domenica 14 dicembre 2014

Jonas. secondo capitolo


Secondo risveglio

Ancora un risveglio, niente dolore stavolta, solo il tepore delle coperte e un amaro in bocca da far venir voglia di sputare. Imprecò mentalmente, ancor prima di aprire gli occhi: quell’odore di disinfettante e il ticchettio dei macchinari del moribondo accanto a sé, gli dissero senz’ombra di dubbio dov’era.
Cercò di issarsi facendo forza sulle mani, ma crollò sul materasso sentendosi un perfetto idiota.
“Infermiera!!” gracchiò, mentre un senso di panico l’attanagliava.
“Il bottoncino sull’anello amico e… smetti di urlare” sussurrò l’uomo accanto a lui.
Guardò l’anello di gomma soffice, poi gettò uno sguardo storto all’uomo. Era un nero di mezza età, occhi gonfi, stretti in piccole fessure, macchie candide sui zigomi ossuti. Non aveva un bell’aspetto, sperò non fosse contagioso. Per un attimo l’immagine di un altro uomo di colore, col capo fracassato poggiato sul suo petto, lo colpì facendolo trasalire.
“Chiudi quella fogna” ribatté scacciando il pensiero. Cliccò sull’anello, ma ugualmente strillò: “Infermiera!”
Un droide arrivò all’istante
Ha bisogno di qualcosa? Come si sente? Tra poco il medico sarà da lei per un ulteriore controllo”
“Fottiti macchina, chiamami un’ infermiera vera prima che ti strappi dal cervello quei quattro circuiti marci!”
Il droide s’immobilizzò, Jonas vide ancora schiarire in modo disgustoso i suoi occhi, poi tornò lucido:
Infermiera Marconi disponibile nel piano, appena contattata, arriverà subito
“Che aspetti, vattene” lo congedò accompagnando la voce con un gesto eloquente della mano.
Poco dopo un donnone in gonnella, palesemente innervosita per la chiamata non prevista, si affacciò alla stanza:
“Cosa abbiamo qui, un signorino che fa i capricci? Cos’è che non poteva chiedere all’unità a disposizione?”
“Devo pisciare” borbottò lui, pensando che quasi quasi sarebbe stato meglio che fosse rimasto quel coso parlante invece che la megera.
“Oh e il suo uccello era troppo prezioso per essere maneggiato da un droide?” disse la donna ironica, mentre pigiando su un pannello nel muro tirò fuori un pappagallo in plastica.
“Avanti, vediamo cosa c’è qui sotto che non abbia visto milioni e milioni di volte” sorrise, e Jonas quasi preferì il broncio di poco prima a quel ghigno da orchessa.
“Faccio da solo, grazie” rispose, trovando finalmente la forza di tirarsi un po’ su.
“Oh, improvvisamente è diventato timido? Vado a fare il mio lavoro e chieda tutto al drone la prossima volta!” uscì borbottando qualcosa, mentre Jonas tentava di convincere la sua vescica ad urinare, mentre il cervello continuava a dare l’ordine di trattenere, che si stava pisciando sotto.
“Detective Jonas” La dottoressa Savini entrò accompagnata dallo stesso drone che aveva cacciato. Scosse il capo pensando a chi fosse venuta la malsana idea di dargli un aspetto così umano.
“La vedo già molto meglio” disse avvicinandosi, con un sorriso genuino.
Si sentì stranamente imbarazzato mentre porgeva il contenitore al droide contenente la sua urina. La dottoressa palpò ai lati del collo, dietro le orecchie. Il tocco delle sue mani risvegliò sopiti desideri, poi si ricordò della sua condizione, del fatto che era menomato ed inutile. Tornò cupo a chiudere gli occhi, mentre la donna lo visitava scrupolosamente.
“Bene, molto bene, George, prego, aggiorniamo la cartella”
Il droide fece un lieve movimento delle dita, come a schioccarle, e davanti a lui si proiettò l’ologramma con analisi e radiografie”
Paziente numero 5977, 37 anni, incidente sul lavoro
Jonas riaprì gli occhi facendosi attento.
Bomba termica. Asportazione della gamba destra nella deflagrazione, gamba sinistra amputata a seguito di necrosi, guarigione completa, pronto per le protesi provvisorie pre-impianto
Strinse il lenzuolo tra le mani, che fossero andati a farsi fottere loro e le gambe di metallo.
Paziente risvegliato dal coma dopo giorni 69
“Sessantanove!!!” gridò senza che ne fosse pienamente consapevole
La bomba ha mandato in tilt il brain chip di raccolta dati, provocando un sanguinamento nell’encefalo. Programmati test,  per la valutazione di eventuali danni, alle ore 10:30, esattamente tra 5 minuti
“Bene George”
“Bene un cazzo, non voglio protesi, non voglio test, ora mi portate a casa, firmerò qualsiasi scartoffia, non voglio cure”
“Mi dispiace detective, ma lei è qui sotto custodia, a causa… ecco, dell’incidente, non può allontanarsi finché non avremo comunicazione dalle autorità”
“Custodia? Che c…” si strappò le lenzuola di dosso, deciso ad andarsene, un attimo dopo una squadra di droni-poliziotto irruppe nella stanza. Afferrarono Jonas per le spalle e quel che rimaneva delle gambe. Il detective ne stese uno, riuscendo a liberare il braccio destro, ma subito altri tre arrivarono a sostituirlo. Quando lo ebbero immobilizzato come un salame notò l’uomo, un poliziotto dai capelli grigi e un sorrisetto ironico che spuntava sotto i baffi fuorimoda.
“Ben svegliato Nathan”
Un dolore lancinante al capo e un flash di quella stessa faccia sconosciuta, che rideva, urlava o gli dava ordini. 
Cosa vuole l'uomo con i baffi?
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