venerdì 3 febbraio 2017

Interviste ai blogger: Babette Brown


Il blog di Babette Brown, al secolo Annamaria Lucchese, oltre a occuparsi di recensioni, interviste agli autori e segnalazioni di nuove uscite è una fucina di riflessioni sullo scrivere e sugli scrittori. Accanto a lei lavora un gruppo affiatato di collaboratrici. Con lei abbiamo parlato di editoria, di self, di antologie benefiche, del potere delle storie. Trovate il suo blog qui 
 

Benvenuta e grazie per aver accettato questa intervista. Chi sei nella vita di tutti i giorni?

Grazie a te. Sono felice di essere qui. Un saluto cordiale a chi ci leggerà. Sono un ex dirigente scolastico in pensione. Eh, sì, nel panorama delle blogger credo di essere la più anziana. Insomma, la classica vecchietta terribile. Una Nonna Abelarda, quasi.

 


Perché hai deciso di aprire un blog letterario?

Mi divertivo a scrivere qualche recensione per un blog famoso; solo che, al momento di scegliere i libri da leggere, mi ritrovavo spesso con i meno interessanti (battuta sul filo di lana dalle gambe gagliarde delle giovincelle). Così, mi son detta “I libri me li scelgo io”. Solo che… “Adesso, le recensioni dove le piazzo?” Ecco che ho preso il coraggio a due mani e mi sono messa a studiare Blogspot. È nato così il mio primo blog, che si chiamava “Babette legge per voi”.

 

C'è un genere letterario che proprio non sopporti, o leggi di tutto?

Leggo di tutto, dal saggio filosofico alla carta di giornale che avvolge le uova.

 

Ti capita mai di cominciare un libro e non finirlo?

Molto spesso. Non ho pazienza: se un libro non mi cattura entro le prime trenta pagine, lo chiudo in archivio. Non ho tempo da perdere.

 

Cosa ti conquista di più in un libro, lo stile o la storia?

Non sopporto l’uno senza l’altra e viceversa.

 

Parlaci del tuo gruppo e delle tue collaboratrici, le "Babbers": cosa significa per te condividere il tuo spazio?

Le Babbers sono il secondo team, che si occupa di Wattpad. Sono giovani, agguerrite, piene di voglia di fare. Stanno lavorando benissimo, sotto la guida di Valentina G. Bazzani. Voglio loro molto bene, stanno crescendo a vista d’occhio. Il primo team, invece, lavora a stretto contatto con me per il blog (la nuova versione: ho aggiunto “Brown” al nome). Abitiamo ai quattro lati del Paese, ma grazie alle chat siamo collegati ogni giorno. Mi piace il lavoro in équipe. Non mi importa di delegare, lo facevo con il mio staff quando ero dirigente scolastico. Ognuno ha il suo compito e lo porta a termine in piena autonomia. Una volta che hai scelto la persona giusta (e lei ha scelto te), il rapporto deve essere fondato sulla fiducia e sulla libertà.

 

Antologie a scopo benefico: qual è la tua esperienza in merito? Sono utili? L’esperienza ha avuto due facce. La prima, estremamente positiva, ha visto la collaborazione gratuita di tutti: autori, grafici, illustratori, editor e così via. La seconda, quella economica, mi ha deluso. So che è stato così per quasi tutte le iniziative benefiche del genere.

 


Cosa ti dà speranza nel panorama letterario ed editoriale attuale?

Il gruppo, sempre più numeroso, di autrici e autori self: scrivono belle storie e hanno imparato a servirsi di editor e grafici per offrire un prodotto di qualità, che non ha nulla da invidiare rispetto ai libri pubblicati da prestigiose case editrici.

 

Quale ti sembra, invece, la principale piaga della letteratura e dell'editoria attuale? Troppi scrivono e pochi leggono. Il mondo self e – purtroppo – anche quello delle case editrici, presentano troppi libri di scarsa qualità, che rischiano di nascondere quelli che meritano di essere letti e apprezzati.

 

Ti definiresti "buona" o "cattiva" con gli autori?

Scrivo con lo stesso “animo” le recensioni da cinque stelline e quelle negative. Non mi faccio scrupoli nell’indicare quello che non mi piace, che è scorretto, che è scopiazzato. Nello stesso tempo, mi piace far conoscere a chi mi legge i romanzi che ritengo validi. Quando “scovo” una giovane autrice che ha scritto qualcosa di prezioso, vado in brodo di giuggiole.

 

Cosa occorre a un libro, oggi, per distinguersi in positivo in un mercato così affollato? La storia, che deve riuscire a catturarti subito. Niente cloni, per favore, non ne posso più di quelli che si ostinano a scrivere e riscrivere le famose/famigerate sfumature. I personaggi, non stereotipati. Voglio protagonisti maschili che si facciano notare per intelligenza, sensibilità e carattere; di tartarughe ne ho fin sopra i capelli. Lo stile, adeguato al genere, ma anche personale: mi piace leggere una pagina e indovinare l’autore. È come ritrovare un vecchio amico. Non accenno nemmeno alla correttezza formale, anche se per molti è diventata un optional. Noi lettori, insomma, abbiamo voglia e bisogno di belle storie. E ne vogliamo tante.

 

Clara Cerri

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