Il blog di Babette Brown, al secolo Annamaria Lucchese,
oltre a occuparsi di recensioni, interviste agli autori e segnalazioni di nuove
uscite è una fucina di riflessioni sullo scrivere e sugli scrittori. Accanto a
lei lavora un gruppo affiatato di collaboratrici. Con lei abbiamo parlato di
editoria, di self, di antologie benefiche, del potere delle storie. Trovate il
suo blog qui
Benvenuta e grazie per
aver accettato questa intervista. Chi sei nella vita di tutti i giorni?
Grazie a te. Sono felice di essere qui. Un saluto
cordiale a chi ci leggerà. Sono un ex dirigente scolastico in pensione. Eh, sì,
nel panorama delle blogger credo di essere la più anziana. Insomma, la classica
vecchietta terribile. Una Nonna Abelarda, quasi.
Perché hai deciso di
aprire un blog letterario?
Mi divertivo a scrivere qualche recensione per un blog
famoso; solo che, al momento di scegliere i libri da leggere, mi ritrovavo
spesso con i meno interessanti (battuta sul filo di lana dalle gambe gagliarde
delle giovincelle). Così, mi son detta “I libri me li scelgo io”. Solo che…
“Adesso, le recensioni dove le piazzo?” Ecco che ho preso il coraggio a due
mani e mi sono messa a studiare Blogspot. È nato così il mio primo blog, che si
chiamava “Babette legge per voi”.
C'è un genere
letterario che proprio non sopporti, o leggi di tutto?
Leggo di tutto, dal saggio filosofico alla carta di
giornale che avvolge le uova.
Ti capita mai di
cominciare un libro e non finirlo?
Molto spesso. Non ho pazienza: se un libro non mi
cattura entro le prime trenta pagine, lo chiudo in archivio. Non ho tempo da
perdere.
Cosa ti conquista di
più in un libro, lo stile o la storia?
Non sopporto l’uno senza l’altra e viceversa.
Parlaci del tuo gruppo
e delle tue collaboratrici, le "Babbers": cosa significa per te
condividere il tuo spazio?
Le Babbers sono il secondo team, che si occupa di
Wattpad. Sono giovani, agguerrite, piene di voglia di fare. Stanno lavorando
benissimo, sotto la guida di Valentina G. Bazzani. Voglio loro molto bene,
stanno crescendo a vista d’occhio. Il primo team, invece, lavora a stretto
contatto con me per il blog (la nuova versione: ho aggiunto “Brown” al nome).
Abitiamo ai quattro lati del Paese, ma grazie alle chat siamo collegati ogni
giorno. Mi piace il lavoro in équipe. Non mi importa di delegare, lo facevo con
il mio staff quando ero dirigente scolastico. Ognuno ha il suo compito e lo porta
a termine in piena autonomia. Una volta che hai scelto la persona giusta (e lei
ha scelto te), il rapporto deve essere fondato sulla fiducia e sulla libertà.
Antologie a scopo
benefico: qual è la tua esperienza in merito? Sono utili? L’esperienza ha avuto due facce. La
prima, estremamente positiva, ha visto la collaborazione gratuita di tutti:
autori, grafici, illustratori, editor e così via. La seconda, quella economica,
mi ha deluso. So che è stato così per quasi tutte le iniziative benefiche del
genere.
Cosa ti dà speranza
nel panorama letterario ed editoriale attuale?
Il gruppo, sempre più numeroso, di autrici e autori
self: scrivono belle storie e hanno imparato a servirsi di editor e grafici per
offrire un prodotto di qualità, che non ha nulla da invidiare rispetto ai libri
pubblicati da prestigiose case editrici.
Quale ti sembra,
invece, la principale piaga della letteratura e dell'editoria attuale? Troppi scrivono e pochi leggono. Il
mondo self e – purtroppo – anche quello delle case editrici, presentano troppi
libri di scarsa qualità, che rischiano di nascondere quelli che meritano di
essere letti e apprezzati.
Ti definiresti "buona"
o "cattiva" con gli autori?
Scrivo con lo stesso “animo” le recensioni da cinque
stelline e quelle negative. Non mi faccio scrupoli nell’indicare quello che non
mi piace, che è scorretto, che è scopiazzato. Nello stesso tempo, mi piace far
conoscere a chi mi legge i romanzi che ritengo validi. Quando “scovo” una
giovane autrice che ha scritto qualcosa di prezioso, vado in brodo di
giuggiole.
Cosa occorre a un
libro, oggi, per distinguersi in positivo in un mercato così affollato? La storia, che deve riuscire a
catturarti subito. Niente cloni, per favore, non ne posso più di quelli che si
ostinano a scrivere e riscrivere le famose/famigerate sfumature. I personaggi,
non stereotipati. Voglio protagonisti maschili che si facciano notare per
intelligenza, sensibilità e carattere; di tartarughe ne ho fin sopra i capelli.
Lo stile, adeguato al genere, ma anche personale: mi piace leggere una pagina e
indovinare l’autore. È come ritrovare un vecchio amico. Non accenno nemmeno
alla correttezza formale, anche se per molti è diventata un optional. Noi
lettori, insomma, abbiamo voglia e bisogno di belle storie. E ne vogliamo
tante.
Clara Cerri
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