Buonasera sognatori!
vi segnalo questa nuova uscita di Giovanna Evangelista. La cover promette di portarci in un altro mondo... la sinossi ci fa capire che sarà forse un viaggio tormentato... a me è venuta voglia di leggere questo romanzo e a voi?
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Estratto:
23 dicembre 2015 ore 19:45
Nel silenzio della sera non c’erano rumori. Si sentiva solo il ticchettio dell’orologio, appeso al muro della cucina. Che ore erano? Non lo sapevo, non sapevo più nulla. Non avevo nemmeno il coraggio di alzare gli occhi e controllare. E a cosa mi avrebbe giovato saperlo, tra l’altro? Un’auto sfrecciò giù in strada squarciando per pochi attimi la calma, poi tutto tornò muto. Tutto tacque. Il mio respiro affannoso era potente come un uragano. Rimbalzava sulle pareti riempiendo la stanza e mi ritornava alle orecchie come l’ansimare strozzato di un animale feroce che attendesse famelico un mio passo falso. Smisi di urlare e strapparmi i capelli e iniziai a piangere in silenzio, senza riuscire a trattenere le lacrime in alcun modo. Sentii che presto sarebbe tornata la nausea. "Non ci posso credere. Non ci posso credere." Poi, all’improvviso, la percepii. Era alle mie spalle. "Non è lì. Non c’è nulla, lì. Non ti sta guardando." "Ti sta guardando!" Un brivido mi scosse violentemente. Un altro. Forse era il milionesimo dal giorno prima: ormai avevo smesso di contarli. Non lo sapevo. Non sapevo più niente. Tutti i miei sforzi erano concentrati nell’ignorarla, dovevo ignorarla, ci provavo con tutto me stesso, ma non c’era verso di far finta che non fosse lì. "C’è. C’è senza alcun’ombra di dubbio." I suoi occhi mi penetrarono la schiena come i denti di un rastrello e tirarono verso il basso, trascinando con sé le mie viscere. Ecco spiegato il peso che mi opprimeva dall’interno, il dolore che mi impediva di respirare, come se i miei polmoni fossero schiacciati tra il resto degli organi collassati. Eppure, nonostante tutto, restai vigile e perfettamente sveglio. Sì, ora di questo ero certo: ero sveglio. Questo non è un incubo. Ogni mio tentativo di ripetermi che non ci fosse nulla da temere fu vano: non riuscivo a convincere neanche me stesso. Che ci fosse qualcosa che non andava l’avevo capito dal primo momento in cui avevo messo piede in quella casa... perché l’avevo sempre negato? Dannata la mia testardaggine! "Non ti sta guardando." "E invece lo sta facendo, Daniele. Lo sta facendo, senza alcun dubbio!" I suoi occhi di vetro sembravano attraversarmi da parte a par-te, come se volessero scrutare la mia anima. Li sentivo sulla schiena mentre mi sfioravano, pizzicando come un branco di formiche. "Non può farti niente di male." "E farmi impazzire non è forse qualcosa di male? Farmi perdere la testa, il senno, non è male? Non lo è?" Non potevo aspettare. Non ci riuscivo più. Mi feci forza, respirando profondamente come per aspirare l’ultimo fiato della mia vita. "Devo farlo." L’inquietudine, pian piano, lasciò spazio a una nuova consapevolezza. E alla rabbia. Potevo farla finita con quella storia una volta per tutte, potevo chiuderla per sempre, e non volevo aspettare nemmeno un minuto di più. "Devo affrontarla adesso..." (...adesso che so cosa fare).
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