venerdì 20 gennaio 2017

Interviste ai blogger: La Lettrice Rampante


Intervista alla Lettrice Rampante

 

La nostra intervista di oggi è dedicata a una lettrice attenta e coraggiosa, che come Il Barone Rampante di Calvino ha scelto i libri come posto tutto suo per vivere, sia nel quotidiano che nella sua attività di blogger. Con lei abbiamo spaziato con lo sguardo sul panorama letterario attuale e abbiamo parlato di cosa la fa ben sperare per il futuro, di responsabilità del blogger, di libri che non si riescono a finire.

Trovate il suo blog a pois e le sue recensioni qui     

 



Benvenuta e grazie per aver accettato questa intervista. Chi sei nella vita di tutti i giorni?
Grazie a te per avermela proposta!
Nella vita di tutti i giorni sono Elisa e di mestiere faccio la traduttrice dall’inglese e dallo spagnolo e la editor. Nel tempo libero leggo un sacco, scrivo su un blog a pois e gioco con una gatta buffa. Ho passato i trenta da un paio d’anni e iniziato da poco una nuova fantastica vita con il mio compagno.

 

Come è cominciato il tuo rapporto con i libri?

È iniziato da bambina, anche se non nel migliore dei modi. I miei genitori leggevano o raccontavano sempre storie prima di dormire a me e ai miei fratelli, ma quando è stato il momento di iniziare a leggere da sola ho subito un piccolo trauma, causato dalla scelta sbagliata (per me) del primo libro da leggere. Si trattava di Pollyanna, su cui credo di essere rimasta bloccata per mesi e mesi, senza però riuscire a ricordarmi oggi se l’avessi poi finito. Dopo quello, per me una noia mortale, per fortuna è arrivato Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba e tutta una serie di libri della collana Il battello a vapore, che mi hanno finalmente fatto appassionare alla lettura. L’amore vero e proprio è scoppiato poi con Roald Dahl, in quarta o quinta elementare. Da allora non ho più smesso di leggere.


Perché hai deciso di aprire un blog letterario?

Ho deciso un po’ per caso, una mattina di poco più di sette anni fa. Avevo un blog personale, in cui però la maggior parte dei post erano dedicati ai libri che leggevo. Quindi mi è sembrato naturale aprire un blog nuovo interamente dedicato alle mie letture, per raccontare le mie impressioni e confrontarmi con altre persone, visto che dal vivo non conoscevo nessuno di altrettanto appassionato ai libri con cui poterlo fare.

 

C'è un genere letterario che proprio non sopporti, o leggi di tutto?

Non leggo fantasy, né quello tradizionale né tutti i suoi derivati (urban fantasy, paranormal fantasy e tutti quei nomi strani per identificare generi che quando ero giovane io nemmeno esistevano). È sicuramente un mio grosso limite, che però, a parte qualche rarissimo caso, non riesco proprio a superare.

 

Ti capita mai di cominciare un libro e non finirlo?

Certo, sì. Anche se cerco sempre di finire i libri che inizio, ci sono state diverse volte in cui proprio non ci sono riuscita. Siddartha di Hesse, per esempio, l’ho iniziato almeno tre volte senza mai arrivare alla fine. Il signore degli anelli, anche, è fermo a pagina venti da almeno cinque anni. Chissà, magari un giorno riuscirò ad andare avanti e finirli, anche se non credo ci si debba imporre necessariamente una lettura se non ci piace.

 

Cosa ti conquista di più in un libro, lo stile o la storia?

Dipende dall’autore, dal libro, da quello che io mi aspettavo di trovarci e da quello che vuole raccontare. Sono entrambi aspetti molto importanti di un romanzo: uno stile scialbo può rovinare una storia bellissima, così come uno stile incredibile può rendere bellissima anche una storia banale. Non sopporto però molto l’autoreferenzialità di certi stili e di certi autori: se il tuo scopo è solo far vedere che sai scrivere, secondo me non dovresti nemmeno pubblicare.


Preferisci una storia che "cresce" gradatamente d'intensità e di interesse, o una storia che dà il massimo già dall'inizio?

Anche in questo caso, dipende dal libro. Ci sono romanzi che partono con il botto e poi lo mantengono fino alla fine; romanzi che partono bene e poi si perdono; e romanzi che magari iniziano lentissimi ma poi pian piano diventano molto potenti. Oppure casi in cui in realtà non succede niente dall’inizio alla fine, ma si tratta comunque di gran bei romanzi (l’esempio più classico è Stoner di Williams).

 

Cosa ti dà speranza, nel panorama letterario ed editoriale attuale?

Le case editrici indipendenti, che fanno della qualità e non della quantità di libri pubblicati il loro marchio e che esplorano anche mondi nuovi, spesso mai considerati.
I tanti lettori appassionati ed esigenti, che non si accontentano dei best seller pubblicati dai grandi editori ma cercano sempre storie nuove e appassionanti, fregandosene delle classifiche e delle mode.


Quale ti sembra, invece, la principale piaga della letteratura e dell'editoria attuale?

Ce ne sono diverse, secondo me. I troppi libri inutili che vengono pubblicati ogni anno (lo so, sto per dire un’ovvietà, ma siamo un paese in cui si legge pochissimo eppure si pubblica tanto, tantissimo, troppo); la sempre più netta trasformazione del libro in un mero prodotto commerciale, a breve scadenza (i libri sono ovviamente prodotti commerciali, l’editore è un’impresa che deve vendere per poter sopravvivere, ma è triste che la vita media di un libro si sia ridotta a pochissimi mesi); il fatto che tanti pensino di poter scrivere, dimenticandosi però che prima bisognerebbe leggere; e poi, anche se forse come membro della categoria non sta tanto bene dirlo, certi blog e canali nati teoricamente dalla passione di chi li ha aperti ma che si sono poi trasformati in semplici vetrine pubblicitarie per gli editori, di cui ricercano continuamente l’attenzione fregandosene invece dei lettori.

 

Ti definiresti "buona" o "cattiva" con gli autori?

Mi definirei onesta. Se un libro non mi piace lo dico, senza farmi problemi e ovviamente nel rispetto del lavoro altrui. Come lettrice sono la fruitrice del “prodotto libro” (anche se è una definizione molto brutta, me ne rendo conto) e se questo non mi è piaciuto, avendoci speso tempo e soldi, ho il diritto di dirlo. E poi lo sento anche un po’ come dovere, nei confronti di chi legge il blog: non ha senso dire che è bellissimo un libro che per me non lo è stato, magari per non offendere un editore o uno scrittore. Poi ogni lettore ha il suo senso critico e decide con la sua testa se tenere conto del mio giudizio o semplicemente ignorarlo (ed è capitato spessissimo che mi venisse detto che libri da me consigliati non sono piaciuti e viceversa).

Certo, è capitato che qualche autore si offendesse e se la prendesse un po’ troppo per la mia opinione (però, nel momento in cui pubblichi un libro, dovresti saperlo che lo esponi ai giudizi degli altri, no?), ma anche chi invece mi chiedesse seconde possibilità con il nuovo romanzo.

Cosa occorre a un libro, oggi, per distinguersi in positivo in un mercato così affollato?

Difficile rispondere a questa domanda, perché credo che la risposta cambi da lettore a lettore. Per me non deve seguire le mode (anche perché di solito i romanzi che seguono lo stesso stile di uno che ha avuto un successo clamoroso, difficilmente riescono a bissare quel successo); deve essere ben scritto e raccontarmi qualcosa che non so e magari che non è mai stato raccontato prima, o almeno non così; deve sapermi emozionare, fin dal titolo e dalla copertina (abbasso i libri con i titoli e le copertine tutte uguali!), e affidarsi più al passaparola tra lettori che non al marketing editoriale. Ma io, ammetto, sono una lettrice un po’ snob.


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