Eccomi qui a regalarvi due piccoli estratti dal secondo Phoenix , Leila e Clay avranno molte nuove problematiche da affrontare in questa nuova avventura
PROBLEMI FAMILIARI
Leila era soddisfatta e serena, come non si sentiva da
secoli: il turno era stato leggero, senza urgenze, e si era potuta dedicare
quasi tutto il tempo a Clay. Un sorrisetto compiaciuto si appiccicò subito alle
sue labbra, al ricordo del loro punzecchiarsi e degli sguardi eloquenti. Non
avrebbe portato da nessuna parte, lo sapeva, ma era piacevole e aveva deciso di
non porsi troppe domande per il futuro.
Ora aveva in mente di fare un lungo bagno schiumoso e portare
Chris al parco, poi magari cinema e pizza.
Infilò le chiavi nella toppa, sperando che Sharla avesse
sistemato il casino della sera prima. Non aveva la minima voglia di sprecare il
pomeriggio libero a ripulire cocci o tracce di vomito.
«Sono a casa!», annunciò.
La scena che le si presentò davanti la bloccò disarmata. Chi
diavolo era quella? Sharla la guardò con aria colpevole, Leila corrugò la
fronte: cos’altro aveva combinato stavolta?
«Ehm, Leila, questa è Katrin Wolf, l’assistente sociale».
..E GELOSIE
«Un bel pensiero rubacuori», scherzò sdrammatizzando. Clay
poggiò entrambe le mani sulle spalle di Leila, fissandola, ipnotizzato da
quello sguardo che era divenuto onnipresente nei suoi pensieri, nel bene e nel
male.
«Buongiorno!», una voce squillante e decisa l’interruppe, i
due sobbalzarono, sentendosi colpevoli di esser stati scoperti durante qualcosa
che non era neanche accaduto.
Clay spostò di malumore lo sguardo sul proprietario della
voce inopportuna. Istantanea nausea e antipatia. Un uomo belloccio, abiti
curati e pettinatura fissata all’indietro col gel. Classico tipo pieno di sé,
classico rubacuori. Poteva quasi sembrare un maldestro tentativo d’imitazione
della sua persona. Lo squadrò dalla testa ai piedi: no, scarpe dozzinali e
vistose, come pure l’abito non di sartoria, anche il dopo barba era troppo
forte. Era un damerino da quattro soldi, concluse.
Leila allungò la mano per salutare: «Buongiorno, piacere,
sono…»
«Leila Lane», finì lui.
«Sì, giusto»
«Io sono il detective Richard Garrett, sembra che noi tre dovremo collaborare per le prossime settimane».
Clay sentì una morsa stringergli lo stomaco, non poteva
crederci, Peter gli giocava davvero un brutto tiro: lì sotto terra in compagnia
di uno spocchioso damerino, dell’FBI per giunta.
«Tu devi essere Clay Hobbs».
Gli porse la mano, Clay fu tentato di rifiutarla, poi decise
che era meglio rimanere buoni per il momento.
«Esatto», confermò
ricambiando la stretta.
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