lunedì 19 gennaio 2015

A proposito di Phoenix… Un romanzo sotto la lente d’ingrandimento.

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Questa la prima puntata, per scoprire di più sul mi romanzo, vi aspetto con commenti o critiche!!!!!

A proposito di Phoenix… Un romanzo sotto la lente d’ingrandimento.

Eccomi qui a raccontarvi del mio libro, non è mai facile spiegare quel che si prova a parlare dei personaggi che sono usciti in forma grezza dalla propria mente, si sono visti plasmare e crescere di giorno in giorno, man mano che le idee assumevano la forma scritta.
Oggi, in questo spazio concessomi, vorrei cercare di parlarvi un po’ più approfonditamente del mio lavoro.
Phoenix è nato in una condizione particolare, durante i mesi di una gravidanza costretta a letto. “E hai scritto un thriller?” Direte voi. Beh, sì, è un po’ atipico se raffrontato al periodo della gravidanza, chiamato ‘dolce attesa’, in cui si dovrebbe pensare a cose delicate, tranquille e dolci, ma che devo dirvi? è nato per caso e da subito è vissuto di vita propria. Spesso mi sentivo addirittura spettatrice più che creatrice, quando mi svegliavo nel cuore della notte con un’idea, quando nel bel mezzo di qualsiasi cosa correvo al mio taccuino a riportare stralci di dialoghi, che vedevo proiettati nella mia mente come in un film.
L’ambientazione è quella della guerra fredda, negli anni ottanta. Intrighi internazionali, complotti, armi sperimentali, sono le minacce cui i personaggi si trovano a combattere in questa avventura. I luoghi sono molteplici: si parte da Washington, sede centrale della CIA, per passare al gelo dei monti Appalachi, per poi volare in Svizzera, sulle tracce di un agente del Kgb e infine nella Germania est del regime, dritti nella prigione della Stasi. Tra torture psicologiche e fisiche, in un continuo muoversi delle scene, sempre alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Ma senza tralasciare l’interazione tra i personaggi, vero nodo centrale della storia.
I dialoghi sono la cosa che mi ha divertito di più. I battibecchi e le liti tra i protagonisti, le incomprensioni, i pensieri intrecciati di come ognuno di loro vede la stessa realtà, è un qualcosa su cui ho lavorato molto, ma mi ha dato la maggiore soddisfazione in termini di riuscita.
Il periodo storico e l’ambientazione geografica mi hanno fatto invece veramente penare. Ho studiato e studiato, letto tutto quel che mi capitava a tiro, che fosse correlato: Per la parte geografica ho consultato mappe satellitari, guide turistiche e scocciato chiunque avesse visitato quei posti (soprattutto per la parte negli Stati Uniti). Per la prigione della Stasi ho letto ogni documento, ho studiato la piantina e letto ogni testimonianza di chi vi è stato imprigionato. Il risultato è abbastanza veritiero seppur intriso di elementi amplificati o creati da me, adatti ad una storia di fantasia. Ho infatti deciso di lasciare tutte le informazioni da sfondo. È un romanzo d’intrattenimento, non volevo rischiare di annoiare il lettore. L’azione e la storia in sé devono far da padroni, questo è stato il mio motto.

Ma veniamo a loro, i protagonisti, Clay Nathan Hobbs e Leila Lane. La loro personalità è al centro della storia, assieme all’azione, che senza sosta accompagna tutta la vicenda, che si svolge in un arco di tempo relativamente breve, un mese circa in tutto. Clay, nome in codice Blue shadow (e anche qui il doppio nome nasconde un significato che verrà svelato nel romanzo), è un agente del ramo segreto della CIA, affascinante ed enigmatico, non mostra agli altri la minima presenza di emozioni. Ma nasconde un passato doloroso, che lo tormenta nei sogni e viene fuori prepotentemente attraverso ossessioni e tic che lo caratterizzano. Come quello di mettere tutto in ordine, catalogato secondo un preciso criterio, che siano le matite in una scrivania o i bagnoschiuma nella mensola della doccia. È un uomo che vive per il suo lavoro, che usa le donne come divertimento, pur avendo una relazione fissa da nove anni, che non ha paura di mettere a rischio la propria vita, forse perché non ci tiene poi così tanto. È un uomo che inizialmente può suscitare antipatia, in cui non è semplice identificarsi, ma che piano, piano mostrerà sfaccettature impreviste del suo essere. Questo soprattutto grazie all’incontro- scontro con Leila, infermiera, mamma single, nonché informatrice per la Cia. Leila è una donna allegra, un po’ pasticciona, ma forte e con l’animo buono e altruista. Cresce suo figlio da sola e anche i due di sua sorella, che dopo l’ennesimo divorzio si è trasferita da lei, senza la minima capacità di contribuire alla buona riuscita dell’andamento familiare.
Leila è una donna caparbia, che se la prende facilmente, ma facilmente perdona. Ha un sogno improbabile: quello di diventare un agente, ha fatto domanda per il corso di addestramento, ma è stata rifiutata, così per ora si accontenta di fare l’informatrice. Si trova ad aiutare Clay per caso, ma subito coglie al volo l’occasione per vivere quell’avventura e lo segue in Europa, anche se non voluta.
Clay considera Leila un peso, è attratto dalla sua bellezza ma odia la sua ‘normalità’, inoltre considera il fatto che abbia un figlio un valico insuperabile persino per una flirt di breve durata. Leila invece pensa che Clay sia davvero pazzo e ne ha spesso paura, anche se a mano a mano imparerà a conoscerlo davvero, creando crepe sempre più profonde nel guscio che lui si è costruito.
A complicare le cose, l’arrivo di Rebecca, eterna compagna di Clay, agente anche lei, bellissima e sfacciata, accetta il rapporto libero con Hobbs, ma scoprirà presto cosa significa essere gelosi.
Credo di avervi detto a grandi linee come è stata costruita la mia storia, aspetto vostre domande. Cercherò di rispondere ad ogni vostra curiosità.

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