sabato 11 aprile 2015

passaggi da PHOENIX

Stamattina mi sono svegliata pensando che da un po' non posto qualche stralcio, ecco qui degli assaggini di phoenix:






stralci:
Lunedì 31 Ottobre ore 7:00

La sveglia suonava ormai da molto, Leila la sentiva con la parte attiva della sua mente, ma un’altra parte di sé continuava a dormire e sognare avventure entusiasmanti, lunghi baci appassionati, un paio di occhi di un intenso verde. Scattò seduta all’improvviso, era successo davvero? Era stato tutto un sogno? Aveva davvero conosciuto un uomo misterioso, bellissimo, affascinante e… Spia? Si stropicciò gli occhi sorridendo, un sordo dolore alla nuca le ricordò che era tutto vero, beh quasi tutto: niente baci, avventure misteriose, solo tanta paura e una bella botta in testa.
Si guardò intorno, non aveva sentito suo figlio alzarsi, aveva davvero dormito profondamente, la bocca era impastata e sentiva un saporaccio, i postumi della sua avventura.
Scese dal letto e sentì gridare al piano di sotto:
«Ti ho detto di ridarmelo subito, imbecille!»
«No, no e no!»
«Mmmm, oh no!» mormorò Leila stropicciandosi gli occhi: “Vita reale! Problemi reali” pensò, erano i ragazzi che litigavano come al solito.

………………
Buio, Clay fu svegliato dal rumore della sua stessa tosse, non sapeva se fosse giorno o notte, non che avesse molta importanza, viste le circostanze, gli doleva tutto, ma era vivo, almeno per ora. Si tastò le ferite per capire quanto sangue stava perdendo e fu sorpreso di sentire che il suo corpo aveva delle fasciature, era stato medicato, non avevano intenzione di lasciarlo morire, per ora.
La testa gli doleva e pulsava, non riusciva a pensare lucidamente. Aveva perso Vinogradov, di nuovo, questo era certo, se ne fosse uscito vivo aveva anche tutto questo da mettere in conto al russo, oltre alla vecchia cicatrice sul braccio. Wallace era morto e quasi certamente anche Nalvano, quella missione si era trasformata in un vero incubo.
…………………..

Il traffico era pazzesco quella mattina, Leila era impaziente, stava per arrivare in ritardo per la terza volta quella settimana, si sarebbe messa nei guai con la caporeparto. Quella strega della signorina Margaret Terry, un donnone di novanta chili per un metro e ottanta, che metteva paura solo a guardarla. Leila rabbrividì ricordando come la sua voce la colpiva sempre alle spalle come una martellata: «Signorina LANE!». Sussultò al solo pensiero, poi scosse la testa facendo una smorfia, consapevole che l’avrebbe accolta in quel modo tra qualche minuto.
Cercò parcheggio nell’interrato, ma naturalmente non lo trovò: pioveva e lei non aveva un posto riservato, si sarebbe bagnata, visto che aveva anche dimenticato a casa l’ombrello.
Sospirò, parcheggiò nel primo posto libero, lontanissimo, ovviamente, scese dall’auto e mise il piede in una pozza: «Meraviglioso!» esclamò. Camminò veloce tenendosi stretto il cappotto sul collo, la pioggia gelata le sferzava il viso.
Corse agli spogliatoi, aprì il proprio armadietto e urlò scattando all’indietro e cadendo sulla panca alle sue spalle.
……………………
Leila era stata zitta fino a quel momento, ma la stanchezza, il freddo e soprattutto la paura, avevano portato la sua pazienza all’esasperazione: era di umore nero e aveva bisogno di prendersela con qualcuno, di sfogarsi:
«Grazie tante signor agente segreto dei miei stivali!» esordì all’improvviso, Clay si girò di scatto a guardare nella sua direzione senza fermarsi, gli occhi sbarrati in una muta domanda.
«Avevi organizzato tutto alla perfezione eh? Mi hai dato anche quella stramaledetta botta in testa, che ancora fa male, tra l’altro, e tutto per niente: mi hanno collegata a te ugualmente, mi hanno rapita! Bella spia sei, devi essere un agente di bassissimo livello, una vera schiappa.»

«Una vera schiappa?» chiese divertito.

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