Milano, un’estate di fine anni sessanta. Fabio, dodicenne portiere della squadra di calcio amatoriale dei “Diavoli Gialli”, parte con sua madre per una località dell’entroterra pesarese per concedersi un primo scampolo di vacanze, ospite di suo cugino Celso e degli zii.
Nel corso del viaggio fa qualche riflessione sul tema dell’amore, un sentimento che lui conosce appena attraverso le canzoni melodiche di quegli anni e grazie alla fugace lettura dei fotoromanzi della Lancio, diffusissimi a quei tempi, di cui sua madre è un’accanita lettrice.
L’incontro sul treno con un soldato di leva, triste e addolorato dopo avere salutato la sua ragazza, gli fa comprendere che l’amore è una medaglia a due facce: da un lato la gioia, dall’altra la sofferenza.
Arrivato a destinazione fa conoscenza con Lea, una bellissima ragazzina di due anni più grande e della quale s’innamora al primo sguardo. Con la timidezza e l’inesperienza dell’età incomincia un piccolo corteggiamento sino a quando lei non gli regala il suo primo bacio d’amore.
La storia tra di loro s’irrobustisce e tutto sembra filare per il verso giusto, ma un evento inatteso finisce per lacerare in modo irreparabile il loro rapporto.
Fabio allora, attraverso un percorso di crescita individuale quanto mai sofferto, giunge alla vetta più elevata dell’amore: nonostante la relazione con Lea sia terminata, il suo sentimento verso di lei non è mutato, anzi si è ingigantito.
Un drammatico avvenimento, infine, pone Fabio davanti a una scelta coraggiosa che affronta con lo slancio passionale del suo giovane cuore innamorato.
L’ultimo capitolo, un vero e proprio colpo di scena, commovente ma non strappalacrime, spiegherà cosa è successo, a distanza di tempo dai fatti raccontati, a tutti i protagonisti della vicenda.
Fabio, dodici anni, un quartiere metropolitano di cui conosce ogni angolo, un gruppo di amici con cui passare le giornate. Poi le lunghe vacanze in campagna, dagli zii, e l'incontro che sconvolgerà la sua esistenza e le sue piccole grandi certezze, quello con la bellissima Lea, di due anni più grande. Un amore a prima vista, totale e profondo, come totali e profondi possono essere i sentimenti vergini di chi si affaccia alla vita. Passando dagli scorci di Milano all'entroterra di Pesaro, Nascimbeni riesce con delicata maestria a delineare lo sbocciare del sentimento nell'animo di Fabio, suscitando nel lettore un'empatia totalizzante nei confronti del piccolo protagonista. La prosa, curata e fluida, risveglia nella memoria tempi, cadenze e sensazioni in perfetto sincronismo con l'evolversi del narrato, riuscendo nel miracolo di mescolare la fantasia con la realtà che ci appartiene.
CIAO, SONO LIETA DI
CONOSCERTI MEGLIO. Grazie a te.
TI PRESENTI
COME AUTORE? Mi chiamo Eugenio
Nascimbeni, sono nato a Milano il 27 giugno del 1960, ma da tempo risiedo in un
piccolo paese della provincia di Bergamo. Sono sposato e padre di tre
bellissimi ragazzi. Come autore ho esordito nel 2007 con il romanzo thriller
“Il traghettatore”, pubblicato da Leonardo Facco Editore di Treviglio. Nel giugno
del 2012 ho pubblicato per Lettere Animate Editore il romanzo giallo “L’angelo
che portava la morte”. Qualche mese più tardi è uscito, per Falzea Editore, il
romanzo thriller fantasy “La profezia di Karna e l’amuleto maledetto”.
Nel
2013, sempre con Lettere Animate Editore, è stato ripubblicato, in una versione
extended, il mio romanzo d’esordio “Il
traghettatore” e parallelamente lo spin off dello stesso, dal titolo “L’attesa
di Caronte”.
Nel 2015
è stato editato, da Lettere Animate Editore, il romanzo thriller a sfondo
psicologico “Delirio”.
Il 6
aprile del 2017, infine, è stato pubblicato, da Amarganta Editore, il mio
quinto romanzo “Non è mai troppo presto per amare”.
Tutti i
romanzi, ci tengo a precisarlo, sono stati pubblicati da editori free.
QUALE GENERE DI LIBRI AMI LEGGERE? Diciamo che ho sempre avuto una
naturale inclinazione per le storie a tinte fosche, piene di mistero e
suspense. Ricordo che da bambino divoravo i Gialli per ragazzi della Mondadori,
quelli che avevano per protagonisti i fratelli Hardy o la simpatica detective
Nancy Drew. Crescendo mi sono poi avvicinato ai grandi nomi che hanno reso
celebre la letteratura di genere poliziesco come Agatha Christie e Arthur Conan
Doyle, tanto per citarne un paio. In seguito ho scoperto autori come Edgar
Allan Poe, Lovecraft, Le Fanu, King, Chandler, Hammet, Wilkie Collins e molti
altri ancora. Come scrittore, dunque, ho sempre trovato più congeniale il
thriller nelle sue svariate forme, anche quelle di natura fantastica. Come
lettore amo lo stesso tipo di storie, ma apprezzo anche la letteratura non di
genere: il mio autore preferito in assoluto, infatti, è Jorge Amado che è stato
uno straordinario e superbo cantore del Brasile e della sua meravigliosa gente.
UN LIBRO IN PARTICOLARE CHE AMI? Se devo sceglierne uno dico Teresa Batista stanca di guerra di Jorge
Amado, il romanzo che mi ha fatto conoscere questo straordinario scrittore
brasiliano. La protagonista è
Teresa, una splendida mulatta a cui la vita non sorride e che, per necessità,
talvolta si prostituisce. Amado tratteggia un ritratto sublime di questa
splendida donna che riesce a trovare, tra tante difficoltà, l’amore per un
marinaio. Non mancano, da parte di Amado, l’io narrante del romanzo, invettive
contro la corruzione della classe politica e delle amministrazioni cittadine,
un tema che ricorre spesso, talvolta con divertita ironia, in molti dei suoi
romanzi.
QUAL È L’ULTIMO LIBRO CHE HAI LETTO? “L'italiano, o il
confessionale dei penitenti neri”, romanzo gotico scritto dall'autrice inglese
Ann Radcliffe. Mi sono piaciute moltissimo le atmosfere cupe e i personaggi, a
cominciare dal perfido monaco Schedoni. Una lettura avvincente e ben scritta
che mi sento di consigliare a tutti.
COSA PREFERISCI, EBOOK O CARTACEO? I dispositivi su cui si possono
leggere gli ebook sono senza dubbio più versatili e presentano molti lati
positivi: anch’io ne possiedo uno, naturalmente. Non essendo propriamente un
“nativo digitale”, cresciuto a pane e computer, devo dire tuttavia che preferisco
il cartaceo.
DOVE PREFERISCI LEGGERE? In genere a letto, non necessariamente
prima di addormentarmi. Poiché la lettura è un piacere, credo che occorra farlo
nelle migliori condizioni possibili di comodità. Quando facevo il pendolare,
tra il piccolo paese della bergamasca dove abito, e Milano dove lavoravo,
leggevo anche sul treno riuscendo nell’intento di estraniarmi. Sempre meglio
che ascoltare le chiacchiere altrui sui soliti banali argomenti, o no?
QUALCOSA DI PIÙ FRIVOLO E PERSONALE: La prima cosa frivola che mi
viene in mente è la mia nutrita collezione di braccialetti di cotone che porto
al polso sinistro. Avevo iniziato un po’ di anni fa per puro divertimento, poi ho
cominciato ad apprezzare questo innocuo vezzo e ho proseguito. Mia madre li
trova insopportabili, mia moglie mi fa notare che tra non molto non saprò più
dove metterli, ma io non ho intenzione di smettere. Qualcosa di meno frivolo?
Amo raccogliere segnalibri, bicchieri di vetro da collezione, campanellini di
ogni forma e dimensione. Ormai ne ho talmente tanti che incomincio ad avere
problemi di spazio.
CHE COLORE
PREFERISCI? Amo molto il grigio e il nero per i capi d’abbigliamento, ma
qualsiasi colore dai toni accesi, soprattutto quelli che ci offre la natura, è
in grado di emozionarmi.
HAI UN PERSONAGGIO STORICO O DEL CINEMA O SCRITTORE AL QUALE TI ISPIRI
O CUI VORRESTI ASSOMIGLIARE? PERCHÉ? Amo moltissimo i personaggi legati al
mondo della musica, dello sport, del cinema, dello spettacolo più in generale,
soprattutto quelli che hanno lasciato un segno importante della loro arte e che
se ne sono andati, purtroppo, prematuramente. A loro ho dedicato, qualche tempo
fa, la raccolta di poesie Spiriti Immortali, brevi ritratti di grandi miti
fotografati nel loro momento di massimo splendore e in quello drammatico della
loro dipartita, utilizzando un linguaggio che qualcuno ha definito tra il rap e
il rock’n roll. Non ho tuttavia un vero modello a cui ispirarmi perché credo
che ciascuno di noi possieda già una propria personalità. Cerchiamo di essere
noi stessi: non c’è davvero bisogno di imitare qualcuno.
COSA FAI NELLA VITA? Attualmente sono un felice (baby) pensionato.
In precedenza ho lavorato per la RCS S.p.A. in qualità di supervisore dei
crediti. Una ristrutturazione aziendale mi ha poi permesso di fruire di un
prepensionamento, così da tre anni a questa parte posso dedicarmi a coltivare
con più assiduità i miei passatempi preferiti, quando le incombenze di casa e della mia famiglia me lo permettono.
DA COSA NASCE QUESTA TUA PASSIONE? Ho sempre avuto la passione per
la lettura. Da qui alla scrittura il passo è stato breve. La cosa più
entusiasmante è lasciarsi guidare dall’ispirazione che quando arriva, almeno
per quel che mi riguarda, mi regala delle autentiche folgorazioni in grado di
farmi “vedere” la storia per un nuovo romanzo in tutta la sua interezza. Se
l’ispirazione non arriva, molto semplicemente non prendo carta e penna. Non
potrei mai scrivere “per dovere”, peggio che mai per dimostrare qualcosa a
qualcuno. Finirei per confezionare una storia ben scritta, questo sì, ma piatta,
scontata, senza contenuti, e non è questo ciò che intendo per essere scrittore.
Nei miei romanzi, anche quelli di genere, c’è sempre un messaggio che intendo
far giungere a chi legge: l’attaccamento alla vita ne “Il traghettatore”, il
tema dell’eutanasia ne “L’angelo che portava la morte”, il senso di
appartenenza a un territorio e l’importanza di una comunità ne “La profezia di
Karna e l’amuleto maledetto”, gli inganni della mente in “Delirio”, il
sentimento che è in grado di sopravvivere alla fine dell’amore e a noi stessi
nell’ultimissimo “Non è mai troppo presto per amare”.
QUALI I TUOI
SOGNI PER IL FUTURO? Tra quelli più a portata di mano ci sono due viaggi:
uno nel New Jersey sulle tracce dei luoghi storici di Bruce Springsteen, il mio
vero e proprio oggetto di culto in campo musicale, l’altro nel Brasile, una
terra che amo particolarmente per la sua grande cultura.
Un sogno più difficile da realizzare è vedere
l’adattamento cinematografico di una delle storie che ho narrato nei miei
romanzi.
PARLACI DEL TUO
LAVORO/I :
GENERE: narrativa
(romanzo di formazione a carattere sentimentale)
TITOLO: Non è mai troppo presto per amare
FORMATO: ebook e
cartaceo
PREZZO: digitale
euro 1,99, cartaceo Euro 12,00
TRAMA:
Milano, un’estate di fine anni sessanta. Fabio, dodicenne portiere della
squadra di calcio amatoriale dei “Diavoli Gialli”, parte con sua madre per una
località dell’entroterra pesarese per concedersi un primo scampolo di vacanze,
ospite di suo cugino Celso e degli zii.
Nel corso del viaggio fa qualche riflessione sul
tema dell’amore, un sentimento che lui conosce appena attraverso le canzoni
melodiche di quegli anni e grazie alla fugace lettura dei fotoromanzi della
Lancio, diffusissimi a quei tempi, di cui sua madre è un’accanita lettrice.
L’incontro sul treno con un soldato di leva, triste
e addolorato dopo avere salutato la sua ragazza, gli fa comprendere che l’amore
è una medaglia a due facce: da un lato la gioia, dall’altra la sofferenza.
Arrivato a destinazione fa conoscenza con Lea, una
bellissima ragazzina di due anni più grande e della quale s’innamora al primo
sguardo. Con la timidezza e l’inesperienza dell’età incomincia un piccolo
corteggiamento sino a quando lei non gli regala il suo primo bacio d’amore.
La storia tra di loro s’irrobustisce e tutto sembra
filare per il verso giusto, ma un evento inatteso finisce per lacerare in modo
irreparabile il loro rapporto.
Fabio allora, attraverso un percorso di crescita
individuale quanto mai sofferto, giunge alla vetta più elevata dell’amore:
nonostante la relazione con Lea sia terminata, il suo sentimento verso di lei
non è mutato, anzi si è ingigantito.
Un drammatico avvenimento, infine, pone Fabio
davanti a una scelta coraggiosa che affronta con lo slancio passionale del suo
giovane cuore innamorato.
L’ultimo capitolo, un vero e proprio colpo di
scena, commovente ma non strappalacrime, spiegherà cosa è successo, a distanza
di tempo dai fatti raccontati, a tutti i protagonisti della vicenda.
È
un romanzo dal finale per nulla piatto o scontato, che innalza il sentimento a
dimensione spirituale in grado di sopravvivere a noi stessi.
COME È NATA QUESTA STORIA? Come mi capita di consueto, in maniera
del tutto spontanea. Stavo ascoltando “Maggie May”, un celebre brano di Rod
Stewart che parla del rapporto tormentato tra il protagonista e una ragazza di
qualche anno più grande, quando all’improvviso ho avuto un’autentica
folgorazione riuscendo a immaginare una storia dall’inizio alla fine. A tal
proposito desidero raccontare due aspetti curiosi. Credo di avere ascoltato
questa struggente ballata d’amore almeno un centinaio di volte in vita mia e
mai, prima di quel giorno, mi era venuta in testa l’idea per un romanzo che
fosse ispirato da questo pezzo. Forse in quel momento ero soltanto più “romanticamente
ispirato” di altre volte, diciamo così, ragion per cui mi sono messo a tavolino
e ho strutturato l’idea di partenza. L’altra cosa divertente, almeno per certi
versi, è stata quella di accorgermi che tra le mani avevo un romanzo di genere
completamente diverso rispetto alle storie a tinte fosche narrate in
precedenza. Ho accettato la sfida della mia mente con molto entusiasmo e mi
sono subito messo al lavoro.
IN QUANTO TEMPO È PASSATA DALLA TUA MENTE AI LETTORI? All’incirca
due anni, revisioni comprese.
GRAZIE
PER AVERCI DONATO UN PEZZETTO DI TE ;-) Grazie a voi per l’ospitalità.