Titolo : Lettere
fra l’erba
Autore: Clara
Cerri
Editore: Lettere
Animate Editore
Formato: ebook
Formato: ebook
Prezzo: 1,99
Genere: rosa
Pagine:409
Genere: rosa
Pagine:409
Sinossi
Isabella
cerca di ricostruire il volto di una madre che non ha mai conosciuto dai
ricordi degli amici di lei, dalle lettere di un'amica lontana, dallo stesso
bisogno di amore e di bellezza che sente crescere dentro di sé. Lentamente si
farà strada tra i rimorsi e i silenzi di suo padre e di tutti quelli che la
circondano, attraverso momenti di rabbia e di sconforto, per trovare la sua
verità su Ilaria, sua madre, e sulla storia d'amore che ne ha segnato la vita.
«Ha perso sua madre, persa e basta, come si perdono i palloncini, e non tutti perché volano in cielo.
Ha perso gli anni per vederla invecchiare e lo spettacolo del coraggio che sognava di mostrare, coraggio che doveva arrivare dove non poteva l'amore, solitudine dove il pensiero di poter tornare a essere felici fosse lasciato vivere, in fondo agli occhi, per farli belli e verdi. Ha perso l'infanzia, che è finita.
Ma le risate, quante risate ha fatto, quante volte in quattro mesi l'ha fatta ridere quell'uomo che il sogno maldestro ringiovanisce? Forse più di quelle che sua madre immaginava, ed è bello pensarlo».
«Ha perso sua madre, persa e basta, come si perdono i palloncini, e non tutti perché volano in cielo.
Ha perso gli anni per vederla invecchiare e lo spettacolo del coraggio che sognava di mostrare, coraggio che doveva arrivare dove non poteva l'amore, solitudine dove il pensiero di poter tornare a essere felici fosse lasciato vivere, in fondo agli occhi, per farli belli e verdi. Ha perso l'infanzia, che è finita.
Ma le risate, quante risate ha fatto, quante volte in quattro mesi l'ha fatta ridere quell'uomo che il sogno maldestro ringiovanisce? Forse più di quelle che sua madre immaginava, ed è bello pensarlo».
Recensione:
Ogni volta che leggo un romanzo di questa autrice rimango
piacevolmente sorpresa dall’originalità e dal suo modo al contempo colloquiale
e ricercato di far esprimere i personaggi. E in questa vicenda ce ne sono
parecchi di personaggi, in un’alternanza di voci e punti di vista che in
principio mi hanno stordita. Poi addentrandomi nella lettura ognuno di questi è
entrato nel mio cuore e tutti i tasselli della storia si sono iniziati a
comporre.
Isabella è una ragazza vissuta in collegio, che torna a
vivere con un padre enigmatico e assente, appena ripresosi da un lungo periodo
di depressione, ma è Ilaria, la madre morta su cui ruota realmente tutta la
vicenda, la vera protagonista della storia. Ilaria si fa conoscere e amare pian
piano, entra nel racconto dapprima in punta di piedi attraverso i ricordi degli
altri personaggi, ricordi di cui Isabella si nutre avida, lei che sua madre non
l’ha mai conosciuta. Poi quella che sembrava essere soltanto una trama
secondaria, che faceva da sfondo alla vita di Isabella prende il sopravvento e
Ilaria diviene , a mio avviso, indiscussa protagonista raccontandoci di lei in
prima persona.
È un romanzo complicato, non un romanzetto da spiaggia,
pienamente immerso nei drammi umani. È una storia amara e dura, ma reale, viva
in ogni suo aspetto. A cominciare dai personaggi: Antonio, quanto più lontano
si possa pensare dal principe azzurro, sia fisicamente che nei modi di fare. È un
ambizioso, che vive proiettato nel futuro che sogna come attore, ma che non è
dotato della minima empatia per gli altri. Leggendo la storia tra lui e Ilaria
mi sono soffermata più di una volta a sbollire la rabbia nei suoi confronti
pensando : ‘ma che razza di …’
Ilaria è innamorata e insicura, che pensa soprattutto a non
far del male al suo Antonio, a non intralciare la sua carriera, a non farlo
sentire in trappola e per questo sacrificherà tutto.
Vincenzo è un grosso punto interrogativo: prima è il cattivo,
la causa di tutti i mali, poi diviene qualcos’altro: un debole, un insicuro,
una vittima…
In Lettere fra l'erba si vivono sofferte emozioni,
turbamenti, rimorsi raccontati in modo diretto, in un linguaggio colloquiale
che immerge totalmente nella storia.
L’etichetta di romanzo ‘rosa’ sta davvero stretta a queste
pagine, che parlano sì di amori e passioni, ma vissuti soprattutto attraverso i
ricordi o ai turbamenti e all’interiorità dei personaggi, cui è davvero
difficile non affezionarsi. Non ci sono affascinanti ‘principi azzurri’ ma c’è
la vita reale, con le mille sfaccettature narrate egregiamente dall’autrice.
Questo libro è un viaggio attraverso i ricordi di Ilaria e le
scoperte della figlia, che pian piano completa il puzzle, ma intanto vive la
sua vita di ragazza che inizia a sbocciare.
Importante scorcio sulla vita della misteriosa Ilaria sono le
lettere dell’amica Emanuela, di cui Isabella entra in possesso, che l’autrice
usa in modo davvero sapiente per darci informazioni fondamentali o
approfondimenti che altrimenti sarebbe stato difficile far arrivare al lettore.
Mi sono davvero piaciute e lo trovo un ottimo escamotage, intrigante senza
rompere il ritmo della narrazione.
Avrei ancora tante e tante cose da dire su questo ricco lavoro,
ma non voglio spoilerare troppo posso dirvi in breve che questo è un romanzo
che prima di tutto fa provare emozioni, che ti prende allo stomaco e che non
consente di essere mollato fin quando non si arriva all’ultima pagina.
Davvero consigliato, ma non solo agli amanti del rosa. Una
storia intensa che vi farà piangere e arrabbiare, ma che vi lascerà qualcosa
dentro.
Estratti:
Quando alle volte da bambina aveva pianto e
aveva sentito come un enorme silenzio ostile tutto intorno, ecco, quel silenzio
era proprio lei, era sua madre.
Altro che Ti
guarda dal cielo e ti vuole bene.
Altro che stare all'inferno, a soffrire, a
bruciare o che cazzo ti fanno all'inferno. Scegliere di trasformarsi in
un'assenza, in un pugno nello stomaco, per sempre. Non è possibile. Non è
qualcosa a cui riesca a pensare. Ma l'alternativa è riuscire ad averne pena e
lasciarla morire, finalmente, e non è ancora pronta.
Non faceva freddo, ma le strade erano deserte
lo stesso. Attraversò la città in un 23 ruggente e vuoto, guardando le luci del
Tevere che sembravano accese apposta per aumentare la malinconia di chi torna a
casa da solo.
. Scoppiò in singhiozzi, finalmente, era un
dolore ardente e inedito, nel petto, nelle mani, nel sesso, nelle gambe, era
nostalgia, amore, rimorso, gelosia, rabbia, disprezzo per sé stesso, era il
dolore più bello del mondo, era l'inferno. Poteva starci tutta la vita, dentro
quell'inferno, pur di scordarsi di se stesso.
Ma cosa ha perso?
Ha perso sua madre, non perché se ne sia
voluta andare, l'ha persa e basta, come si perdono i palloncini, e non tutti
perché volano in cielo. Ha perso gli anni per vederla invecchiare e lo
spettacolo del coraggio che sognava di mostrare, coraggio che doveva arrivare
dove non poteva l'amore, solitudine dove il pensiero di poter tornare a essere
felici fosse lasciato vivere, in fondo agli occhi, per farli belli e verdi. Ha
perso l'infanzia, che è finita.
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