section 1
francesca rossini
Un rubinetto che gocciola, un'ambulanza lontana che corre, due gatti che si massacrano lottando. Le luci accese, anche quelle che non occorrono e la tv di sottofondo per far compagnia. Io seduta sul letto, dopo ore a girarmi e rigirarmi in qualunque posizione, dopo due tisane rilassanti e tre pastiglie di valeriana. Il capo tra le mani, gomiti sulle ginocchia e il corpo che dondola avanti e indietro, avanti e indietro.
L'orologio segna le due, ma io so che sono le tre del mattino, non ho ancora avuto voglia di staccarlo dal muro e cambiare l'ora legale, e siamo già al finir dell'estate.
Come ogni notte il pensiero va a te,mentre lo strattono, lo strizzo lo torco cercando di estirparlo dalla mia mente.
"é mattina ormai si può dire, potrei alzarmi" Dico a me stessa, inorridendo per il mio parlare da sola.
Mi alzo, con estrema lentezza, sono esausta e assonnata, assurdo come si possa provare sonno e non riuscire a dormire al contempo.
Entro nella stanza dalla porta socchiusa, mi avvicino piano.
Guardo lui, addormentato nella culla, respiro lieve e visino calmo. Dorme lui, inconsapevole dei drammi della vita, beato del suo letto soffice, del pancino pieno e del culetto asciutto. Per il momento. Esco silenziosa come sono entrata.
Prendo il telefono, lo sblocco e fisso il tuo numero indecisa. Lo ripongo sul comodino e mi affaccio alla finestra spalancata a respirare l'aria notturna e lasciandomi scompigliare i capelli dalla brezza leggera.
section 2
Roberta Canu
Come ogni santa notte so per certo che non mi chiamerai, non lo farai perché hai altro per la testa. Ma ti comprendo, d'altronde sono io quella che scambia la notte per il giorno e viceversa, sono io quella che cerca il tuo viso nel riflesso lunare, sono io quella che guarda la tv e poi lancia il telecomando sul letto tra miliardi di lacrime infantili. Ma sai che c'è? Non posso nemmeno colpevolizzarti come vorrei, perché l'unico da biasimare qua è il mio cuore testardo. Lui sa che di notte dovrebbe dormire, mettersi in pace bello comodo e starsene un po' zitto, magari farsi una partitina su Hearts assieme ai suoi amichetti e lasciarmi dormire, invece no! Tudum, Tudum, Tudum. Si fa' sentire, come un cavaliere che bussa alla porta della sua amata che lo attende in silenzio da un tempo ormai indefinito. Così io attendo che l'amore bussi alla mia porta, proprio di notte, mentre non riesco a prender sonno e i gatti si azzuffano perché l'amore l'hanno trovato ma ci sono troppi ostacoli da superare, graffi, lotte continue, l'allontanamento forzato da casa, le guerre con i mici del vicinato, le gatte da dover rincorrere e mordere sul collo per far stare ferme. Tutto è movimento e lotta, tutto è sudore e palpitazioni. Ma è meglio correre questo rischio, pur ammalandosi gravemente, piuttosto che fregarsene della notte e dormire beatamente mentre il mondo là fuori vive lo stesso senza te. Il telefono non squilla, nessuno mi cerca, tu non ci sei proprio. La notte porta consiglio, ma il fatto è che io agisco sempre d'istinto, faccio vibrare il cuore e lo ascolto anche troppo, quel maledetto che mi tenta ogni notte come un Demonio e poi al mattino mi fa' trovare mille graffi sul petto. Lacrime sul cuscino, e intanto ormai è quasi l'alba e tu non ci sarai lo stesso, come sempre e come ogni nuovo giorno. Non mi è mai piaciuto il caffè, perciò aspetto che il sonno mi ricopra come un velo nero.
section 3
francesca rossini
L'alba mi coglie così, alla finestra, con il vento che mi scompiglia i capelli già arruffati e gli occhi senza più lacrime, aridi , sabbiosi e persi nel vuoto.
Pianto di un bambino, il mio bambino, il tuo...
Scaldo il biberon,il mio corpo prosciugato di ogni emozione e della linfa vitale non è in grado di nutrirlo.
Prendo il suo corpicino leggero come piuma e lo stringo a me, cercando un po' di sollievo alle mie sofferenze. Dicono che una mamma senta proprio il suo bimbo dal primo momento che glielo mettono in braccio, io no, mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in me: mi prendo cura del fagottino, non gli faccio mancare nulla, ma non sento praticamente nulla, non sento nulla di diverso in me, vorrei solo dormire. Un sonno lungo, senza sogni né incubi, solo buio e silenzio e vorrei svegliarmi riposata e fresca.
Tiro su il bimbo, sulla spalla, per fare il ruttino, sentendo le palpebre pesanti,le caviglie gonfie.
Dopo averlo cambiato lo rimetto nella culla, ma piange ancora. Non ho la forza di tirarlo su, chiudo la porta, anche se so che non basterà a tener lontano quel suono straziante, che mi lacera l'anima.
Apro il frigo, solo un pezzo di formaggio ammuffito e delle carote rinseccolite. Basta questo per distruggere il precario equilibrio della mia mente instabile. Crollo sulle ginocchia e piango, piango e il mio pianto si fonde al suo nell'altra stanza, piango e penso che non posso farcela.
section 4
francesca rossini
Il nuovo giorno è arrivato e con lui van via parte degli incubi, mi stampo un sorriso preconfezionato sul volto, cullo il bimbo, lo preparo.
Mi infilo nella doccia e lascio che l'acqua bollente lavi via la mia perenne stanchezza. Mi vesto, abiti curati, che risaltano il mio corpo già tornato magro ma per i motivi sbagliati.
Esco. L'aria mi colpisce stordendomi,mentre il sole riesce a scaldare un po' il mio cuore ghiacciato, un timido sorriso compare sul mio volto, reale, non costruito, debole, insicuro più simile ad una smorfia, ma sempre meglio di niente.
Il parco è già gremito di mamme con i bambini grandicelli che volano sulle altalene o scivolano ridendo e di passeggini che passeggiano con dentro i più piccolini che all'aria aperta sonnecchiano tranquilli, come il mio.
Mi sento meglio, molto meglio, dopo le tenebre il sole lenisce le mie pene, ma è solo un'illusione:
Rosalba, la mia ex compagna di liceo compare davanti a me, come comparendo dal nulla. Subito il sorriso plastificato torna sulle mie labbra.
"Ma cara! stai una favola! come hai fatto a rientrare subito in quei jeans attillati?"
"Oh, basta stare un po' attenti a mangiare" rispondo pensando ai momenti passati sulla tazza a vomitare il mio malessere e le mie pene tutt'altro che fisiche.
"Dobbiamo assolutamente vederci" va all'attacco Rosalba. "E Giorgio? facciamo un'uscita quattro? Luca ne sarebbe entusiasta"
Eccola là la vipera che esce allo scoperto mascherata da buonismo ed educazione.
"Lui... non è qui" rispondo, mentre il mio sorriso si spegne."Oh mi dispiace" risponde raggiante.
Pianto di un bambino, il mio bambino, il tuo...
Scaldo il biberon,il mio corpo prosciugato di ogni emozione e della linfa vitale non è in grado di nutrirlo.
Prendo il suo corpicino leggero come piuma e lo stringo a me, cercando un po' di sollievo alle mie sofferenze. Dicono che una mamma senta proprio il suo bimbo dal primo momento che glielo mettono in braccio, io no, mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in me: mi prendo cura del fagottino, non gli faccio mancare nulla, ma non sento praticamente nulla, non sento nulla di diverso in me, vorrei solo dormire. Un sonno lungo, senza sogni né incubi, solo buio e silenzio e vorrei svegliarmi riposata e fresca.
Tiro su il bimbo, sulla spalla, per fare il ruttino, sentendo le palpebre pesanti,le caviglie gonfie.
Dopo averlo cambiato lo rimetto nella culla, ma piange ancora. Non ho la forza di tirarlo su, chiudo la porta, anche se so che non basterà a tener lontano quel suono straziante, che mi lacera l'anima.
Apro il frigo, solo un pezzo di formaggio ammuffito e delle carote rinseccolite. Basta questo per distruggere il precario equilibrio della mia mente instabile. Crollo sulle ginocchia e piango, piango e il mio pianto si fonde al suo nell'altra stanza, piango e penso che non posso farcela.
section 4
francesca rossini
Il nuovo giorno è arrivato e con lui van via parte degli incubi, mi stampo un sorriso preconfezionato sul volto, cullo il bimbo, lo preparo.
Mi infilo nella doccia e lascio che l'acqua bollente lavi via la mia perenne stanchezza. Mi vesto, abiti curati, che risaltano il mio corpo già tornato magro ma per i motivi sbagliati.
Esco. L'aria mi colpisce stordendomi,mentre il sole riesce a scaldare un po' il mio cuore ghiacciato, un timido sorriso compare sul mio volto, reale, non costruito, debole, insicuro più simile ad una smorfia, ma sempre meglio di niente.
Il parco è già gremito di mamme con i bambini grandicelli che volano sulle altalene o scivolano ridendo e di passeggini che passeggiano con dentro i più piccolini che all'aria aperta sonnecchiano tranquilli, come il mio.
Mi sento meglio, molto meglio, dopo le tenebre il sole lenisce le mie pene, ma è solo un'illusione:
Rosalba, la mia ex compagna di liceo compare davanti a me, come comparendo dal nulla. Subito il sorriso plastificato torna sulle mie labbra.
"Ma cara! stai una favola! come hai fatto a rientrare subito in quei jeans attillati?"
"Oh, basta stare un po' attenti a mangiare" rispondo pensando ai momenti passati sulla tazza a vomitare il mio malessere e le mie pene tutt'altro che fisiche.
"Dobbiamo assolutamente vederci" va all'attacco Rosalba. "E Giorgio? facciamo un'uscita quattro? Luca ne sarebbe entusiasta"
Eccola là la vipera che esce allo scoperto mascherata da buonismo ed educazione.
"Lui... non è qui" rispondo, mentre il mio sorriso si spegne."Oh mi dispiace" risponde raggiante.
Per chi volesse partecipare basta cliccare sul link sopra!
RispondiEliminaps. un saluto ai numerosi utenti dagli USA!!!!!
Grazie Roberta Canu per aver continuato il racconto!
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