatura 130 e colore avorio, copertina flessibile.
Ok, lasciamo perdere.
“Squarcio” cosa rappresenta per lei?

Lei vuole la verità? La verità vera? Cioè, lei vuole che io mi sputtani pubblicamente in questa intervista? E vabbè come desidera. Venga con me.
Dal salotto ci spostiamo in cortile dove è parcheggiata una Ferrari 308 GTS d’epoca (quella di Magnum PI per intenderci n.d.r.) e il nostro aggiunge…

Questo è ciò che rappresenta il mio romanzo. Ho pagato la prima rata con l’anticipo che mi deve sui diritti d’autore… ma dato che ho venduto 100.000 copie in 10 giorni credo non avrà difficoltà a liquidarmi tutto.
(Ora mi rendo conto di avere a che fare con un pazzo furioso! Ma chi me l’ha fatto fare di pubblicarlo? Sono nella merda fino al collo e devo sperare che sto qui non faccia l’onda n.d.r.)
Un ultima domanda: perché dovrebbero leggere il suo libro?

Leggere? E chi ha mai parlato di leggere. A me frega solo che il libro venga comprato, se poi viene usato come carta-igenica o per pareggiare le gambe del tavolo kissenefotte. Faccio un appello a tutti: comprate, comprate, comprate, che devo finire di pagare il “Ferrarino”.

Con una quintalata di sarcasmo, una spruzzata di cinismo e un pizzico di ironia, il tutto condito con due cucchiai di olio extra-vergine di oliva rigorosamente pugliese.

Andy Ben


il mio romanzo: Squarcio https://www.amazon.it/Squarcio-Andy-Ben-ebook/dp/B00SZIKKHW/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1469108502&sr=8-1&keywords=squarcio




PIETRO SANZERI , per noi HUNTER




Salve a tutti! Mi chiamoo Pietro Sanzeri e sono un cacciatore di anime. Nato nell'anno domini 1983 in Sicilia tra fuochi e fiamme infernali.

Sono un figlio della notte, figlio delle tenebre, figlio dell’oblio.

laureto in beni culturali e attualmente conto le pecore di notte...

Ho scritto un romanzo di genere Erotico ma di erotico ha poco visto che fanno continuamente zumba...

Ho scritto diversi racconti di genere misto. Amo unire l’horror con tutti i generi possibili facendo un miscuglio stile la torta della nonna.

Attualmente sto lavorando al mio capolavoro di Horror culinario (molti culi diabolici).









CLARA CERRI

E' una donna che ha studiato molto, appassionata di storia e di musica, ancora divisa tra ambizioni e sentimenti nonostante le mazzate che ha preso dalle une e dagli altri. Sfrutta la sua fantasia non per creare mondi ma per spiegare a suo modo la vita com'è, per guardare sotto la pelle degli eventi e delle persone. Ama leggere tutti i generi, dagli autori classici agli emergenti, e organizzare presentazioni ed eventi culturali in collaborazione con il Circolo letterario Bel-Ami di Roma.

Ha pubblicato due romanzi con Lettere Animate: Dodici posti dove non volevo andare, vincitore del I Premio letterario Amarganta nel 2015, e Lettere fra l'erba. Il primo è una saga sopra le righe costruita sulle memorie della sua famiglia e sulla storia recente, il secondo un romanzo diviso tra passato e presente, in cui una ragazza ricostruisce la storia di sua madre e del grande amore che ne ha segnato l'esistenza.

Ha pubblicato racconti sul blog Cronache Urbane e su varie antologie, la più recente delle quali è Oltre l'arcobaleno (ed. Amarganta)


Link:

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/Clara-Cerri-836168056458764/?fref=ts
Twitter: https://twitter.com/ClaraCerri


Lettere fra l'erba:

 http://amzn.to/1PJWR0o


Altre opere su Amazon:

Dodici posti dove non volevo andare http://amzn.to/1UA09Uf
Il primo scoglio (racconto gratuito) http://amzn.to/1PjYQGS
Oltre l'arcobaleno (antologia collettiva) http://amzn.to/29GdKxH












PAOLA CASADEI


In origine farmacista e direttore tecnico di laboratorio omeopatico, ho lasciato Forlì per amore e mi sono trasferita prima a Roma, poi a Montpellier, quindi per dodici meravigliosi anni in Africa (otto in Sudafrica e quattro in Mozambico), dove ho insegnato musica e italiano, per tornare poi alla passione iniziale: scrivere. Ora risiedo a Montpellier con la famiglia. Hanno traslocato con noi anche due gatti sudafricani e un cane mozambicano, Mango, Kruger, Luna! Un giorno ho trovato un libro che per me ‘valeva la pena’, allora mi sono improvvisata traduttrice e l’avventura è cominciata:
Come autrice finora ho pubblicato solo L'elefante è già in valigia, Lettere Animate Editore, 2015. Una storia nata da un’esperienza ‘stra-ordinaria’ in Africa, raccontata da Carlotta e il suo fratellino Giacomo (è lui che cerca l’elefante del titolo). Per saperne di più c’è il suo prequel, racconto (gratuito): In tre viaggi.
Come traduttrice ho pubblicato Malgré-nous. Contro la nostra volontà (titolo originale C’était malgré nous, di Caroline Fabre-Rousseau), Ensemble Edizioni, 2016. Una saga familiare che dalla Montpellier di oggi risale all’Alsazia e alla II Guerra Mondiale.
Ho tradotto invece dall’italiano al francese De l’obscurité à la lumière. Le byssus marin et Chiara Vigo (titolo originale: Dal buio alla luce. Il bisso marino e Chiara Vigo. Cartabianca Editore, 2016. Conoscete la ‘seta di mare’?
Ora sto traducendo un’autrice sudafricana, che scrive storie di un genere molto diverso dal moi solito: dark romance, avventura, erotico. Ma in realtà ho a mezzo molto più di questo…
I link :

L’elefante è già in valigia https://www.amazon.it/Lelefante-gi%C3%A0-valigia-Paola-Casadei-ebook/dp/B00V3R9GLS/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1468837703&sr=8-1&keywords=elefante+valigia

Malgré-nous. Contro la nostra volontà https://www.amazon.it/Malgr%C3%A9-nous-Contro-volont%C3%A0-Caroline-Fabre-Rousseau/dp/8868811316/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1468837804&sr=8-1&keywords=malgre-nous+contro+la+nostra+volont%C3%A0

De l’obscurité à la lumière. Le byssus marin et Chiara Vigo https://www.amazon.fr/lobscurit%C3%A9-lumi%C3%A8re-byssus-marin-Chiara-ebook/dp/B01FWVGXVQ/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1468838065&sr=8-1&keywords=susanna+lavazza

In tre viaggi (racconto gratuito) https://www.amazon.it/tre-viaggi-Spin-Off-ebook/dp/B00XV74XZ2/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1468838253&sr=8-1&keywords=in+tre+viaggi


Pagina facebook https://www.facebook.com/paola.casadei.54







MICHELE SBRISCIA  per noi IL SOGNATORE


E' un sognatore.

Ma di quelli con gli occhi aperti, perché quando dormo non sento nulla.

Ma poco lontano dalla porta della mia camera da letto, mi aspetta un demone e allora arrivano anche gli incubi a tormentarmi .

Nei pochi secondi di tempo libero che ho, amo ascoltare musica rock, disegnare, scrivere racconti e poesie, correre sotto la pioggia e arrampicarsi sulle piante!

Se vuoi conoscere i miei sogni e i miei incubi, devi solo seguire la piuma della Fenice.

Il link al libro è :

http://amzn.to/1gyug14

Per curiosità, interviste, cartoline promozionali e molto altro, ti aspetto nel gruppo dei miei amici
https://www.facebook.com/groups/1609656615964422/




E poi ci sono io...
Mi conoscete già no? noooo? 
Va bene, sono un'insegnante che ama pasticciare con le mani: pasta di mais, pittura, tutti i lavoretti creativi. Disordinata e sbadata, ho sempre centomila idee in testa, forse per questo cammino a naso per aria e non faccio che inciampare :-) La scrittura è il mio hobby preferito, ma viene sempre dopo la lettura: io non leggo... divoro libri. Che altro dire? Ah i miei lavori sono molto vari, come i miei interessi, vanno dai thriller phoenix alle fiabe illustrate, passando per i due romance contemporanei dal taglio ironico. trovate tutto qui https://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Delectronics&field-keywords=francesca+rossini







mercoledì 20 luglio 2016

Il mio angelo. Recensione



Lina Giudetti: Il mio Angelo

Titolo: Il mio Angelo

Autore: Lina Giudetti

Genere: Rosa contemporaneo

Editore: Self-publishing

Pagine: 286

Formato: e-book

prezzo: € 1,99

L’autrice:

Lina Giudetti è nata a Taranto sotto il segno del leone. Lavora come web designer ed è appassionata di mitologia e religione, ma legge un po' di tutto. Ha già pubblicato il romanzo "Anime eterne" con Lettere Animate.





SINOSSI

Aura è una ragazza molto complicata e segnata dal divorzio dei suoi genitori. A causa dell’abbandono del padre che si trasferì all’estero con la nuova compagna quando lei era ancora una ragazzina, ha sviluppato una profonda diffidenza nei confronti degli uomini considerandoli tutti dei gran bastardi e non ha mai voluto impegnarsi sentimentalmente con nessuno tanto che a ventitré anni è ancora illibata. I suoi unici interessi sembrano essere lo studio e il conseguimento di una laurea finché un giorno il destino non pone sulla sua strada Angelo, un trentacinquenne affascinante ed empatico che svolgendo la stessa professione di suo padre, l’odontoiatra, stravolgerà la sa vita al punto tale da spingerla a rivalutare ogni convinzione e preconcetto. Tra loro nascerà sin da subito una forte attrazione che porterà Aura a scoprire pian piano le gioie dell’amore e del sesso… Angelo le colmerà ogni vuoto che ha nel cuore donandole la tenerezza e la dolcezza di cui ha bisogno. Tutti i suoi drammi interiori tuttavia e il suo inconscio complesso di Elettra renderanno la sua vita ricca di alti e bassi finché non accadrà l’impensabile…





Fin dalle prime parole, mi sono subito fatta un’idea chiara di chi fosse Aura: una donna insicura, che non ha mai superato il trauma di un divorzio precoce tra i genitori. L’autrice stessa sceglie di dirlo in prima battuta all’apertura del libro. Qui è il nodo della personalità di Aura: un padre libertino, che l’ha lasciata ad otto anni, una madre vittima dell’alcol, un rifugio illusorio nel cibo, per colmare vuoti, il rifiuto a legami amorosi, per non soffrire.

È Aura unica vera protagonista di questa storia, non eroina perfetta, anzi, personaggio che a volte è talmente infantile, egoista e pedante da risultare snervante per il lettore, che pur ne percepisce le ragioni :i disturbi alimentari, la privazione affettiva, che l’hanno portata ad essere quella che è. Il protagonista maschile è Angelo. . . stesso nome del padre di Aura e addirittura stesso lavoro, molto più vecchio di Aura, pacato, premuroso e (fin troppo) perfetto, che, al sapere del problema di bulimia di Aura, cerca di aiutarla. Angelo è un po’ il ‘cavaliere’ d’altri tempi, il principe azzurro che soccorre la donzella, ma lo è davvero?

La storia tra loro parte, cosparsa di dolcezza e sensualità delicata, pur tra alti e bassi, dovuti soprattutto alla reticenza di Aura, che pian piano però sgretola le barriere, lasciandosi amare. Anche se non nel modo corretto: Aura vede un Angelo in Angelo, che la salvi da tutto, persino da se stessa e questo idolatrare una persona non è mai la cosa giusta da fare, infatti Aura arriva a ritenerlo persino indispensabile per la propria sopravvivenza. L’amore diviene dipendenza, insana e soffocante.

Poi arrivano colpi di scena, intrighi tradimenti, i buoni che tanto buoni non sono ( come nella realtà purtroppo) rendendo la trama sempre coinvolgente.

C’ e un messaggio che spicca su tutto e che ritengo molto importante: mai pensare di potercela fare da soli quando si soffre di disturbi come la bulimia.

Un difetto che ho riscontrato è la presenza forse di alcuni particolari di troppo in alcuni punti e un eccessivo calcare la mano sulla personalità di Aura, forse un po’ troppo immatura, un po’ troppo petulante, un po’ troppo isterica, magari la narrazione in terza persona in questo caso avrebbe aiutato ad attenuare un po’ queste caratteristiche, mostrandoci lati più delicati e vulnerabili di questa ragazza visti dall’esterno.

Per il resto ho trovato molto ben descritte le parti dedicate alla malattia, la narrazione è scorrevole e fluida, piacevole.

Il finale, per niente scontato, lascia spazio a un sequel, che sarei molto curiosa di leggere.











Giudizio complessivo:

un romance attuale, che scava in profondità, che parla di sentimenti senza essere smielato. Consigliato.





Segnalazione nuova uscita Il dubbio

Ed ecco una mia compagna di uscita e non solo, aspettatevi grandi novità sul gruppo scrittori on line, ma non siamo qui per questo... anche questo ebook è appena online e dalla cover promette bene, io l'ho appena acquistato e voi? che aspettate?





Titolo: IL DUBBIO 
Serie: IO NON TI LASCIO (il dubbio, la scelta, la conferma, la scoperta di prossima uscita) 
Autore: MARIA FRANCESCA MATTERA 
Prezzo: euro 1,49 su amazon euro 17,50 cartaceo 
(260 pagine) 
Editore: Lettere Animate 
Genere: Erotic Romance



Sinossi.

Greice è una giovane mamma che cerca di tenere a bada in tutti modi un ex marito che la rivuole con se. Lou, miliardario dispotico e abituato ad averla sempre vinta non la lascerà andare tanto facilmente. La storia si complica quando nella vita di Greice entra, per pura fatalità, il giovane Person, capo della sicurezza di un circolo privato in cui accadono "strane cose". Parallelamente uno sconosciuto che corrisponde fisicamente al suo ideale di uomo incrocia la sua strada. Greice giunge alla conclusione che l'uomo perfetto per lei debba avere i soldi di Lou, l'arguzia di Person e la fisicità del giovane sconosciuto...



estratto:
"È notte fonda, sono tutta appiccicata di champagne e mezza nuda davanti ad un tizio che si è divertito a giocare con me facendo una specie di doppio gioco. Peggio ancora mi ha manovrata ben bene come un burattino. La prima cosa che avrei fatto in una condizione un po' più normale? Sarei corsa fuori. Ma è evidente che non posso. Il pezzo di sopra del mio vestito è sul pavimento, strappato e non più indossabile, il pezzo di sotto fradicio di champagne e mezzo appiccicato alle cosce. Spero che dietro quella famosa porta ci sia un bagno, sarebbe la mia salvezza non mi farei nessun tipo di problema ad andare via in accappatoio. Non riesco nemmeno a voltarmi per raggiungerla, la porta, finirei per incrociare il suo sguardo e mi sento troppo imbarazzata per farlo. Non solo sono nuda, sono stata "messa a nudo" da lui e in cambio cosa ho ricevuto? Bugie. Per come la vedo io si è preso gioco di me. Ecco perchè se la rideva, spesso e volentieri, guardandomi. Tremo, più dal nervoso che dal freddo. Sono stretta nel mio stesso abbraccio ed ho lo sguardo a terra. Sembrano attimi interminabili. Lui intanto si è tolto la maschera e ne ho la conferma quando la vedo che cade ai miei piedi lasciata scivolare dalle sue stesse mani come l'ultimo baluardo di un mistero grottesco. Potrei girarmi e guardarlo in faccia, ma mi manca la forza per farlo. Avrei le mie conferme che mi metterebbero ancora di più in imbarazzo. Ma non era questo che volevi, Greice? Un unico uomo con le caratteristiche di ciascuno. Incalza la mia coscienza. No! le rispondo nella mia mente. Sento i sui passi dietro di me e dopo poco la fodera fresca della sua giacca tocca la pelle delle mie spalle. Il suo odore familiare mi inebria come la prima volta ma a questo giro non basta a rassicurarmi. Il suo gesto è un modo per farmi capire che non devo essere in imbarazzo, mi sta offrendo una sorta di scudo dietro il quale schermarmi, avendo premura di coprirmi. Lo apprezzo ma non mi sento meglio. Afferro il bavero della giacca e mi copro interamente, avvolgendomi la tengo chiusa con i pugni serrati dall'interno. Senza alzare lo sguardo mi volto e lo oltrepasso urtandolo forte con la spalla, sdegnata. Cazzo, non si è mosso di un millimetro, nonostante il fatto che l'abbia urtato forte. Mi strattona restando silenzioso, mi volta verso di lui e mi tiene saldamente per le braccia. Non potrei ne muovermi ne divincolarmi. Dovrei supplicarlo per convincerlo a lasciarmi andare. Non lo farò mai in un ambivalenza che rasenta la follia. Per prima cosa non lo farò perché non ho mai supplicato nessuno, e poi perchè ci sto così bene tra le sue mani. Raccolgo quanta più forza interiore possibile e alzo lo sguardo. È lui. Inspiro profondamente per liberarmi dal macigno che ho al centro del petto. Mi manca l'aria. Abbasso subito lo sguardo, e' più forte di me, non ce la faccio a guardarlo provo una sensazione di vergogna e non so darmi una spiegazione. <<Guardami Greice...>> Tuona fermamente la sua voce. Non muovo un muscolo resto intrappolata nella sua stretta. <<Ho detto guardami!>> Cosa sarebbe una specie di ordine? Non capisce che un atteggiamento simile non mi aiuta affatto?. Adesso basta, me ne vado. Mi dimeno cercando scampo, lui continua a tenermi forte mentre con la mano sinistra mi solleva il mento per farsi guardare. <<Lasciami... sei uno str...>> Ringhio arrabbiata e non riesco a terminare la frase, le sue labbra premono sulle mie. ..."

La mia nuova uscita




Ieri qualche anima nera ha deciso di rovinarmi l'uscita del nuovo romanzo facendomi uno scherzetto niente male: hanno segnalato ( serve più di uno perchè la segnalazione si trasformi in blocco) il link di acquisto del mio libro. Risultato? non potevo postarlo su facebook , una finestra di messaggio si apriva dicendomi di rimuovere il link perchè segnalato come non appropriato.
Premesso che non contiene parolacce nè contenuti pornografici: è un romance contemporaneo, ironico, innocuo.
Oggi proseguo per la mia strada, con un po' di entusiasmo in meno, con un po' di amarezza in più: ho sempre cercato di dare spazio a tutti gli autori, in questo mio piccolo blog, i miei libri non sono best sellers, a chi potevo dar fastidio?


In questo spazio però oggi sono qui per ringraziare tutte le persone che mi hanno dimostrato affetto e solidarietà, perchè queste persone velenose non sanno che il mondo dell'editoria è pieno di serpi, ma anche di gente onesta, sincera, che non pensa solo al proprio tornaconto , ma cerca di aiutare gli altri.

Dopo questa lunga premessa.......rullo di tamburi...............

eccomi a presentare IL MAESTRO PARLA STRANO... Amori e guai ai tempi della 'buona scuola'
un romanzo leggero, ma che affronta anche tematiche delicate, che parla di rapporti di amore e amicizia, ma anche dello splendido legame che si instaura tra insegnante e alunno.

Punta il riflettore su molte cose che non vanno nella scuola italiana, ma anche e soprattutto sulla modalità di scuola di qualità, che molte insegnanti riescono a raggiungere solo grazie alla loro passione, nonostante la burocrazia, strutture e mentalità fatiscenti.

E' un romanzo in cui ho messo tutta la mia anima da insegnante unita alla mia anima romantica. spero il risultato sia piacevole. buona lettura!

ecco la sinossi :


Laura, una maestrina tutta d’un pezzo, occhiali, capelli tirati in uno chignon e la convinzione che la vita sia fatta di sacrificio e organizzazione. Lorenzo, un eterno precario, convinto che la vita sia solo battute di spirito e occhiate dolci alle colleghe. Due anime opposte, che dovranno imparare a collaborare per un anno. Laura rimarrà ferma nelle sue convinzioni, barricata nelle sue certezze e protetta dalla quotidianità che l’anziano padre e il fidanzato hanno plasmato attorno a lei? Riusciranno a trovare un punto d’incontro, per il bene dei loro alunni? Cosa nasconde Lorenzo nella vita lontana lasciata a Piacenza?



https://www.amazon.it/Il-maestro-parla-strano-scuola-ebook/dp/B01IP412D6/ref=sr_1_5?ie=UTF8&qid=1469007018&sr=8-5&keywords=francesca+rossini





cartaceo.....

domenica 17 luglio 2016

La gioia in una recensione......

Ciao amici on line, cado dal sonno,ma voglio condividere con voi la gioia per questa recensione, non solo per il fatto che sia positiva, ma perchè innanzi tutto porta a galla il lavoro da me più amato, ma che ha avuto meno seguito, forse perchè un secondo volume, non saprei...
Il recensore ha colto perfettamente ciò che volevo trasmettere al lettore, ha capito che al centro della storia ci sono per me i personaggi, che ho amato in modo viscerale, cercando di renderli vivi sulla carta, come lo erano nel mio cuore. Questo riconoscimento mi ha fatto commuovere e mi ha dato la carica che mi fa da sprone a continuare e chissà che non ritenterò ancora con il thriller. Per ora aspettatevi una nuova sorpresa tutta in rosa 
:-) http://www.writersdream.org/forum/forums/topic/30456-phoenix-persecuzioni-francesca-rossini-comitato-di-lettura/



venerdì 15 luglio 2016

A tu per tu con Daniele Donisi



Buon pomeriggio lettori on line, oggi conosciamo meglio l'autore Daniele Donisi, che ci racconta di lui, presentandoci il suo romanzo :Bracbah: il ritorno dei demoni




CIAO, SONO LIETA DI CONOSCERTI MEGLIO.
TI PRESENTI COME (AUTORE, BLOGGER, LETTORE…)? Autore

Mi chiamo Daniele Donisi,Sono nato a Napoli nel 1982. Dopo aver conseguito il diploma di Perito Tecnico Industriale Informatico, ho deciso di frequentare la facoltà di Ingegneria Informatica, ma non potendo continuare gli studi, nel 2006 ho iniziato a lavorare e proprio in questo periodo, ho deciso di iniziare a scrivere la mia saga Fantasy che da sempre avevo in mente o nel cassetto, come si usa dire. Finito il primo libro non ho voluto attendere che il termine della saga così ho scelto di pubblicare l’ebook con il self publishing di Amazon KDP. Ho scelto questa strada perché ci sono molto vantaggi per lo scrittore (abbreviazione dei tempi di pubblicazione, meno costi di produzione e aggiornamento continuo, pieni poteri decisionali sulle royalties e sul prezzo di copertina, autonomia creativa e produttiva, avere un pubblico più vasto anche di altri paesi) e per il lettore che può avere un libro a basso costo e ogni utilizzabile su ogni device
Tornando a me e abbandonando momentaneamente la mia saga fantasy, mi considero una persona sensibile, intelligente, sempre pronta a sperimentare e conoscere. Mi considero una persona sensibile, intelligente, simpatica e sempre pronta a sperimentare e conoscere. Per quel che riguarda i miei gusti, amo i mattoncini LEGO e quando posso ne compro delle scatole per collezionarli; ascolto molto la musica, specialmente rock e pop (tra cui il Liga, U2, Linking Park, Coldplay); leggere e infine mi piace molto il cinema fantasy e di fantascienza.



  


QUALE GENERE DI LIBRI AMI LEGGERE? Fantasy / Fantascenza
UN LIBRO IN PARTICOLARE CHE AMI? I Primi capitoli della saga di Heitz Markus (Le Cinque Stirpi e La guerra dei nani)
QUAL È L’ULTIMO LIBRO CHE HAI LETTO? I nove custodi del sepolcro di Martin Rua

COSA PREFERISCI, EBOOK O CARTACEO? Preferisco entrambi, anche se ultimamente leggo più le versioni digitali.

DOVE PREFERISCI LEGGERE? A casa

QUALCOSA DI PIÙ FRIVOLO E PERSONALE:

CHE COLORE PREFERISCI? Rosso /Arancione
HAI UN PERSONAGGIO STORICO O DEL CINEMA O SCRITTORE AL QUALE TI ISPIRI O CUI VORRESTI ASSOMIGLIARE? PERCHÉ? Non ho un personaggio storico, o famoso, a cui mi ispiro particolarmente. Ma ammiro tutti coloro che realizzano  i loro sogni e che nella vita fanno ciò che li rende felici. Perché anch’io voglio realizzare i miei sogni.

COSA FAI NELLA VITA? Sono progettista di segnalamento ferroviario.
DA COSA NASCE QUESTA TUA PASSIONE? Sono appassionato di fantasy e fin da piccolo ho sempre perso le ore a fantasticare con la mente. Quindi, un giorno, mi sono detto perché non scriverle tutte le fantasie che immagino? Ed è così che ho iniziato a scrivere. Mi rilassa scrivere. In alcuni momenti farlo mi aiuta accantonare o attenuare tutti i pensieri colmi di problemi.

QUALI I TUOI SOGNI PER IL FUTURO? Diventare Famoso, va bene? Diciamo che nel piccolo voglio mettere su famiglia e avere una continuità lavorativa stabile.

PARLACI DEL TUO LAVORO :
GENERE Fantasy (o Epic Fantasy)
TITOLO Bracbah: il ritorno dei demoni
FORMATO kindle ebook
PREZZO
TRAMA
Danyĕħl è un giovane ragazzo che vive con la sua famiglia in una “casa” albero gigante, nei pressi del villaggio di Lifetown nelle terre del regno di Castleshlie. Nel mondo Bracbah nessun umano è come lui, nemmeno la sua famiglia: occhi verdi, orecchie appuntite, capelli neri. Con suo padre lavora le terre del re, come un umile contadino, quando improvvisamente la sua vita cambiò. Tutto ebbe inizio durante i giorni dell’Anello di Luce, nel momento in cui incontrò una veggente e il suo spirito, i quali gli svelarono il suo destino: salvare tutte le creature di Bracbah da un nuovo ritorno dei demoni. Spinto dal suo buon cuore e dalla consapevolezza di essere il prescelto degli spiriti, Danyĕħl intraprese un lungo viaggio per salvare una vita, ma questa scelta lo porterà a scontrarsi con nuovi nemici e a seguire la sete di vendetta, tralasciando il suo destino e i suoi affetti. Nel frattempo, le città vengono assediate dai demoni e comincia una lunga la battaglia con gli uomini del re Kâħel e il leone magico Ålehx. Quando tutto ormai sembra perduto per il popolo di Castleshlie, Danyĕħl arriverà in loro aiuto compiendo, in parte, il suo destino.






COME È NATA QUESTA STORIA? Non saprei come raccontare o descrivere la nascita della storia, diciamo che all’inizio avevo voglia di creare un nuovo mondo e in cui si potessero vivere mille avventure separate tra loro, ma con una piccola trama verticale che univa i vari protagonisti. Tuttavia quando ho iniziato a scrivere, i personaggi hanno iniziato a prendere vita (sembra strano da spiegare e da crederci) e hanno quasi scelto loro come  condurre la storia, io li stavo solo accompagnando nel loro viaggio.

IN QUANTO TEMPO È PASSATA DALLA TUA MENTE AI LETTORI?
Il primo libro ci ha messo davvero tanto ad uscire dal “famoso cassetto”. Ho iniziato ad scrivere nel lontano 2006 e ci ho messo circa 10 anni per metterlo nelle mani dei lettori. Il secondo libro è in dirittura di arrivo, mancano pochi capitoli poi passa alla fare di editing (sperando di metterci meno di 10 anni per la pubblicazione )








 ESTRATTO:

Il bibliotecario







Come ogni mattino, l’anziano bibliotecario di New Olyum si svegliò presto, abbandonando il tepore del letto per vestirsi nella fredda e umida aria mattutina. Era sua consuetudine alzarsi di buon ora e dirigersi quietamente nei sotterranei del palazzo della biblioteca, vicino alle antiche fondamenta della vecchia biblioteca, per il solito giro di controllo. Lì erano custoditi, sotto strati di polvere, dei tomi e delle pergamene preziose e solo poche persone avevano il permesso di accedervi, oltre alla famiglia reale.

Come tutti i giorni, regnava un silenzio irreale nella costruzione, finché l’anziano non udì un rumore sospetto.

«Chi sei? Cosa credi di fare qui?» gridò forte, con l’eco della sua voce che si espandeva in ogni direzione.

Non avendo ricevuto alcuna risposta rimase in silenzio.

Nel frattempo, circondata da scaffali ripieni di alcuni ninnoli, tre o quattro libri e alcuni rari fiaschi di vino elfico, quella voce invisibile sembrò a Tala un’entità spirituale senza un’apparenza di visibilità. La fanciulla fece qualche passo in avanti e con la poca luce che emanava la candela scrutò attraverso gli scaffali senza però riuscire a distinguere colui che l’aveva sorpresa in quel luogo segreto e proibito.

«Ti sei sciolta dalla paura? Guarda che ti vedo…» le disse l’anziano.

Tala rimase in silenzio per qualche istante, era spaventata e indecisa: non sapeva se scappare o rispondere.

«Sono qui! Non ti vedo, dove sei…»

«Sono nello scaffale accanto al tuo…»

«Ma chi sei? Perché mi hai spaventato in questo modo?»

Poco dopo, il bibliotecario sbucò dal buio con una candela più grande. Era un uomo di bassa statura, molto esile e dall’aria appassita. Sul volto erano visibili i segni del tempo, molte rughe e una lunga barba grigia quasi sfiorava il pavimento.

«Ragazzina, non hai il permesso di venire qui!» disse puntandole contro un dito tutto piegato dall’artrosi, «Ma lo sai che hai dei bellissimi occhi verdi? Mi ricordi un amico…» continuò, avvicinando la candela al suo viso.

«Da lontano, nella sala principale, ho visto una piccola porta e sono entrata. Voglio conoscere le antiche leggende di Bracbah.» ribatté Tala.

La paura le era quasi passata; cominciava ad essere impaziente, voleva leggere quelle storie a tutti i costi.

Il silenzio calò improvvisamente per alcuni lunghissimi istanti, poi il bibliotecario disse: «Allora, ragazzina sapientona, come ti chiami?»

«Mi chiamo Tala. Dove sono i libri segreti?»

«Vai così di fretta? Grazie per aver chiesto il mio nome!» disse contrariato, poi s’incamminò verso un’altra stanza.

“Che impertinenza, più ci penso e più mi ricorda qualcuno” rifletté tra sé e sé.

«Ora dove vai?»

«Alla tua domanda rispondere non è facile come vorresti. Forse il modo migliore è rivolgerti a mia volta alcune domande. Conosci le leggende dei prescelti?»

Una pausa.

«Conosci il ritorno dei demoni?»

Udendo quelle parole Tala s’irrigidì. Quelle parole erano sinonimo di tutte le cose orribili della vita, reali e immaginarie, erano usate per spaventare i bambini e suscitavano immagini di spettri e troll, fantasmi e morte. Tala lo guardò e annuì lentamente. L’anziano si concesse una pausa prima di proseguire.

«Mi chiamo Ahsdì e come sai sono il bibliotecario. E forse sono quello che più ha viaggiato, poiché nessuno della mia famiglia si è spinto oltre le Terre ferme di Bracbah.» poi di scatto si fermò e si voltò indietro, «Ragazzina, ancora lì? Vuoi sfamare la tua sete di sapere oppure vuoi restare al buio?» disse Ahsdì, mentre le tendeva la mano invitandola a seguirlo, «Dai, seguimi, ma devi promettere che ciò che vedrai e sentirai non uscirà mai da questo luogo. D’accordo?»

Lei annuì e gli corse dietro: «D’accordo.»

Ahsdì precedeva di qualche passo Tala; proseguirono nel buio lungo il corridoio, finché non arrivarono in fondo ed entrarono in uno stanzino. Il bibliotecario si accostò a una parete, toccò dei meccanismi nascosti, si sentirono scattare delle molle. Dopo qualche istante la parete iniziò a spostarsi: si allontanava da loro e mostrava sulla destra una piccola porta che dava in un altro ambiente. Un momento dopo, Ahsdì accese altre candele che illuminarono sufficientemente quella piccola stanza. Sembrava molto antica. L’aria sapeva di chiuso e di muffa, ma era respirabile, il pavimento era composto da travi di legno, ammuffite dal tempo, che scricchiolavano ad ogni loro passo, ma le pareti e il soffitto erano in pietra dura, liscia e non lavorata. C’erano polvere e ragnatele ovunque.

Tala subito si sedette comodamente su una sedia vicino ad un vecchio tavolo di legno, anch’esso ammuffito, mentre l’anziano bibliotecario scomparve per qualche istante nella zona buia della stanza. Si udì un leggero stridere di chiavi, poi ricomparve con uno strano libro. Era molto grosso e consumato, la rilegatura era fatta a mano con corde di cuoio.

«Ecco il libro!» disse appoggiandolo delicatamente sul tavolo, «Ogni istante ed ogni particolare delle leggende di Bracbah che tu vorrai sapere sono in questo libro. Sono i miei appunti.»

«Come fai a sapere ogni particolare delle leggende, se tu non c’eri?»

«Chi ti dice che io non c’ero!? Ora ascolta, ti leggerò la mia leggenda preferita.»

Si sedette accanto alla ragazza e sistemò al meglio le candele così da riuscire a leggere.

«Cominciamo.» disse Ahsdì schiarendosi la voce e attirando l’attenzione della ragazza, prima di iniziare a leggere, «La leggenda che sto per raccontarti prende avvio da una storia molto lontana nel tempo, quando gli spiriti di Bracbah decisero che era giunto il momento di far nascere un nuovo prescelto. Erano passati circa mille anni dalla grande fuga degli umani dall’isola di Rohat verso le terre ferme; tempo in cui l’ultimo prescelto decise di sacrificare la sua vita per il bene di tutti gli esseri viventi. Le Terre ferme di Bracbah erano caratterizzate dalla presenza di tre razze: gli elfi, i giganti e i nani; ogni villaggio aveva le proprie caratteristiche ed erano in armonia tra loro, non avevano confini, non avevano rivalità o sentimenti d’odio, non avevano sete di potere e non usavano mai la magia…»

«Ehm… il prescelto?» domandò improvvisamente.

Ahsdì la guardò e chinò il capo. La sua voce si spense e rimase in silenzio per qualche istante fissando il suo libro.

«Con calma, dammi il tempo…» le disse con una smorfia d’irritazione.

Tala scosse la testa e sbuffò: «Conosco già la storia delle vecchie terre. Non puoi andare più avanti?»

Ahsdì le lanciò un’altra occhiataccia che lasciava intendere come interruzioni e commenti non fossero graditi.

«Bracbah ha una sorta di maledizione: ogni mille anni c’è sempre il rischio di una catastrofe che possa portare il pianeta a distruggersi. L’equilibrio tra bene e male si era rotto: il male reclamava e pretendeva la sua parte, tuttavia gli spiriti si erano già preparati scegliendo il proprio guerriero per riportare l’equilibrio. Alcuni lo chiamavano l’eletto, altri il prescelto. Era un umano dalle caratteristiche uniche: aveva le orecchie leggermente a punta e gli occhi verdi lucenti, che riflettevano la sua bontà e il fuoco della vita.»

«Ottimo, è la leggenda che volevo ascoltare!»

«Tala… shhh, ma come sei impaziente… hai da fare?»

«Ops… perdonami.» rispose la ragazza, portandosi le mani sulle labbra come segno che sarebbe rimasta in silenzio.

«L’ultimo giorno in cui ho visto il prescelto è stato quando venne da me per trovare una risposta al suo futuro e in cambio mi diede delle mappe di alcuni villaggi dove avrei potuto trovare qualcosa di unico da mettere nei miei scaffali.»

«Aspetta… aspetta… hai detto che l’hai conosciuto? Ma come hai fatto! E poi tu sei vecchio!» disse Tala, strattonando il braccio ad Ahsdì.

«Grazie per il vecchietto. Sempre molto gentile.» ironizzò il bibliotecario, «Non sempre quello che vedi è la realtà. Ricorda, a volte l’apparenza inganna. E anche le maledizioni…» disse con un lungo sospiro, «Ora posso continuare a leggere?!»

Tala fece cenno di sì con la testa, e Ahsdì dopo un colpetto di tosse riprese il suo racconto.

«Tutto ebbe inizio per qualche strano caso, una mattina…»


1
Uno strano spirito



La giornata si prospettava particolarmente clemente: l’erba e le foglie degli alberi erano di un verde vivido e il loro profumo riempiva la casa. Mentre si preparava, Danyĕħl si godeva il vento mattutino che entrava dalla finestra e che proveniva dal mare. Appena fu pronto, corse giù in cucina, mangiò velocemente una scodella di pappa d’avena per colazione, poi uscì da casa e s’incamminò verso Castleshlie, dove si eseguivano i preparativi per il leggendario rito dell’anello di luce.

Il sole aveva già iniziato il suo percorso, ben presto Danyĕħl si lasciò alle spalle la sua casa e gli edifici di Lifetown attraversando a passo svelto la via che divideva la campagna. Da un lato verdi campi arati, dall’altro terre a riposo utilizzate per i pascoli degli animali. La strada si distendeva diritta e tranquilla, senza possibilità di perdersi. Mentre avanzava tra l’erba e le pozzanghere, nella lieve foschia mattutina che rendeva meno calda la passeggiata, Danyĕħl si accorse che nell’aria c’era un profumo particolare di lamponi e dei campi di grano appena falciati che imbiondivano al sole. Inspirò a fondo più volte, per essere sicuro di quei profumi. Al primo impatto quella sensazione gli sembrò alquanto strana, perché non era periodo per quelle fragranze, ma poco dopo non ci fece più caso, la sua mente era già in altro mondo: l’idea di incontrare nuova gente, maghi e stregoni gli avevano catturato la mente rendendolo felice. Il resto del cammino fu tranquillo e in poche ore arrivò alla fine dei campi.

Si fermò in mezzo alla strada e vide in lontananza le palizzate di legno che delimitavano la via d’ingresso a Castleshlie, subito dietro le maestose mura di cinta. Già al primo sguardo si notava che le mura erano ricoperte dai vessilli reali e da grandi bandiere. Si passò la mano sul viso, era esausto e i morsi della fame si stavano facendo sentire, così affrettò il passo, voleva raggiungere il prima possibile gli altri forestieri che stavano attraversando il ponte levatoio. Mentre camminava, la sua attenzione fu catturata da una strana ombra, troppo piccola per essere il riflesso di un uomo. Si concentrò più attentamente, mise le mani vicino agli occhi e intuì subito che c’era uno spirito che stava volteggiando attorno al ponte levatoio. Lo guardava fisso negli occhi, come se lo stesse aspettando per accoglierlo. Quella stranissima situazione lo incuriosì molto e cercò di avvicinarsi il prima possibile, tuttavia non fece in tempo: appena si avvicinò al ponte lo spirito si disperse tra la folla. Con un’espressione perplessa, Danyĕħl pensò tra sé e sé che la stanchezza e la fame gli avessero giocato un brutto scherzo. Si piegò sulle ginocchia, prese un po’ di fiato e, quando recuperò le energie, iniziò anche lui ad attraversare il ponte.

L’emozione era tanta, si sentiva in soggezione. Il varco era enorme e il ponte era diviso in due parti: una grande per far passare le carrozze, gli animali e i giganti, e una piccola per far passare gli uomini. Agli estremi c’erano tre grosse catene di ferro che servivano per far alzare il ponte di notte o in caso di pericolo. Sotto il ponte c’era un profondo solcato pieno d’acqua che veniva riempito da un canale sotterraneo proveniente dal fiume Gizur. Mentre il varco era diviso in due sezioni tramite enormi cancellate spesse tre palmi di mano. Danyĕħl guardava il tutto con gli occhi stupiti da queste maestosità.

«Ehi, contadino, muoviti, non ti fermare!» gridò una guardia al cancello.

A quelle urla, Danyĕħl ebbe un sobbalzo e riprese a camminare.

All’interno delle mura, la città era un labirinto di costruzioni che si snodavano in strade tortuose bordate di alberi, strane vie serpeggianti e vicoli talmente stretti da impedire il passaggio a due uomini accostati. C’erano magazzini, granai e stalle per gli animali; case di pietra, locande di legno, mercati e taverne. Al centro della città, su una zona rialzata, si alzavano le mura annerite del castello del re Kâħel, una mastodontica struttura che era protetta da due torri di avvistamento altrettanto alte. Anche su queste mura sventolavano vessilli e bandiere della casata reale.

Le vie erano affollatissime di persone, di creature magiche e di ragazzini che correvano e giocavano. Ovunque c’era confusione, tanta da far girare la testa. Nell’aria risuonavano grida, risate, voci e clamori; erano udibili fino a grande distanza. I maghi e gli stregoni avevano posto le loro tende e i loro banchetti al centro delle strade più grandi. Danyĕħl si guardò intorno, le bancarelle erano ovunque. Vide in lontananza, due ragazzini aiutare una vecchietta a montare il suo banchetto, e quando si avvicinò percepì i dolci e seducenti profumi delle mele di zucchero e dei biscotti caldi fatti in casa. Gli venne un sorriso compiaciuto sulle labbra. Di fianco a lui passarono una decina di servi che trasportavano lunghi rotoli di raffinati tessuti di lana di una dozzina di colori vividi. Sul lato opposto della strada, un grasso armaiolo stava tirando sul prezzo con un viaggiatore, sicuramente inesperto per dei pettorali d’armatura lavorati con l’argento. Esponeva anche elaborati elmi con la forma di bizzarri animali. Non molto lontano da dove si trovava, c’era una giovane e seducente donna che vendeva ori pregiati: anelli, cinturini, medaglioni. Al suo fianco stava seduto in un angolo un uomo bruto, sicuramente il marito, che restava in rigoroso silenzio ma con uno sguardo minaccioso. Si notava che stava sudando parecchio dalle macchie che erano comparse sul suo vestito vellutato.

Nel suo giro tra le vie, Danyĕħl osservava tutto quello che c’era intorno a sé con grande esaltazione, per lui tutto era una nuova scoperta; il mercato di Lifetown era certamente meno chiassoso e molto più tranquillo. Trovò anche molti soldati del Re che si aggiravano per le strade e per le bancarelle del mercato, garantendo la sicurezza, con elmetti di rame e tuniche verdi e gialle imbottite e lunghe fino alla coscia e con foderi delle spade lunghe che pendevano dalle cinture fino a sfiorare il terreno.



Aveva bisogno di una pausa, era stanco, decise quindi di cambiare zona della città e di trovare un posto in cui riposare. Sostò per un po’ di tempo seduto su di un mucchio di pietre vicino al muro di una casa nella zona dei maghi e dei vecchi sciamani. Erano esperti di peyote, di infusioni di erbe e di altre sostanze allucinogene, preparavano polveri e pozioni magiche per attrarre forestieri e passanti per vendergliele.

Quando si sentì riposato, incuriosito dalle loro arti magiche, si avvicinò alle tende ed iniziò a gironzolare. Improvvisamente fu attirato da alcuni odori forti, alzò il naso verso il cielo, annusò intensamente e seguì l’odore di quelle erbe magiche e delle candele fino all’ingresso di una tenda nera e buia. Vi entrò. Erano accese solo due o tre piccole candele e la bruja massaggiava con gesti arcaici il corpo di uno straniero malato con erbe infuocate, mentre pregava gli spiriti e bruciava erba su un braciere, invocando la magia delle piante, del cielo, delle acque e del fuoco. Dopo aver passato le erbe bruciate sul corpo, con movimenti rapidi e circolari, si fermò e aspettò il risultato del trattamento. Lo straniero era guarito.

Danyĕħl scrutò il tutto, compiaciuto e stupefatto, ma per qualche instante si sentì scrutato e decise di uscire fuori dalla tenda. Si guardò intorno, e non molto lontano da dove si trovava, c’era di nuovo quello strano spirito che aveva visto qualche ora prima. Cercò di andargli incontro, ma uno stregone lo afferrò per un braccio e lo trascinò alla sua bancarella.

«Compra qualcosa da me… ti farò diventare potente… ti farò diventare forte… dai, compra da me, straniero…» gli disse in continuazione.

Ma quando riuscì a liberarsi dalla presa del mercante, fu troppo tardi: ormai aveva perso di vista lo spirito.

Molto seccato, Danyĕħl proseguì lentamente la sua passeggiata. Per rintracciare lo spirito, decise di entrare in un’altra tenda fingendo di comprare qualche pozione e qualche amuleto, mentre con la coda dell’occhio cercava di capire se lo spirito lo stava seguendo di nuovo. All’improvviso ebbe nuovamente quella strana sensazione di essere osservato. Con molta tranquillità si allontanò dalla tenda, si mischiò tra i passanti e gli andò incontro.

Quando gli fu vicino gridò ad alta voce cercando di attrarre la sua attenzione: «Ehi, Spirito! Ti voglio solo parlare! Ti prego!»

Lo spirito, colto di sorpresa, scappò, e a Danyĕħl non rimase altro che inseguirlo per tutta Castleshlie.

Mentre lo rincorreva, inavvertitamente, si scontrò con un’innocente fanciulla ed entrambi caddero in terra.

La fanciulla, alquanto inviperita, si alzò velocemente e, mentre si risistemava il velo che le copriva parte del volto, gli urlò contro: «Ehi, straniero! Ma sono questi i modi? Contegno! Devo mica chiamare le guardie?!»

Danyĕħl s’inchinò mortificato e si scusò all’istante per lo spiacevole inconveniente dandole una mano a ripulirsi il vestito; e dopo qualche momento d’imbarazzo, per farsi perdonare, la invitò a unirsi a lui nella passeggiata. Così d’un tratto la ricerca dello spirito passò in secondo piano.

«Sono Danyĕħl e vengo da Lifetown un villaggio a sud di qui. Vogliate perdonarmi per averla importunata. Volete assaggiare un dolce fatto in casa?»

«Vado matta per i dolci…» rispose la ragazza.

Durante quel breve tragitto per raggiungere la bancarella della vecchietta, fu la fanciulla a rompere l’imbarazzante silenzio che si era creato: «Fin da bambina adoro gironzolare per le tende del bazar. Ma in questi giorni è diventato quasi un incubo: c’è troppa gente! Ma dimmi, come mai sei qui?»

«Sono giorni che ho una strana sensazione, qualcosa dentro di me mi diceva che dovevo partecipare ai riti per l’anello di luce.»

«Interessante…»

«La parte interessante è che da quando sono qui, ho visto uno spirito che mi segue…»

«Davvero!?» esclamò meravigliata, «Sei un potente stregone?»

«Oh no, lady. Non sono uno stregone o una creatura magica, ma… un semplice contadino.»

«Se vuoi, lo cerchiamo insieme…» propose la ragazza.

«Non c’è bisogno. Sicuramente mi troverà lui di nuovo, credo.»

Si fecero largo tra la calca, in una via stretta e piccola per cercare di sbucare in una delle grandi vie della città, dove c’erano tanti carretti per il cibo.

«Guarda! Guarda!» disse la fanciulla, indicando a Danyĕħl un carretto nel quale un vecchietto rugoso stava facendo arrostire della carne e delle spezie sulla pietra arroventata.

«Il carretto con la carne?» rispose scosso il ragazzo.

«Sì sì, proprio quello. Quella è la migliore carne di tutta Castleshlie. Molto meglio dei dolci.»

La fanciulla pregò il ragazzo di assaggiare con lei la bistecca, e a Danyĕħl non risultò difficile dire di sì.

«La carne è buona, ma ha un gusto diverso da quella che mangio al mio villaggio.» rilevò Danyĕħl dopo un paio di morsi.

«È la mia specialità, faccio queste bistecche con la carne di cavallo» spiegò l’anziano signore, «mentre le spezie le faccio venire dal marcato di Lyra.»

«Ah… capito…» e sul volto di Danyĕħl comparve una leggera delusione.

Questo strappò alla ragazza una rapida risata.

«E tu non ridere… non ho mai mangiato carne di cavallo.» le disse, poi fece un timido sorriso.

«Vi offro un vino rosso o una birra?» domandò ancora il vecchietto, «Ho tutti i tipi di vini: dolce per la signora, forte e robusto per lei, signore. Una bottiglia? Una coppa o solo un assaggio?»

«La ringrazio, ma è meglio di no. Già vedo gli spiriti da sobrio, figuriamoci dopo aver bevuto il vostro vino.»

Entrambi i ragazzi si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.

Dopo aver mangiato, girovagarono per buona parte della giornata. La ragazza vide una bancarella con tanti splendidi mantelli e convinse Danyĕħl a fare da modello perché doveva comprarne uno per fare un regalo. Entrambi comprarono il loro mantello, pagarono il mercante e andarono via.

Girato un angolo, capitarono davanti a un porticato, dove c’erano delle panche. Decisero di continuare lì la loro chiacchierata mentre si riposarono.

«Oggi è stata una bella giornata, aveva ragione il mio istinto, non mi sono mai divertito tanto. Ma ancora non so il vostro nome.» domandò Danyĕħl.

«Vero, Danyĕħl, hai ragione. Non sono stata del tutto sincera con te. Ti ringrazio per avermi fatto questa domanda solo a fine giornata.»

Danyĕħl si voltò verso di lei con aria perplessa e preoccupata.

«Mi chiamo Ŷesĩm e sono la Principessa di Castleshlie.»

A queste parole la guardò negli occhi con un’espressione scioccata e quando capì che la ragazza non mentiva, scattò in piedi dinnanzi a lei e poi si inginocchiò chiedendo perdono: «Principessa! Perdonatemi.»

La Principessa si alzò dalla panca, lo prese per la maglia cercando di tirarlo su con tutte le sue forze: «Danyĕħl, così mi stai offendendo, ti stai comportando come tutti al palazzo. Ti prego, alzati e non farmi scoprire dalle guardie.»

«Oh, per tutti gli spiriti, davvero sei scappata? E perché?»

Ŷesĩm sospirò più volte: «Sono scappata dalle mie stanze perché vorrei tanto assistere alla vita che c’è fuori. Mio padre, il re, non mi permette di uscire senza scorta, soprattutto in questi giorni particolari.»

«Capisco, sei già scappata?» chiese dolcemente Danyĕħl.

«Sì, sono uscita dal castello molte volte, ma solo con te mi sono divertita. Mi hai trattato come una tua amica, senza farmi sentire in soggezione e per questo ti ringrazio.»

«Ho fatto poco o nulla, ti ho solo fatto cadere.»

«Ti chiedo di continuare sempre così, sarà il nostro piccolo segreto, come due veri amici. Comportati come se fossi una contadina come te! Mi raccomando.»

Danyĕħl acconsentì facendo un ampio gesto con la testa e poi riprese a commentare i comportamenti dei passanti come se nulla fosse accaduto.

Tra una risata e un’altra, si avvicinò il crepuscolo e giunse l’ora di tornare alle proprie abitazioni. Si diedero appuntamento al giorno seguente alla bancarella della carne per cercare insieme lo spirito.



Era notte fonda ormai, e Danyĕħl tornò di corsa a casa, mentre le stelle spuntavano ad oriente. Appena arrivò sotto l’albero, vi entrò in modo molto furtivo e silenzioso, arrampicandosi sui rami ed entrando dalla finestra cercando in tutti i modi di evitare rumori molesti per non svegliare tutta la sua famiglia. In punta di piedi si gettò subito nella sua stanza.

«Ålehx, svegliati!» sussurrò con voce delicata all’orecchio del suo amico, che inizialmente fece finta di nulla e continuò a dormire.

Ma quando Danyĕħl divenne più insistente, il leone si girò dal lato opposto del letto.

«Shhhh!!! Zitto, fammi dormire!» borbottò in maniera scocciata.

«Ti devo dire una cosa importante…» disse il ragazzo, mentre lo strattonava.

Ålehx si alzò di soprassalto dal letto: «Ma sei impazzito? È notte fonda!»

«No, non direi!! Anzi, ascoltami, è una cosa seria, serissima!»

«Che hai combinato?»

«Ålehx, ho visto uno spirito, e per ben due volte! Com’è possibile? Perché mi spiava?» disse Danyĕħl, mentre si metteva nel letto.

«Molto strano…» rispose Ålehx, «Credo sia un servo di una strega o stregone molto potente. Forse hai visto quello spirito perché hai delle reminiscenze di Sarnoron e dei suoi poteri. Però devo vedere con i miei occhi e sentire con i miei sensi. Ma quando ci ritorni a Castleshlie?»

«Nooo! Ancora lui…» disse con voce triste, e per il disappunto si nascose sotto le coperte e rimase in silenzio per qualche instante, «Ci dovrei ritornare per la cerimonia finale.»

«Bene, verrò anch’io. Forse possiamo capire il vero motivo per il quale sei stato scelto anni fa per salvare quello spirito dell’est.»

«Perfetto! Buonanotte!»

«Notte…»









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